mercoledì 13 agosto 2014

Mentre questi assassini dell'ISIS massacrano bambini e donne e uomini inermi solo gli americani intervengono. Una vera vergogna.

Iraq, pronte le truppe americane contro Isis

13/08/2014 - di 

Dispiegato un contingente da 130 uomini: "Ma non è un'operazione di terra"

Iraq, pronte le truppe americane contro IsisIraq, arrivano i primi 130 soldati americani dispiegati contro Isis, le forze paramilitari del Califfato Islamico di Siria e Iraq del Levante. Sono 130 uomini in armi inviati dagli Stati Uniti d’America con il ruolo di “consulenti militari”, una mossa davvero rischiosa per il presidente americano Barack Obama che ha vinto le elezioni nel 2008 promettendo al popolo del suo paese che gli Usa sarebbero usciti dal pantano iracheno.
IRAQ, ARRIVANO LE TRUPPE - E’ per questo che il segretario alla Difesa americano Chuck Hagel è molto netto nel dire che non si tratta di una vera e propria operazione militare: si tratterebbe di un’operazione umanitaria, effettuata da specialisti, per portare aiuto logistico alle milizie curde nell’ottica di risolvere la crisi del Sinjar. “Questa non è una missione di combattimento scarponi-a-terra” ha detto Hagel; “il Presidente ha ripetuto solo lunedì scorso che non manderà truppe di terra americane in Iraq”, scrive il New York Times: “Ma mentre la crisi yazida si deteriora, le autorità americane affermano di starsi convincendo del fatto che un corridoio umanitario sarà presto necessario, con truppe a terra per assicurare un passaggio sicuro per gli sfollati”.
SERVE UN CORRIDOIO UMANITARIO - Un elicottero americano ieri èprecipitato sull’altopiano del Sinjar; erano troppi gli Yazidi, la popolazione rifugiata irachena da giorni intrappolata nella formazione montuosa, che tentavano di salire, e i rotori non hanno retto. La situazione umanitaria nella zona a pochi chilometri al confine con la Siria deve essere risolta quanto prima: “Possiamo continuare a paracadutare rifornimenti, ma non basta quando ci sono persone intrappolate senza alberi o senza ombra di nessun genere. Qualcuno dovrà entrare in azione, siano i curdi o gli iracheni o truppe internazionali”, dice un ufficiale americano, anonimo. Nel frattempo a Baghdad la situazione politica sembra avviarsi verso lo sblocco: il premier uscente Nouri Al-Maliki si è fatto da parte, risolvendo, almeno per il momento, l’empasse in cui aveva fatto precipitare il paese.
AL-MALIKI SI FA DA PARTE - “Al Maliki”, scrive Al Jazeera, ha detto “agli ufficiali dell’esercito che non devono intervenire nella crisi politica. Le forze armate e i servizi di sicurezza devono limitarsi a difendere il paese”, avrebbe detto Al Maliki, in sostanza smobilitando le truppe a lui fedeli che avevano circondato la Green Zone di Baghdad. Ieri il presidente Fouad Massoum ha incaricato il rivale di Maliki, Haider Al-Abadi, di formare il nuovo governo; rimane pendente la causa dinnanzi alla Corte Suprema che Al-Maliki ha intentato per violazione dell Costituzione. “Il problema con la Costituzione è che è molto flessibile e molte persone hanno interpretazioni divergenti”, afferma il media panarabo. Il premier incaricato ha già ricevuto comunque il pieno sostegno della comunità internazionale.

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