Piazza Navona, giovani assessori contro la lobby delle bancarelle. I commercianti minacciano
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L'8 dicembre, giorno di festa, Jacopo Emiliani Pescetelli (Pd) è arrivato a piazza Navona per riaprire la giostra con i cavalli. "Teniamo chiuso per solidarietà con gli ambulanti", ha spiegato il proprietario alludendo allo sciopero che, per la prima volta dopo un secolo e mezzo, ha cancellato il mercatino della Befana in una delle piazze più famose del mondo. Il motivo della protesta è chiaro: i proprietari delle bancarelle sono furiosi perché il Campidoglio ha voluto diminuire il numero delle postazioni da 103 a 60.
E sono furiosi specialmente contro Emiliani, giovanissimo assessore al Commercio del centro storico di Roma e vicepresidente del I municipio, responsabile del bando che quest'anno ha tagliato il 40% delle bancarelle, obbligando i venditori a eliminare paccottiglia made in China, hot dog, bigiotteria e insomma tutti gli oggetti che con il Natale c'entrano molto poco. Gli sono arrivate persino delle minacce: "Non farti vedere a piazza Navona, infame", gli hanno urlato i commercianti imbufaliti. "Il clima è difficile. Certamente non farò passeggiate la sera a Navona", sorride l'esponente dem che dall'inizio di questa storiaccia gira con i vigili urbani al seguito.
Ad appoggiarlo - insieme con la presidente del I municipio Sabrina Alfonsi e il nuovo commissario piddino Matteo Orfini - è l'assessora al Commercio del Campidoglio, Marta Leonori, anche lei appartenente alla nuova generazione del Partito democratico: "La Soprintendenza dice chiaramente che i banchi non possono occupare tutta la piazza. Abbiamo poi chiarito che un mercatino di Natale non può ridursi a porchetta e Peppa Pig come invece ormai accadeva da tempo snaturando lo spirito della fiera".
In tutta risposta, gli ambulanti non hanno ritirato la licenza ottenuta tramite il bando pubblico a cui avevano comunque partecipato, e nel giorno dell' Immacolata Concezione hanno inscenato sempre a piazza Navona un funerale con tanto di bara e manifesti funebri che annunciavano la morte del mercatino per colpa del sindaco Ignazio Marino.L'atmosfera continua a rimanere tesissima. Ma al ricatto dei venditori Leonori ed Emiliani hanno risposto con una contromisura: "Organizzeremo una festa per bambini, senza espositori".
Il braccio di ferro tra il Campidoglio e le bancarelle di piazza Navona ha appassionato i romani che nei social esprimono solidarietà al Comune. Il sentimento generalizzato è che finalmente la politica voglia mettere fine all'arroganza dei pochi e ripristinare metri quadrati di legalità in una città che nella percezione dei cittadini stava diventando terra di conquista per arraffoni e maleducati: dopo la battaglia dei tavolini a piazza Navona e per il rispetto delle regole nell'esposizione dei cartelloni pubblicitari, il comportamento dell'amministrazione capitolina nei confronti degli ambulanti in sciopero viene applaudita a scena aperta.
Non è secondario il fatto che i proprietari delle bancarelle abituati a prendersi la piazza durante il Natale facciano parte, quasi tutti, della famiglia Tredicine, vera e propria holding degli ambulanti romani. Ai Tredicine appartengono 42 dei 68 camion-bar presenti nel centro-storico e tutti i posti occupati dai caldarrostai che vendono castagne a peso d'oro da gennaio a dicembre. "Oggi i Tredicine controllano, direttamente o attraverso parenti e famiglie "alleate", almeno 300 postazioni", diceva a Repubblica Giovanni Tallone dell'Apvad, una delle sigle sindacali degli ambulanti.
Sempre Repubblica, nel 2012, calcolava che "con la festa della Befana in piazza Navona un banco di articoli natalizi alza 50-60 mila euro di guadagno netto in due settimane. Il centinaio di posti disponibili viene assegnato in base ad alcuni criteri, tra cui l'anzianità. Puntualmente la maggior parte finisce ai quattro fratelli Tredicine, grazie alla loro posizione dominante e al loro immenso parco licenze"
È per esempioTredicine (Tania Donatella) la proprietaria di ben otto postazioni per la vendita dei palloncini a piazza Navona e sono molto vicini ai Tredicine molti commercianti con cognome diverso ma apparentati: generi, nipoti, nuore. È Tredicine (Mario) il coordinatore dell' Associazione Fiera Piazza Navona e San Giovanni ed è un Tredicine (Alfiero) il presidente dell' Apre Confesercenti di Roma che in questi giorni ha usato toni apocalittici contro il Campidoglio.. È Tredicine, infine, un consigliere comunale romano per il Pdl: si chiama Giordano e nel 2010 riuscì a far abbassare i vincoli sull'occupazione di suolo pubblico. La norma fu poi cancellata.
Ma ai Tredicine stava per arrivare, in tempi recentissimi, un sostegno indiretto e bipartisan proprio dal Campidoglio: una mozione, presentata nei primi giorni di novembre e firmata anche da esponenti del Partito democratico, che chiedeva di ignorare i dettami della Soprintendenza, di cancellare il parere del Ministero per lo Sviluppo economico contrario alla proroga di concessioni già scadute e infine di buttare nel cestino le nuove regole imposte dal bando, tra le quali il divieto di allargare a dismisura i banchi appendendo la merce a ombrello sulle tettoie sempre più grandi e invasive.
Tra i favorevoli alla mozione c'era naturalmente anche Giordano Tredicine, ma non è bastato: il blog "Roma fa schifo", ormai una sorta di Dagospia in salsa romana - e tutto schierato a favore del "marziano" Ignazio Marino - ha pubblicato il tentativo di golpe e la mozione è saltata. Ora a fianco dei commercianti defraudati si è schierato tutto il centrodestra: dalla Lega di Matteo Salvini a Carlo Giovanardi e Maurizio Gasparri.
" È assurdo che se ne faccia una questione politica. Qui stiamo parlando di regole", dice Jacopo Emiliani. "Non siamo noi a decidere ma è la Soprintendenza a chiedere di lasciare libere le panchine ai lati di piazza Navona, ormai inglobate dai banchi. Così come ci è richiesto di eliminare una fila di banchi per permettere alle ambulanze di passare, semmai ce ne fosse il bisogno".
Anche Leonori è convinta di avere fatto la scelta giusta: "Gli ambulanti di piazza Navona hanno chiesto nei social network l'appoggio dei cittadini romani ma la pagina Facebook che hanno aperto è ormai un boomerang, visto che molti intervengono per dare ragione al Campidoglio". Mercoledì 10 dicembre è scaduto il termine per i commercianti arrivati in fondo alla graduatoria (una trentina) che, grazie alla diserzione di massa dei Tredicine e degli amici, potevano aggiudicarsi il posto in uno dei luoghi più famosi del pianeta. Non si trattava di nuovi arrivati: il bando favoriva l'anzianità e dunque i partecipanti fanno parte della medesima conventicola. Ma nemmeno gli ultimi hanno voluto commettere uno sgarbo ai Tredicine.
Piazza Navona, assicurano in Campidoglio, non resterà vuota. Già sono arrivati i messaggi di cittadini romani disponibili a vestirsi da Babbo Natale per farsi fotografare con i bambini, così come succede ogni anno. Emiliani vorrebbe chiamare le grandi associazioni umanitarie come Save the Children ed Emergency ("ma anche Libera, visto quello che stiamo vivendo a Roma"). Prima, però, occorre attendere la sentenza del Tar del Lazio al quale hanno fatto ricorso i bancarellari sotto schiaffo. Se il 19 dicembre i giudici dovessero dare ragione all'amministrazione romana, allora piazza Navona cambierà davvero volto. Almeno per quest'anno, perché nel 2015 molto probabilmente verrà indetto un nuovo bando in attesa del 2017, quando l'Europa chiederà anche all'Italia di rivedere le regole del commercio sul suolo pubblico.
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