Il paese dei capricci (degli altri): da Belpaese a parco giochi dei ricconi
Il magnate russo va a Capri e "chiude" la spiaggia. Il principe arabo si "prende" la piazzetta di Portofino. Così l'Italia, da Paese della dolce vita, è diventato il palcoscenico per le bizze dei nuovi paperoni
Carmine Ranieri Guarino 15 Agosto 2014
ROMA - Un "Monopoly", di dimensioni un po' più grandi: due banconote, una bandierina e la città, l'isola, diventano di qualcuno. Con buona pace del tanto sbandierato servizio pubblico o del tanto cercato "turismo" per tutti. Perché in Italia funziona così. Perché "pecunia non olet" mai e perché tra crisi e maltempo agli abitanti del "fu Belpaese" non resta che guardare e sognare le vacanze degli altri. Perché la "dolce vita" non c'è più, da tanto. E perché i nuovi ricchi del Mondo hanno capito che l'Italia è troppo piccola di fronte alla grandezza dei loro portafogli.
Così, il magnate russo si è assicurato per Ferragosto privacy esclusiva, requisendo per tre giorni il Capri Palace, prestigioso resort a cinque stelle di Anacapri. E' vero che saranno in parecchi, ma il "signor Igor" - ha richiesto anonimato - ha voluto esagerare e ha preteso anche una spiaggia riservata in uso esclusivo e così il Lido del Faro, uno dei due stabilimenti balneari di Anacapri, sarà off limits in quei giorni. Avrebbe voluto anche la fetta di spiaggia libera ma quella - per il momento - è rimasta ancora a disposizione dei poveri comuni mortali che si troveranno a Capri in quei giorni. Per il momento.
A Portofino, invece, si leccano i baffi per lo sbarco - in grande stile s'intende - del principe arabo Mohammed bin Fahd. Nome poco noto, per carità, ma sangue reale. E le figlie, prese da attacchi di shopping compulsivo, hanno preso d'assalto la boutique di Dior e poi, forse stanche, hanno requisito le sedie in piazzetta per loro e per le guardie del corpo. Con buona pace degli altri avventori del locale: turisti sì, ma troppo poco ricchi.
S’infervora - racconta il Corriere della Sera - anche la direttrice del Barberino designer outlet, Chiara Bellomo, di fronte alla visita in pompa magna con figlia e corte di trenta persone del re della Malesia, Abdul Halim di Kedah, anche lui spendaccione, e dichiara: "Sapere che il re apprezza il nostro centro è per noi un privilegio e motivo di orgoglio".
A Cortina, invece, un emiro ha "chiuso" un hotel con un enorme cartello - immaginario - "Riservato". E pare, raccontano voci di paese, che si sia pure lamentato di qualche lacuna nel servizio.
Tutto bello, tutto giusto. Un toccasana per l'arida economia italiana. Ma è davvero giusto ridurre il Paese in un enorme parco giochi per ricconi? E' utile fare dell'Italia un mega palcoscenico per le bizze dei nuovi paperoni che spesso, quasi sempre, travolgono e stravolgono il servizio pubblico?
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