mercoledì 10 dicembre 2014

Totò e Peppino. Salvini e Grillo.

Referendum sull'Euro, scontro tra Matteo Salvini e Beppe Grillo: "E' una buffonata", "Avete rubato". La sfida tra i campioni dell'anti-politica

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Referendum sull'euro, ma non solo. Anche Mafia Capitale e anti-politica. Sono i tre ingredienti dello scontro tra la Lega Nord e il Movimento 5 Stelle. Una sfida aperta che segue le leggi della fisica dove gli opposti si attraggono sì, ma i simili si respingono. Proprio come Matteo Salvini e Beppe Grillo che, nel giorno della presentazione del Referendum per l'uscita dall'euro da parte del leader del Movimento 5 Stelle in Senato, danno vita a una lotta a coltello dove non si risparmiano colpi bassi. E lo fanno, in superficie, sulla consultazione per decidere se restare o meno nella moneta unica. Ma, in profondità, la guerra nasconde un solo fine, quello elettorale La contesa, quindi, di quella fascia di cittadini che non si riconoscono nei partiti percepiti come sistema, da Partito democratico a Forza Italia. 
Una posizione, quella del partito anti-casta, che nel periodo d'oro del grillismo era appannaggio esclusivo dei pentastellati. La sua parte, la Lega Nord, l'aveva fatta con lo scoppio degli scandali sui rimborsi, vedi la vicenda dei diamanti di Belsito. Poi, una risalita a perdifiato nei sondaggi, infarcita di una comunicazione politica agguerrita del leader della Lega, unita all'affaire scontrini e faide interne tra i grillini, ha cambiato le carte in tavola. E lo dimostrano gli ultimi sondaggi, come quello di Euromedia, sulla ricaduta elettorale della bufera giudiziaria sulla Mafia Capitale, da cui è emerso un dato nuovo: solo Matteo Salvini guadagna nelle preferenze degli elettori. E guadagna proprio perché viene percepito come fuori dal sistema partiti. Salvini, insomma, ha scalzato Grillo. Per questo il guru M5S dice: "La Lega non è il piano B, il piano B siamo noi. Salvini è stato messo lì per togliere noi dal contesto del dialogo politico. Salvini fa parte dell'establishment. Questa felpa, questo maglioncino nella notte - ha proseguito caustico - che dice cose sgradevoli su di me... Io nemmeno lo conosco. La Lega è stata per sette-otto anni al potere, ha preso i soldi.. Lui ha la moglie 'ricoverata' alla Regione Lombardia mentre io non ho interessi personali, non devo mettere la moglie o mio figlio...".
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Grillo e M5s a Expo2015
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Foto Ansa
Il leader del Carroccio, che pure in passato aveva accarezzato l'idea di un referendum sull'euro, aveva attaccato preventivamente Grillo: "Il referendum sull'euro di Grillo è una presa in giro, è una perdita di tempo. E' un referendum consultivo che la Costituzione non prevede. Ha tempi lunghi ed efficacia zero. Piuttosto facciamo un sondaggio". Una stroncatura a cui Grillo non può non replicare: "Felpa nella notte - così etichetta Salvini - dice che il referendum anti-euro non è serio. Ma vedremo. Noi non raccoglieremmo tre milioni di firme se non fosse una cosa seria. Andiamo avanti, e chi lo sa se non portiamo a casa un risultato storico", ha detto in conferenza stampa. 
Eppure un tempo Movimento 5 Stelle e Lega Nord, anche se non si sono mai stretti in un abbraccio, qualche sguardo d'intesa se lo erano lanciato. Tanto che Grillo arrivò a definire il padre della Lega Umberto Bossi "il più grande statista degli ultimi cinquant’anni, ha denunciato le storture romane e stava con la gente, in mezzo alla gente, ma poi ha fatto società con Roma ladrona". Punti in comune, nel corso dei mesi, si sono registrati anche sul 'no' secco all'introduzione dello ius soli e su come gestire l'immigrazione. Si era anche parlato, a ottobre, di una possibile intesa sul referendum sull'euro. Poi risolta in un nulla di fatto. 
E' un terreno scivoloso quello su cui i campioni dell'anti-politica hanno deciso di sfidarsi. E a percepirlo è anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, proprio nel giorno dello scontro, ha dichiarato: "La critica della politica e dei partiti, preziosa e feconda nel suo rigore, purché non priva di obiettività, senso della misura e capacità di distinguere è degenerata in anti-politica, cioè in patologia eversiva". Perché bisogna "dare nuova vita e capacità diffusiva a quei valori" della politica attraverso "una larga mobilitazione collettiva volta a demistificare e mettere in crisi le posizioni distruttive ed eversive dell'anti-politica". Un commento che ha tutto il sapore di un avvertimento ai partiti di fronte all'onda anti-sistema.

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