Renzi ai Giovani Democratici: "Grazie a noi Grillo è tornato a fare spettacoli"
Il premier interviene a un'iniziativa della giovanile del Pd. "L'Italia ha un problema di autostima". Su Salvini: "Non dobbiamo avere paura delle sue idee anche se fa l'orso Yoghi in copertina"
ROMA - Affrontare le sfide. Per cambiare l'Europa cambiando l'Italia. Parte da qui l'intervento di Matteo Renzi a Factory 365 l'iniziativa nazionale dei Giovani Democratici a Roma. "L'Italia è il luogo in cui il cambiamento può essere realizzato", dice il presidente del Consiglio invitando i giovani del Pd all'impegno per rendere il Paese "più bello, più semplice, più capace di crederci e di entusiasmarsi". E nel discorso ai giovani del Pd anche il "ricordo" del primo anniversario delle primarie che lo hanno portato alla segreteria del Pd: " Molti di voi l'otto dicembre dello scorso anno non erano con me. Questo è il primo dei quattro anni pieni che faremo insieme". E il premier non risparmia stoccate al M5S: "Grazie a noi Grillo è tornato a fare spettacoli".
Democratici in prima fila. E per Renzi il punto da cui partire è quello "di convincere voi, non gli italiani. Se fate quello che dovete fare l'Italia cambia davvero. L'Italia ha tutto per competere a livello globale, ma ha un problema di autostima". Un Paese in cui l'impegno politico delle giovani generazioni diventa quanto mai necessario: "Se volete essere gruppo dirigente noi ne siamo orgogliosi ma voglio che voi ci mettiate alla prova: perchè siete un pezzo della scommessa dell'Italia". Scommessa che parte proprio dal Partito Democratico: "La mia segreteria durerà quanto la legislatura. Dobbiamo cambiare il Paese, non c'è spazio per le invenzioni". Poi l'appello all'unità del partito: "Chi se ne frega se uno è renziano, civatiano o cuperliano. Usiamo il partito per affrontare questioni grandi e vere e non per prendere uno strapuntino e diventare consigliere di quartiere e via più su. La politica o è passione o è tristezza".
Le sfide internazionali. Prima di tutto l'Europa, dove "noi stiamo facendo una battaglia che non è sullo 'zero virgola' ma è di impostazione ideologica e filosofica. Rispettiamo gli accordi, ma l'Europa prima di essere contratto è una comunità". Superare vincoli e spread per restituire respiro al sogno europeo. Poi il Mediterraneo. Il premier annuncia: "Ho dato disponibilità a che la questione della Libia sia affrontata con il massimo coinvolgimento dell'Italia, a partire da quello diplomatico". E non mancano parole sull'Expo: "Una gigantesca opportunità per l'Italia perché mette al centro il tema del cibo, dello stile vita, del modo in cui facciamo uso delle risorse".
Il fronte interno. E dopo la battuta su Grillo, Renzi prende le misure al leader in pectore del centro destra, Matteo Salvini. Il tema è quello dei campi rom: "Dire che la legge è uguale per tutti significa dire che i bambini hanno diritto di andare a scuola. In questa finanziaria ci sono duecento milioni per le periferie perchè la demagogia di chi da vent'anni ti rappresenta a Milano o in Europa non serve a risolvere i problemi". Ancora: "Non possiamo avere paura di Salvini, mi riferisco alle idee politiche non alle copertine, io ho fatto Fonzie, lui può fare l'orso Yoghi".
Le riforme. Il premier parte dall'Italicum: "La legge elettorale con un premio alla lista ci costringe ad essere partito. Ci sarà selezione della classe dirigente, non ci si metterà a prendere posti nelle liste bloccate, a spartirle tra correnti". E sulla scuola il primo ministro affronta il tema delle occupazioni: "Non abbiamo impedito le occupazioni, d'altra parte chi è che non le ha fatte? Ma abbiamo fatto di più: una grande consultazione e ora si cambia davvero. Non abbiamo fatto ammuina". Sul Jobs Act l'invito è a "non darne una rappresentazione macchiettistica: ci sono posizioni che da sempre il partito ha espresso come fondamentali".
Democratici in prima fila. E per Renzi il punto da cui partire è quello "di convincere voi, non gli italiani. Se fate quello che dovete fare l'Italia cambia davvero. L'Italia ha tutto per competere a livello globale, ma ha un problema di autostima". Un Paese in cui l'impegno politico delle giovani generazioni diventa quanto mai necessario: "Se volete essere gruppo dirigente noi ne siamo orgogliosi ma voglio che voi ci mettiate alla prova: perchè siete un pezzo della scommessa dell'Italia". Scommessa che parte proprio dal Partito Democratico: "La mia segreteria durerà quanto la legislatura. Dobbiamo cambiare il Paese, non c'è spazio per le invenzioni". Poi l'appello all'unità del partito: "Chi se ne frega se uno è renziano, civatiano o cuperliano. Usiamo il partito per affrontare questioni grandi e vere e non per prendere uno strapuntino e diventare consigliere di quartiere e via più su. La politica o è passione o è tristezza".
Le sfide internazionali. Prima di tutto l'Europa, dove "noi stiamo facendo una battaglia che non è sullo 'zero virgola' ma è di impostazione ideologica e filosofica. Rispettiamo gli accordi, ma l'Europa prima di essere contratto è una comunità". Superare vincoli e spread per restituire respiro al sogno europeo. Poi il Mediterraneo. Il premier annuncia: "Ho dato disponibilità a che la questione della Libia sia affrontata con il massimo coinvolgimento dell'Italia, a partire da quello diplomatico". E non mancano parole sull'Expo: "Una gigantesca opportunità per l'Italia perché mette al centro il tema del cibo, dello stile vita, del modo in cui facciamo uso delle risorse".
Il fronte interno. E dopo la battuta su Grillo, Renzi prende le misure al leader in pectore del centro destra, Matteo Salvini. Il tema è quello dei campi rom: "Dire che la legge è uguale per tutti significa dire che i bambini hanno diritto di andare a scuola. In questa finanziaria ci sono duecento milioni per le periferie perchè la demagogia di chi da vent'anni ti rappresenta a Milano o in Europa non serve a risolvere i problemi". Ancora: "Non possiamo avere paura di Salvini, mi riferisco alle idee politiche non alle copertine, io ho fatto Fonzie, lui può fare l'orso Yoghi".
Le riforme. Il premier parte dall'Italicum: "La legge elettorale con un premio alla lista ci costringe ad essere partito. Ci sarà selezione della classe dirigente, non ci si metterà a prendere posti nelle liste bloccate, a spartirle tra correnti". E sulla scuola il primo ministro affronta il tema delle occupazioni: "Non abbiamo impedito le occupazioni, d'altra parte chi è che non le ha fatte? Ma abbiamo fatto di più: una grande consultazione e ora si cambia davvero. Non abbiamo fatto ammuina". Sul Jobs Act l'invito è a "non darne una rappresentazione macchiettistica: ci sono posizioni che da sempre il partito ha espresso come fondamentali".
Nessun commento:
Posta un commento