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BRUXELLES - I ministri degli Esteri dell'Ue riuniti a Bruxelles concordano nella necessità armare i curdi assediati dagli jihadisti in Iraq. La risposta alle richieste dei curdi "saranno fatte in accordo alle capacità e leggi nazionali degli Stati membri e col consenso delle autorità nazionali irachene", si legge nelle conclusioni del Consiglio dei ministri degli esteri dei Ventotto a Bruxelles. L'Ue valuterà inoltre come prevenire che lo Stato islamico (Isis) tragga beneficio dalla vendita di petrolio e condanna i sostenitori finanziari dell'Isis, che contravvengono alle risoluzioni dell'Onu.

Al suo arrivo a Bruxelles il ministro Federica Mogherini aveva sottolineato la necessità che l'Ue prendesse una posizione unitaria. Cosa che poi di fatto è avvenuta. I capi delle diplomazie d'Europa, sotto impulso della Francia, si sono riuniti in un vertice straordinario che ha riguardato anche le emergenze in Libia, Ucraina e Gaza, per tentare di sbloccare la massiccia fornitura di equipaggiamenti ai peshmerga impegnati a respingere l'avanzata dei miliziani dell'Is in Iraq.

La decisione di fornire armi ai curdi, in realtà, spetta a ciascuno Stato membro della Ue. E anche la Mogherini su questo è stata chiara: "E' giusto un coinvolgimento diretto in questo tipo di valutazione del Parlamento", per cui, "attendiamo inanzitutto di capire se le commissioni parlamentari (Esteri e Difesa di Camera e Senato) riterranno di essere coinvolte", e quindi se vorrano, "convocarci (Mogherini e la collega della Difesa, Roberta Pinotti) su questo punto ed eventualmente procedere ad una decisione".

Il titolare della Farnesina, al termine del vertice dei 28 ministri degli Esteri dell'Ue da lei chiesto per prima sulle crisi in corso, ha chiarito che "al momento stiamo acquisendo l'esatta richiesta (dell'eventuale fornitura di armi, ndr.) da parte della regione autonoma del Kurdistan" iracheno. Mogherini ha però sottolineato che nel caso di un parere favorevole tutta l'operazione dovrà avvenire, "in raccordo stretto con le autorità del governo iracheno a Baghdad".

L'obiettivo del vertice era di arrivare a una pronuncia unitaria del Consiglio europeo, che rappresenta i 28 Stati membri, allo scopo di rimarcare la volontà comune di ribaltare l'attuale rapporto di forze dello scenario iracheno, perché come gli Stati Uniti anche gli europei non hanno nessuna intenzione di intraprendere una campagna militare sul campo contro i jihadisti.

Come si diceva, è stata la Francia a premere per un avallo Ue. Il ministro degli Esteri Laurent Fabius ha annunciato la disponibilità di Parigi a consegnare "armi sofisticate" ai curdi, giudicati i soli in grado di sostenere il confronto con i miliziani dello Stato Islamico.

Inizialmente le posizioni degli paesi dell'Unione non erano concordi. Se Italia, Germania, Gran Bretagna e Repubblica Ceca erano a favore dell'appoggio militare ai curdi, Belgio e Svezia invece erano disposti soltanto a fornire aiuti umanitari.

Tutti i ministri intervenuti a Bruxelles hanno alla fine concordato sul fatto che la situazione ai problemi dell'Iraq deve esser politica. L'Alto rappresentante della politica estera dell'Ue, Catherine Ashton, ha auspicato una "maggiore stabilità politica" nel Paese ora che al Maliki si è fatto da parte.

L'apertura dei sunniti. E intanto è arrivata anche un'apertura di credito al nuovo governo di unità nazionale di al-Abadi da parte dei capi delle 25 tribù sunnite della turbolenta provincia di Anbar. Tribù che erano state conquistate alla causa contro al Qaeda (precursore di Is) nel 2006 dal generale Usa David Petraeus ma che, dal ritiro delle truppe americane nel 2011, si sono sempre rifiutate di collaborare con il premier uscente, lo sciita Nouri al Maliki, che ha alimentato le divisioni interconfessionali, mettendo i sunniti ai margini.

Le tribù hanno manifestato, dunque, la loro disponibilità ad appoggiare la nuova amministrazione a patto, però, che vengano sospesi i bombardamenti nel Nord del Paese. "Tutte le tribù vogliono comabttere Is che ha sparso il nostro sangue", ha dichiarato lo sceicco Abduljabbar Abu Risha, uno dei leader sunniti di Anbar dove stamane alle 6 (le 5 in Italia) è iniziata la sollevazione contro gli jihadisti sunniti, che ha portato all'uccisione di 12 miliziani, ha riferito il generale Ahmed Saddak, capo della polizia della provincia.