Expo, è guerra alle infiltrazioni mafiose nei cantieri Tem: cacciate altre due aziende
Il contatore complessivo delle misure prese per ripulire le opere legate all’Esposizione universale di Milano è arrivato a 68, con 48 aziende coinvolte. E la Cgil accusa Regione Lombardia
Le ultime due esclusioni sono arrivate prima di Natale: una a poche ore dalla vigilia, lo scorso martedì. Altre due aziende cacciate dai lavori della Tangenziale Est Esterna. Altre due barriere alzate a difesa di quei 32 chilometri di strada in costruzione che stanno marciando in nome di Expo. E su cui si allungano sempre di più le ombre delle cosche. Perché è con queste ulteriori interdittive antimafia firmate dal prefetto di Milano, Francesco Paolo Tronca, che il contatore complessivo delle misure prese per ripulire le opere legate all’Esposizione è arrivato a 68, con 48 aziende coinvolte.
Di queste, fra interdittive e cancellazioni dalle white list (le liste di imprese “sane”), 26 riguardano i cantieri della nuova tangenziale: quasi il 40 per cento dei cartellini rossi totali. Tanto che adesso la Cgil lancia un allarme: «Il caso è preoccupante e deve essere approfondito - dice Antonio Lareno, il responsabile Expo della Camera del lavoro - Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto una riunione della cabina di regia della prefettura per aprire una discussione strategica sui protocolli e il tavolo manodopera. Alla luce dei dati, Tem l’incontro è sempre più urgente».
È soprattutto lì che sta tentando di infiltrarsi la criminalità, lungo il tracciato della Tem e delle altre strade connesse all’evento. Solo per dare un termine di paragone: le aziende interdette per lavori seguiti direttamente da Expo spa, compresi quella in Darsena e al centro di controllo in via Drago, sono quattro: per la Pedemontana poco di più. Un assalto che avviene seguendo tutta la filiera dei lavori e la scia di subappalti e subcontratti. È anche così che vengono escluse le aziende, alcune ancora prima di entrare nei cantieri Tem. Da quelle più grandi come la Padana Strade, una delle maggiori del Lodigiano (200 dipendenti) che aveva vinto uno spezzone per circa 10 milioni di euro, fino a quelle avevano puntato subappalti minori per 450mila euro (come è accaduto per la Ediscavi srl, società in realtà legata alla Skavedil del boss Galati). Nomi finiti al centro dell’operazione Quadrifoglio della Procura, che lo scorso ottobre ha fatto scattare arresti fra Milano e la Calabria.
In quelle carte veniva soltanto citata un altro colosso, la Grandedil di Nonantola in provincia di Modena, con un appalto da 40 milioni di euro. Ed è proprio per quest’ultima che adesso Tronca ha siglato una
ultime interdittive. «Se leggiamo i dati attraverso la lente del concessionario - continua Lareno - più del 70 per cento delle aziende coinvolte lavorano su opere di Cal, Concessioni autostradali lombarde, costituita dalla Regione attraverso Infrastrutture Lombarde e dal ministero delle Infrastrutture attraverso Anas. Tutto questo chiara direttamente in causa il Pirellone, che ha voluto questa società e lo sbandierato “Expo mafia free” di Roberto Maroni».
Di queste, fra interdittive e cancellazioni dalle white list (le liste di imprese “sane”), 26 riguardano i cantieri della nuova tangenziale: quasi il 40 per cento dei cartellini rossi totali. Tanto che adesso la Cgil lancia un allarme: «Il caso è preoccupante e deve essere approfondito - dice Antonio Lareno, il responsabile Expo della Camera del lavoro - Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto una riunione della cabina di regia della prefettura per aprire una discussione strategica sui protocolli e il tavolo manodopera. Alla luce dei dati, Tem l’incontro è sempre più urgente».
È soprattutto lì che sta tentando di infiltrarsi la criminalità, lungo il tracciato della Tem e delle altre strade connesse all’evento. Solo per dare un termine di paragone: le aziende interdette per lavori seguiti direttamente da Expo spa, compresi quella in Darsena e al centro di controllo in via Drago, sono quattro: per la Pedemontana poco di più. Un assalto che avviene seguendo tutta la filiera dei lavori e la scia di subappalti e subcontratti. È anche così che vengono escluse le aziende, alcune ancora prima di entrare nei cantieri Tem. Da quelle più grandi come la Padana Strade, una delle maggiori del Lodigiano (200 dipendenti) che aveva vinto uno spezzone per circa 10 milioni di euro, fino a quelle avevano puntato subappalti minori per 450mila euro (come è accaduto per la Ediscavi srl, società in realtà legata alla Skavedil del boss Galati). Nomi finiti al centro dell’operazione Quadrifoglio della Procura, che lo scorso ottobre ha fatto scattare arresti fra Milano e la Calabria.
In quelle carte veniva soltanto citata un altro colosso, la Grandedil di Nonantola in provincia di Modena, con un appalto da 40 milioni di euro. Ed è proprio per quest’ultima che adesso Tronca ha siglato una
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