Il Comune vuol tagliare i fondi per i poveri
Azzerati i fondi per le borse lavoro, via i soldi delle card per il cibo delle famiglie indigenti: sono due fra i provvedimenti più duri di una serie di tagli che la giunta comunale pensa di fare sul fronte del sociale. L'assessore: da Roma arrivano meno soldidi Juna Goti
LIVORNO. Rischia di diventare uno tsunami nel già delicato ecosistema dell'emergenza sociale: nella manovra di pareggio di bilancio del 2015, la giunta comunale ha proposto un taglio del 4% alla spesa del Comune per il sociale: in soldoni fanno circa 843mila euro in meno. E se non saranno decisi cambi in corsa, di fatto saranno azzerati quei contributi che fino a oggi sono stati erogati direttamente dal municipio per arginare la povertà. Due esempi: rischiano essere cancellate sia le borse lavoro che le card per il cibo e i generi di prima necessità. Ovvero sia quella forma di aiuto nata per superare il semplice assistenzialismo sia quelle “carte sociali” che vengono caricate trimestralmente (da circa 80 a 150 euro) distribuite a circa 300 famiglie. In discussione, poi, ci sono il dimezzamento dei trasferimenti ai soggetti in difficoltà per il pagamento della Iuc e della Tari, e la riduzione dei contributi per l’affitto.
LEGGI ANCHE:
Irpef, salasso per i redditi fra 15 e 28mila euro
La manovra di bilancio presentata dall'assessore Gianni Lemmetti ipotizza di lasciare ferma l'aliquota minima (redditi fino a 15mila euro) e, perché non aumentabile, anche quella massima (oltre 75mila euro). L'incremento più forte da 0,50% a 0,77% per la fascia da 15 a 28mila euro
MANOVRA ANCORA IN GESTAZIONE.È di questi possibili e delicatissimi tagli (possibili perché la manovra deve ancora essere discussa dal consiglio) che negli ultimi giorni ha parlato la seconda commissione Bilancio presieduta da Elisa Amato (Forza Italia), alla presenza di tutte le forze politiche, dell’assessore al sociale Ina Dhimgjini e della dirigente comunale Senia Bacci Graziani. Dhimgjini, puntando il dito contro i minori trasferimenti da Roma e i vincoli del Patto di Stabilità, ha spiegato che «siamo riusciti a portare al 4% il taglio dell’8% ipotizzato inizialmente in giunta» e che non sono state toccate le voci di spesa che sono «già vincolate con contratti in corso». Quindi parte snocciolando le voci che resteranno invariate rispetto al 2014, per un totale assestato di oltre 21 milioni: tra i capitoli di spesa più consistenti, figurano i fondi per i servizi di assistenza diretta area handicap (1.420.502 euro), di assistenza alla famiglia (395.985 euro), quelli rivolti ai minori (oltre 2,5 milioni di euro) e il consistente pacchetto delle Rsa (oltre 12 milioni).
Poi, dice lo stesso assessore, ecco i «capitoli tragici»: le borse lavoro passano da 91.200 a 0 euro, i “contributi sociali mediante card” da 326mila a 0 euro, i “trasferimenti a famiglie per il pagamento Iuc-Tari” da 432.094 a 197.542, i “canoni affitto legge 431/98 a carico del Comune” da circa 300mila a 100mila euro. «Ma rispetto a questa voce di spesa – fa sapere Dhimgjini – abbiamo richiesto 120mila per far fronte alla morosità incolpevole, già approvati dalla giunta».
L’ASSESSORE. SCELTA DOLOROSA. «Sono molto dispiaciuta di questo taglio, è una scelta dolorosa che nasce in conseguenza del Patto di Stabilità». L'assessore al sociale, Ina Dhimgjini, lo dice di fronte alla commissione Bilancio. «Il disagio sociale, e di conseguenza l'utenza – aggiunge – aumentano, mentre le risorse diminuiscono: non ci arrendiamo, cercheremo di fare del nostro meglio di fronte a strumenti imposti dall'alto che non consentono di rispondere alle esigenze del territorio». È vero, ci sono le casse dei Comuni più povere. Ma ci sono anche scelte politiche da fare, come ripetono i consiglieri di opposizione. Ecco perché l'assessore, confermando che «è stato previsto un taglio del 4%», dice che «mi auguro possa essere rimodulato» perché così «si vanno ad azzerare le risorse destinate all'erogazione di interventi di sostegno economico e di contrasto alla povertà in un momento di crescente crisi economica e occupazionale».
Una via d’uscita, se non cambierà lo schema di bilancio, potrebbe arrivare da fondi comunitari e regionali. «Vorrei rassicurarvi – dice l’assessore – rispetto alle risorse che arriveranno dalla Regione e che saranno spalmate nell'arco dei prossimi sette anni. Abbiamo già avuto un primo incontro con il 2 dicembre, dovremo essere pronti a intercettare i finanziamenti». Ma è semmai a una riorganizzazione complessiva delle spese per il sociale che dice di pensare l’amministrazione. In commissione è emerso che gli uffici stanno preparando un rapporto per rivedere il sistema delle Rsa per gli anziani, che oggi incide per 12 milioni. «Con questo scenario di tagli – conclude l’assessore – va da sé che una riorganizzazione dei servizi sociali-assistenziali è doverosa. Qui sta la sfida».
LA DIRIGENTE: DA GENNAIO RISCHIAMO IL CAOS. «Il taglio è doloroso e rischia di innescare reazioni esplosive in città che dovremo cercare di contenere. I miei operatori ed io, che abbiamo a che fare tutti i giorni con gli utenti dei servizi, siamo molto preoccupati: ho scritto all'assessore al Bilancio raccomandandomi di rimpinguare le risorse per il sociale». È un appello accorato quello che arriva in commissione dalla dirigente dei servizi sociali del Comune, Senia Bacci Graziani.
Pur facendo notare che «tutto il resto resta, e non è poco», sottolinea che così «si va incidere sulle misure legate alla contribuzione, quindi sul sostegno alla povertà della città: queste non sono scelte della parte tecnica, quindi non faccio commenti, ma vi dico che sono molto preoccupata, per gli utenti e per i servizi». Perché «se da un lato abbiamo la prospettiva dei contributi di Regione ed Ue, dall'altra i nostri operatori, come i cittadini, da gennaio si troveranno a fare fronte a molte difficoltà. Diamo card a 300 famiglie che non avranno più il sostegno, immagino cosa accadrà negli uffici…».
La macchina del sociale, che si occupa di molte emergenze, dall’handicap alla casa, poggia su un budget di oltre 25 milioni e assorbe il 20% del bilancio. È il front office dell’emergenza. «Il fatto che vengano a mancare anche questi piccoli strumenti di sostegno alle fasce deboli – sottolinea la dirigente – comporta un peggioramento delle condizioni sociali, con persone che ancor più si rivolgeranno ai servizi». Quindi chiede di «fare presto» e «ottenere risorse esterne il prima possibile».
Nessun commento:
Posta un commento