Matteo Renzi: "Roma città piena di lobbisti, io non appartengo a quel sistema"
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In principio erano i gufi. Poi i "rosiconi", i "professoroni". Quindi, in blocco, "analisti, editorialisti, accademici". Alla lista dei propri nemici interni il premier Matteo Renzi,nella sua intervista al Financial Times, ha aggiunto una nuova categoria: i lobbisti. "Roma - ha spiegato al quotidiano londinese - è una città piena di lobbisti. L'Italia è abituata a un capitalismo di relazione. Io non faccio parte di quel sistema che ha distrutto il Paese". Una presa di distanza che il segretario Pd rafforza poco dopo: "Sono solo, con il 40% di italiani che hanno votato per me, con gli 11 milioni di italiani che hanno votato per il mio partito. Solo con questi e con la mia squadra che questo Paese cambierà".
Toni da primo ministro in trincea, quelli di Renzi. L'ultimo affondo era arrivato ieri nel suo colloquio con La Stampa, con cui il presidente del Consiglio si era scagliato contro quella “solita compagnia di giro che firma appelli su appelli, qualunque appello, senza nemmeno leggerlo”. Contro la classe dirigente italiana che “per vent'anni hanno nascosto le loro responsabilità e le loro manchevolezze dietro quelle, ancor più gravi, della politica: ma ora la musica è cambiata, e sono prontissimo ad aprire un nuovo fronte polemico".
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