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ROMA - Nel "mondo di mezzo" c'è sempre la persona giusta a cui chiedere un favore, un aiutino, una spintarella. Mafia capitale vantava (o talvolta millantava) una fittissima rete di contatti ai quali rivolgersi per seguire passo passo l'iter di un appalto, per curare gli interessi di un "amico" o soltanto per acquisire informazioni. Dalla Prefettura al Vicariato passando per il Colle, l'obiettivo dei contatti è sempre lo stesso: agevolare gli affari della banda che spesso coinvolgono proprio la pubblica amministrazione. Come l'appalto per la gestione del Centro per richiedenti asilo, il Cara di Castelnuovo di Porto, struttura a 30 chilometri dalla capitale che può ospitare fino a 650 migranti. Una pentola d'oro da 20 milioni di euro.

"Se compramo la prefettura". È il 29 gennaio 2014, Massimo Carminati parla con Salvatore Buzzi il ras della cooperativa "29 giugno": "Il Cara si muove?". Con loro, intercettato da una cimice ambientale, c'è anche Paolo Di Ninno, ritenuto dagli investigatori del Ros il direttore finanziario dell'organizzazione. È lui a intervenire per chiedere: "La prefettura non doveva chiamà per firmare er coso?". Buzzi fa presente che c'è un "grosso problema", probabilmente con uno dei contraenti per una condanna datata 1987 e relativa a una omessa dichiarazione. Problema che però sarebbe in via di risoluzione perché (nella sua modalità classica di esprimersi) Buzzi afferma che "se stamo a comprà mezza Prefettura".