giovedì 1 gennaio 2015

Riceviamo e pubblichiamo.

« Eurocrisi, dopo la Grecia i mercati mettono nel mirino l’Italia»

30/12/2014 - di 

Il quotidiano tedesco Die Welt rimarca alcuni segnali inquietanti sui mercati dei capitali, con un'enfasi tipica della Germania conservatrice 

« Eurocrisi, dopo la Grecia i mercati mettono nel mirino l'Italia»
Le elezioni anticipate in Grecia hanno rafforzato i timori di un possibile ritorno dell’eurocrisi sui mercati dei capitali. Secondo il quotidiano tedesco Die Welt, l’Italia è il Paese membro dell’unione monetaria che più sembra soffrire per le turbolenze, per ora parziali, sui mercati finanziari a causa dell’instabilità politica ellenica, e i dubbi sul mantenimento del suo percorso di riforme e consolidamento fiscale.
L’ITALIA E L’EUROCRISI - L’eurocrisi tornerà a causa dell’instabilità politica in Grecia, e la possibile fuoriuscita di Atene dall’unione monetaria legata ad un’eventuale svolta anti austerità di Alexis Tsipras in caso di sua vittoria alle elezioni anticipate del 25 gennaio? Sono interrogativi che inquietano diversi osservatori, parzialmente registrati già dalle oscillazioni sui mercati dei capitali secondo il quotidiano tedesco Die Welt. Il giornale di qualità del maggior gruppo editoriale teutonico, Axel Springer AG, rimarca come il nostro Paese appaia il più probabile candidato a esser colpito dalla sfiducia degli investitori in caso di ricomparsa dell’eurocrisi. Una parziale conferma di questa tesi è stata registrata ieri nella crescente divergenza registrata sui titoli di stato a breve periodo all’interno dell’eurozona. Diverse Nazioni, a partire dalla Germania, non pagano praticamente più intereressi sui bond con maturità a due anni. I governi di Finlandia, Paesi Bassi, Austria, Belgio, Francia, Irlanda e Slovacchia si indebitano in modo praticamente impercettibile, a differenza invece di quanto si verifica per Italia, Spagna e Portogallo. La brutta notizia, in prospettiva, è rappresentata dal maggior rendimento pagato sul mercato secondario dal Btp a due anni.
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L’ITALIA E LA GRECIA - Die Welt rimarca come nella giornata di ieri i rendimenti dei titoli di stato italiani con scadenza a due anni siano saliti allo 0,55%, un valore superiore rispetto a quelli di Portogallo e Spagna, anch’essi cresciuti allo 0,47 e allo 0,45%. Il quotidiano tedesco sottolinea come in tutti i casi questi tassi di interessi siano significativamente più alti rispetto a quelli pagati fino a poche settimane fa. «L’Italia deve pagare interessi più che raddoppiati rispetto a quelli offerti nel mese di settembre. Se questa tendenza si dovesse confermare, prima o poi sarebbe inevitabile il riproporsi dell’interrogativo sulla tenuta dell’eurozona». La valutazione pessimistica di Die Welt offre una prospettiva tipica della Germania conservatrice, che però ha una base di realtà. I mercati finanziari in questi mesi hanno prezzato il QE della Bce e la bassa inflazione, e la fuoriuscita di consistenti flussi di capitali dai Paesi emergenti ha favorito la discesa dei rendimenti dell’eurozona iniziata con il «whatever it takes» di Draghi del luglio 2012. Die Welt rimarca come a differenza di Spagna e sopratutto Irlanda l’Italia non abbia riconquistato competitività nel lasso temporale favorevole per le riforme creato dall’intervento della Bce, che finora ha rassicurato i mercati.
L’ITALIA E LA ROTTURA DELL’EURO - L’Euro Breakup Index, un indice che misura la probabilità che un Paese lasci l’unione monetaria, riferisce il quotidiano tedesco, si trova ora intorno al 12%. Prima del «whatever it takes» di Draghi questa percentuale era salita fino al 73%. Un altro modo per valutare la tenuta dell’eurozona e dei suoi singoli Paesi membri è l’osservazione dell’andamento dei Credit Default Swap, i derivati che trasferiscono il rischio del credito utilizzati come copertura dagli investitori. Gli ultimi dati non registrano un particolare movimento verso l’alto, anche se si può notare come all’interno dell’eurozona, e non solo, il valore dell’Italia, 143 punti base, sia particolarmente elevato rispetto ai Cds di altre Nazioni. Sopra di noi, all’interno dell’unione monetaria, c’è la Grecia, con 1280, e il Portogallo, con 210 punti base. Spagna e Irlanda quotano su un prezzo significativamente inferiore, 100 e 52, mentre i Cds della Germania valgono 17 punti base. Simili dati indicano un rischio credito ancora basso per il nostro Paese, anche se la divergenza con il resto dell’eurozona rispecchia l’andamento negativo rilevato sui titoli di debito a breve termine. Segnali potenzialmente preoccupanti, che potrebbero diventare più preoccupanti nelle prossime settimane sopratutto se la Bce non avvierà come previsto il QE.

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