venerdì 2 gennaio 2015

A Salvini e Grillo chiediamo:" Come risolverebbero questo problema?" Con il reddito di cittadinanza e con la tassazione al 15% per tutti? Ma mi facciano il piacere! Solo dei fessi possono credere alle sciocchezze che dicono.

Istat: «Fine della recessione vicina, ma resta alta la disoccupazione»

30/12/2014 - di 

Segnali positivi nell'ultima nota mensile. Ma, precisa l'istituto, «le condizioni del mercato del lavoro rimangono difficili»

Istat: «Fine della recessione vicina, ma resta alta la disoccupazione»
Fine della recessione vicina, ma la disoccupazione rimane ancora preoccupante. Si potrebbe riassumere con questi due concetti base l’ultima nota mensile del 2014 dell’Istat sull’andamento dell’economia italiana. La fase di contrazione – spiega l’istituto – si fermerà nei prossimi mesi. Ma le ombre rimangono, con una «disoccupazione in crescita». L’Istat sottolinea come le condizioni del mercato del lavoro «rimangono tuttavia difficili» con un tasso di disoccupazione in crescita. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Paodoan, ha invitato alla cautela: «Sul 2014 attendo i dati definitivi» ha affermato in una intervista sul Corriere della Sera. 
ISTAT: NESSUN EFFETTO PER IL CALO GREGGIO – «Nel complesso, l’indicatore composito anticipatore dell’economia italiana confermerebbe una sostanziale stazionarietà della crescita nel trimestre finale dell’anno», riporta la nota.
Non ci sarebbe in realtà nessun vantaggio per il crollo delle quotazioni del greggio, almeno per l’Italia. Tramite un esercizio di simulazione riportato dall’Istat nella nota mensile la caduta del prezzo del petrolio produrrebbe un «limitato effetto espansivo». Anche in Europa il greggio in calo non smuove più di quel tanto: «Per l’area dell’euro sarebbe stimato pari a 0,1 e 0,3 decimi di punto, rispettivamente, nel 2015 e 2016. Nel 2015, l’impatto sarebbe nullo in Italia e Germania e pari a 1 decimo di punto in Francia e Spagn». Anzi l’Istat sottolinea come il calo dei prezzi dei prodotti energetici potrebbe accentuare «le spinte disinflazionistiche con un impatto negativo sulle aspettative. In questo contesto, i paesi maggiormente indebitati vedrebbero aumentare il costo reale del debito». 
PIL PIATTO – E l’inflazione? Secondo l’anticipatore dell’Istat ci sarà «una sostanziale stazionarietà della crescita nel trimestre finale dell’anno». Tradotto, gli ultimi tre mesi del 2014 vanno verso una chiusura con Pil piatto, fermo sullo ‘zero’. Un risultato per chi, come l’Italia, viene da una lunga collezione di segni meno, da cui neppure il terzo trimestre si è discostato (-0,1%). «La fiducia dei consumatori ha registrato un peggioramento a dicembre, dalle imprese arrivano segnali contrastanti».
IL VERO PROBLEMA? IL MERCATO DEL LAVORO - Il problema reale, secondo Istat, rimane il mercato del lavoro, che parla di «condizioni difficili, con livelli di occupazioni stagnanti» e con una ricerca, vana, di trovare impiego. Un valore «sensibilmente più elevato» del tasso di disoccupazione (13,2% ad ottobre scorso) rispetto alla media europea. E perfino le grandi imprese vedono restringersi gli organici. Altri brutti segnali giungono dall’impennata della disoccupazione di lunga durata, con oltre la metà dei senza lavoro (62,3%) che lo è da oltre un anno. «Da un lato nuovi attori si muovono alla ricerca di un posto di lavoro, dall’altra le persone già sul mercato sperimentano difficoltà crescenti nel trovare un’occupazione». Per le imprese l’ottimismo resta stazionario. A dicembre 2014 l’indice composito del clima di fiducia delle imprese italiane rilevato dall’Istat è stabile, rispetto al mese precedente, a 87,6. Il clima di fiducia delle imprese, spiega l’Istituto di statistica, migliora nel settore manifatturiero ed in quello del commercio al dettaglio, peggiora nel settore delle costruzioni e dei servizi di mercato.

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