mercoledì 10 dicembre 2014

Che Renzi vada avanti contro questa casta di nullafacenti.

Sciopero, rischio venerdì nero per i trasporti 

Stop di 8 ore di tutti i lavoratori pubblici e privati e 54 cortei in tutta Italia per dire no al Jobs Act e alla legge di stabilità che non creano lavoro. 

Conferenza stampa di Cgil e Uil sullo sciopero generale del 12 dicembre
I sindacati tirano dritto e a rischio dunque, saranno Fs, il trasporto aereo, il trasporto pubblico locale, navi e traghetti e il trasporto merci, pur nel rispetto delle "prestazioni minime indispensabili". Oltre naturalmente a tutto il settore pubblico, dalle amministrazioni alla scuola, sul piede di guerra per l’ulteriore stop al rinnovo del contratto.
«Non ci rassegnamo», ribadisce il leader Cgil Susanna Camusso, e profila la ripresa della lotta se anche dopo la prova di forza del 12 non arrivassero segnali di cambiamento dal governo. «Se l’esecutivo tira dritto proseguiremo la mobilitazione, continueremo a protestare; avanti con tutti gli strumenti a disposizione del sindacato, dalla contrattazione alle iniziative territoriali, dalle vertenze collettive alle iniziative giuridiche», avverte. Ma non «sarà uno sciopero politico e non temiamo un flop», le fa eco il leader Uil, Carmelo Barbagallo che respinge al mittente le critiche: «Il vero sciopero politico è stato quello degli elettori della Romagna e della Calabria che non hanno votato. Noi scioperiamo per i diritti», prosegue.
Il governo, d’altra parte, sintetizza per tutti Barbagallo, «non si è ravveduto» né estendendo il bonus da 80 euro ai pensionati, né riaprendo il confronto sul contratto del pubblico impiego, né rivedendo le norme insoddisfacenti del Jobs Act». E neppure, elenca ancora, varando una vera riforma fiscale, una vera lotta alla corruzione e men che meno un vero taglio ai costi della politica. «Senza tutto questo il Paese, che si è già fermato, rischia di restare fermo e non sarà per lo sciopero generale», denuncia ancora Barbagallo.
Il problema, rilancia ancora Camusso, «è che abbiamo ancora poco lavoro».
Gianni Di Capua

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