mercoledì 10 dicembre 2014

Riceviamo e pubblichiamo.

Dei conti di Maria Calzetta e del rischio di dimenticare Marx


Tra la UIL neo-marxista ed Antonio Polito c’è ancora la vecchia teoria del valore, ed il plusvalore,  cioè quel valore prodotto in più dalla forza lavoro, il cui costo (assieme al capitale, alla materia prima ed alle macchine) va sottratto ai ricavi e residuando quel profitto che è la vera molla del sistema capitalista.
La fallacia della conseguenza teorica della caduta tendenziale del saggio del profitto, che sottovaluta l’impatto dell’innovazione (Piketty, invece, la riafferma), non toglie nulla da un dato matematico essenziale per cui  l’imprenditore  – che per Polito, UIL, D’Alema e Vendola resta un padrone –  che fa profitti non può avere più interesse a licenziare che a mantenere la risorsa assunta, solo perché sui tre anni ciò che ottiene in sgravi è maggiore di ciò che perde se licenzia.
Il costo che l’impresa mette in conto assumendo risorse per far fronte ad una commessa deve essere sempre assai inferiore ai ricavi per garantire un profitto. Se non si aspetta di guadagnare ben più di ciò che deve spendere, non assume nessuno. Se la commessa continua, licenziare è inutile ed il costo per il rimpiazzo è altissimo. Se invece la commessa viene a mancare il licenziamento per ragioni economiche c’è già, ed in misura massiccia, anche ora e senza protezioni. Se mancano commesse nessuno assumerà solo per l’incentivo: cosa che i Neo Com confermano quando dicono che da solo lo Jobs Act non determina la crescita. Né si può licenziare e riassumere per le stesse mansioni. Dunque nei due casi il ragionamento non sta in piedi. Non assumo se non ho lavoro, e se ho lavoro assumo e mantengo.
La sola differenza è che chi ha voglia e possibilità di assumere (mettendo in conto comunque il rischio che pure quello avrebbe un costo, ma lasciamo perdere) è oggi incoraggiato dagli sgravi e dalla legislazione a farlo, prima no.
Insomma se ci sono le condizioni economiche e (in parte) regolatorie  l’impresa investe, crea valore e guadagna,  e se la cose continuano ad andare bene, per quel maledetto benedetto plusvalore continuerà a guadagnare e a tenersi e ad accrescere il capitale umano. Nessuno vorrà distruggerlo. A meno di non descrivere i padroni, come nemmeno Marx ha mai fatto, come mostri assetati di sangue più che di profitto. A meno di non sperare di contrastarli facendo del “posto” e non del lavoro la trincea di una guerra, scavata tra chi ha interesse comune a creare valore, invece di fare della crisi il nemico comune.
Massimo Micucci
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