NETWORK
#Siamo tutti Muadh, la campagna per salvare il pilota giordano dall’Isis
Sui social media arabi sta diventando un dramma collettivo la vicenda di Muadh Al Kaseasbeh, il pilota catturato dall’Isis dopo essere precipitato col suo F-16 in avaria
GERUSALEMME - #WeAreAllMuadh, siamo tutti Muadh. #BringHimHome, portatelo a casa. Saranno state le foto che lo mostravano in quel modo: terrorizzato e sanguinante dalla bocca, nudo dalla cintola in giù, mentre a braccia veniva portato fuori dalle acque dell’Eufrate, trascinato dai tagliagole barbuti e mascherati dell’Isis. Sarà stata la sua storia, di giovane sposo e devoto musulmano, primo militare della coalizione filoamericana finito in territorio iracheno a fare da ostaggio nel Califfato islamico assieme agli occidentali infedeli. Fatto sta che sui social media arabi sta diventando un dramma collettivo la vicenda di Muadh Al Kaseasbeh, il pilota giordano di 26 anni catturato nei giorni scorsi dagli uomini di Al Baghdadi dopo essere precipitato col suo F-16 in avaria. Muadh stava bombardando una fabbrica di Raqqa e d’un tratto il suo aereo è stato visto fumare a bassa quota, mentre una mitragliatrice dell’Isis gli tirava contro: è probabile che il militare si sia “sparato” fuori, una volta capito che non c’era nulla da fare per tenere in volo l’F-16. Ora una campagna di solidarietà è partita in tutto il mondo arabo. Un’ondata emotiva con migliaia d’appelli per la sua liberazione e con parole forti, chiare, di condanna per i carcerieri: «Muadh combatteva terroristi che hanno deviato le nostre terre e la nostra religione».
L’appello del padre
Il primo a rivolgersi ai guerriglieri dell’Isis, naturale, è stato il papà del pilota: «Invio un messaggio ai nostri generosi fratelli dello Stato islamico – ha detto Yousef Al Kaseasbeh in una conferenza stampa -: trattate Muadh con ospitalità generosa», la stessa che il Profeta Maometto insegna. «Io chiedo a Dio che nei loro cuori germogli l’amore e che mio figlio possa tornare alla sua famiglia, a sua moglie e a sua madre… Noi siamo tutti musulmani». Subito sono partiti gli hashtag e con grande rapidità ha aderito Rania, la regina di Giordania, utilizzatrice esperta dei social: l’immagine su Instagram d’un aereo militare col nome Muadh. La campagna in favore del pilota catturato sta coinvolgendo follower dal Marocco all’Egitto, dal Golfo alla Libia, animando il dibattito sul suo destino: fieri oppositori del Califfato («state deviando dall’Islam, liberate quell’uomo») e simpatizzanti dell’Isis («trattare il nemico con rispetto»), comprese voci contrarie alla campagna di solidarietà («se piangete uno che volava per ammazzare centinaia d’innocenti, avete perso il senso della fede e dell’umanità»).
La mobilitazione internazionale
Anche il segretario dell’Onu, Ban Ki Moon, ha twittato un appello: «Trattatelo secondo le regole del diritto umanitario internazionale», come stabiliscono le leggi d’ogni guerra. In Giordania, l’opinione pubblica è rimasta scossa e re Abdallah ha postato un’immagine in cui stringe la mano al soldato, istituendo poi un’unità di crisi per salvarlo. Secondo fonti dei servizi, i jihadisti sono divisi sulla linea da tenere: da una parte il gruppo dei «ceceni», che vorrebbe decapitarlo com’è stato fatto tante volte per i soldati curdi o di Assad; dall’altra, chi vorrebbe tenerlo vivo per avviare una trattativa con Amman. Il regno hashemita, negli anni scorsi, è servito come area d’addestramento dell’esercito regolare iracheno. Ma la stampa tedesca e inglese, tempo fa, ha rivelato che anche alcuni «ufficiali» dell’Isis sono stati istruiti nelle basi giordane (nel 2012, gli Usa puntavano a usarli per colpire al cuore il regime siriano). Gli uomini del Dairat al Mukhabarat al-Ammah, che poi sarebbero gli 007 giordani, hanno buoni contatti con alcune fazioni del Califfato e sono riusciti talvolta a ottenere la liberazione d’ostaggi. Una carta da giocare, forse la migliore. «Siamo fiduciosi – ha parlato con ottimismo un membro dell’intelligence al quotidiano Al Rai -: il nostro coraggioso pilota sarà liberato».
28 dicembre 2014 | 09:36
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Nessun commento:
Posta un commento