martedì 9 dicembre 2014

Lo sciopero è politico. Contro Renzi che sta eliminando i privilegi a questa casta chiamata sindacato.

Il 12 dicembre per dire 'no' al Jobs Act e alla legge di stabilità

Sciopero generale Cgil-Uil. Camusso e Barbagallo: "Non è sciopero politico e non temiamo il flop"

Stop di 8 ore di lavoratori pubblici e privati e 54 cortei in tutta Italia. A rischio il trasporto ferroviario, quello dei trasporti locali, navi e traghetti. Camusso: "Se l'esecutivo tira dritto proseguiremo la mobilitazione, continueremo a protestare. Porta sempre aperta alla Cisl"

Susanna Camusso (Cgil) e Carmelo Barbagallo (Uil) (Ansa)
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RomaMancano poco più di tre giorni e prenderà il via lo sciopero generale del 12 dicembre targato Cgil e Uil per dire 'no' al Jobs Act e alla legge di stabilità del governo Renzi. Perchè - queste le ragioni delle 2 sigle sindacali - "non creano lavoro nè i presupposti per far uscire il Paese dalla recessione". Lo stop sarà di 8 ore ed è indirizzato a tutti i lavoratori pubblici e privati con 54 cortei in tutta Italia. Venerdì sarà, quindi, una giornata difficile. Nera, se non nerissima per i trasporti, nonostante le critiche del Garante. A rischio il trasporto ferroviario, il trasporto aereo, quello pubblico locale, le navi e i traghetti e il trasporto merci, pur nel rispetto delle 'prestazioni minime indispensabili'. Oltre naturalmente a tutto il settore pubblico, dalle amministrazioni alla scuola, sul piede di guerra per l'ulteriore stop al rinnovo del contratto.

"Non ci rassegnamo", ribadisce Susanna Camusso in conferenza stampa con il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo. E questo, anche nel caso non arrivassero segnali di cambiamento dal governo. "Se l'esecutivo tira dritto - dice il segretario generale della Cgil - proseguiremo la mobilitazione, continueremo a protestare; avanti con tutti gli strumenti a disposizione del sindacato, dalla contrattazione alle iniziative territoriali, dalle vertenze collettive alle iniziative giuridiche".

Non sarà uno sciopero politico, dice il leader Uil Barbagallo, e non temiamo un flop. "Il vero sciopero politico - aggiunge rivolgendosi alle critiche mosse dal governo - è stato quello degli elettori della Romagna e della Calabria che non hanno votato. Noi scioperiamo per i diritti".

Le ragioni dello sciopero
Il governo, d'altra parte, sintetizza per tutti Barbagallo, "non si è ravveduto" nè estendendo il bonus da 80 euro ai pensionati, nè riaprendo il confronto sul contratto del pubblico impiego, nè rivedendo le norme insoddisfacenti del Jobs Act". E neppure, elenca ancora, varando una vera riforma fiscale , una vera lotta alla corruzione e men che meno un vero taglio ai costi della politica. "Senza tutto questo il paese, che si è già fermato, rischia di restare fermo e non sarà per lo sciopero generale", denuncia ancora Barbagallo.

Il problema, rilancia ancora Camusso, "è che abbiamo ancora poco lavoro", dice esprimendo tutta la delusione di chi si aspettava che un governo "che diceva di voler cambiare verso, affrontasse i problemi strutturali, che sciogliesse il nodo degli investimenti pubblici e privati" mentre invece "si moltiplicano le vertenze e manca del tutto una politica industriale".

Per non parlare del 'pasticcio' sulla riduzione delle Province che "come ormai evidente, si tradurrà in un taglio alla sanità e ai servizi delle regioni". Ma sia per Cgil che per la Uil "la partita non è comunque chiusa: "speriamo che questo Governo ci dia ascolto", dice Barbagallo e anche per Camusso "ci sono tutti i tempi perchè l'esecutivo cambi i provvedimenti e si concentri sull'uscita dalla crisi".

Per la Camusso "i trattati europei di questi anni non hanno avuto risultati positivi per l'Europa e l'Italia - avrebbe dovuto, durante la presidenza del semestre europeo, "capitanare  un gruppo di Paesi favorevoli a dire che bisogna cambiare i trattati". Secondo Camusso, non si puo' "raccontare che il piano Juncker e' chissa' quale piano", mentre bisognerebbe "sfidare l'Europa su un vero piano di investimenti". Bisogna cambiare le regole che sono sbagliate rispetto ai problemi dell'economia e dell'industria che ha l'Europa

Porta sempe aperta alla Cisl
Così come non è chiusa neppure la partita unitaria, nonostante lo strappo della Cisl che non condivide e non parteciperà allo sciopero generale. "Speriamo di ottenere risposte anche per loro. Abbiamo lavorato e sperato che questo potesse essere uno sciopero unitario ma poi ognuno ha fatto la propria valutazione", spiega ancora Camusso. "Noi abbiamo pensato che non si potesse rinunciare a cambiare una situazione che ha elementi drammatici. Ma terremo sempre una porta aperta", conclude.
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