domenica 28 dicembre 2014

E trattare con chi? Con i sindacati pieni di nullafacenti?

Jobs act, Poletti: no alle trattative, nessuna modifica

Il ministro del Lavoro ha voluto esprimere il suo punto di vista sul Jobs Act: punti fondamentali definiti e nessuna trattativa.

Desk2
domenica 28 dicembre 2014 12:45

Matteo Renzi e Giuliano Poletti

Matteo Renzi e Giuliano Poletti


Sul Jobs Act «i punti fondamentali sono definiti». Lo ha ribadito il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, intervistato da Repubblica, escludendo modifiche al provvedimento e chiudendo alle richieste di Ncd e sinistra del Pd: «Trattative proprio no. Le Commissioni esprimeranno un parere e il governo lo valuterà. Direi che la sostanza del decreto è quella e quella rimarrà, ciò non toglie che esamineremo con molta attenzione le osservazioni che dovessero pervenire e decideremo collegialmente».

Il ministro ha escluso che le nuove regole si applicheranno anche agli statali: «Direi proprio di no. Quando abbiamo approvato la legge delega abbiamo sempre fatto esclusivo riferimento al lavoro nel settore privato». Ha spiegato poi perchè si siano estese le nuove regole ai licenziamenti collettivi: «Per una esigenza di coerenza dell'impianto normativo. Poichè i licenziamenti collettivi sono sempre motivati con ragioni di ordine economico o organizzativo sarebbe stato incoerente escludere il reintegro per quelli individuali e non anche per quelli collettivi». Ha escluso quindi ogni ripensamento, come chiede invece la minoranza Pd vista la disparità tra nuovi e vecchi assunti: «Rispetto tutte le posizioni, ma una riforma va valutata nel suo equilibrio complessivo. E questa riforma è equilibrata».

No anche alle critiche della Cgil: «Mi sembra un cambiamento radicale rispetto al passato ed è sbagliato non volerlo vedere». Poletti sottolinea infine i vantaggi per imprese e lavoratori: «Le imprese hanno un quadro di maggiore certezza su ciò che avviene in caso di licenziamento. Per molti giovani c'è il vantaggio di avere un contratto a tutele crescenti a tempo indeterminato, con il diritto alle ferie, alla malattia, alla maternità che altrimenti non avrebbero mai avuto con i contratti precari».

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