L'Istat vede la fine della recessione, ma la disoccupazione sale
L'Istituto si aspetta una "sostanziale stazionarietà" della crescita nel trimestre finale dell'anno, poi l'arresto della contrazione "nei prossimi mesi" grazie "ai segnali positivi per la domanda interna". Però "le condizioni del mercato del lavoro rimangono difficili". Cautela sull'aiuto dal calo del petrolio
MILANO - La statistica ci dice che la fine del tunnel della recessione è dietro l'angolo, ma per il mercato del lavoro la ripresa è di là da venire. "La fase di contrazione dell'economia italiana è attesa arrestarsi nei prossimi mesi, in presenza di segnali positivi per la domanda interna", afferma l'Istat nella Nota mensile sull'andamento dell'economia italiana. L'Istituto di Statistica spiega che nel Belpaese, nel terzo trimestre, "l'attività economica ha continuato a mantenersi debole. Il prodotto lordo è risultato ancora in flessione (-0,1% su base congiunturale) a seguito dell'accentuarsi della contrazione del valore aggiunto sia nella manifattura sia nelle costruzioni (rispettivamente, -0,6% e -1,1%) ma in presenza di una stazionarietà nel settore dei servizi". Quanto all'ultima parte dell'anno, "l'indicatore composito anticipatore dell'economia italiana confermerebbe una sostanziale stazionarietà della crescita nel trimestre finale dell'anno".
Nel complesso, lo scenario macroeconomico permane frammentato. Tra le economie avanzate, gli Stati Uniti mostrano vigorosi segnali di crescita mentre nell'area euro gli indicatori anticipatori evidenziano i primi segnali di miglioramento. L'assestamento del prezzo del petrolio ai bassi livelli attuali è previsto influire moderatamente, in senso positivo, sulla crescita economica dei principali paesi europei. Sul punto c'è però cautela, a differenza di quanto ha sostenuto anche Pier Carlo Padoan: l'effetto "per l'area dell'euro sarebbe stimato pari a 0,1 e 0,3 decimi di punto, rispettivamente, nel 2015 e 2016. Nel 2015, l'impatto sarebbe nullo in Italia e Germania e pari a 1 decimo di punto in Francia e Spagna". Anzi, fa presente sempre l'Istat, il calo dei prezzi dei prodotti energetici potrebbe accentuare "le spinte disinflazionistiche con un impatto negativo sulle aspettative. In questo contesto, i paesi maggiormente indebitati vedrebbero aumentare il costo reale del debito".
In Italia, in questo contesto, "le condizioni del mercato del lavoro rimangono difficili con livelli di occupazione stagnanti e tasso di disoccupazione in crescita".
Proprio nel passaggio dedicato all'occupazione, l'Istat annota che "la stasi del mercato del lavoro italiano si è riflessa anche nell'andamento del tasso di posti vacanti: i dati destagionalizzati relativi al terzo trimestre mostrano che l'indicatore di domanda di lavoro è rimasto ancorato ai valori di inizio anno". Il tasso di disoccupazione "ha continuato a salire: in ottobre, i dati destagionalizzati hanno evidenziato una crescita di tre decimi di punto rispetto a settembre, raggiungendo il valore massimo di 13,2%, sensibilmente più elevato rispetto alla media europea (11,5%). La crescita del tasso di disoccupazione - si legge - è visibile anche nei dati non destagionalizzati: si è verificato un incremento di cinque decimi di punto rispetto allo stesso trimestre del 2013".
L'andamento si deve - ed è un'annotazione positiva - alla crescita delle persone in cerca di occupazione (+5,8% l'aumento tendenziale) e tra queste è aumentata soprattutto la quota di disoccupati in cerca di prima occupazione (+17,6%). La crescita delle persone in cerca di lavoro si accompagna comunque ad un allungamento dei periodi di disoccupazione: l'incidenza dei disoccupati di lunga durata (quota di persone che cercano lavoro da più di un anno) è salita nell'anno in corso dal 56,9% al 62,3%.
Questo gruppo di individui, generalmente considerati poco appetibili dalle imprese, "costituisce un fattore di freno alla discesa della disoccupazione soprattutto nel Mezzogiorno. Alla crescita dei disoccupati si è aggiunta anche quella delle persone definite più vicine al mercato del lavoro (+8,3% rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente). Tra gli inattivi, inoltre, sono cresciuti coloro che non hanno cercato attivamente lavoro perchè ritengono di non riuscire a trovarlo (lavoratori scoraggiati, +6,5%)". Nel complesso "la ricerca del posto di lavoro risulta caratterizzata da elementi contrastanti: da un lato nuovi attori si muovono alla ricerca di un po-sto di lavoro, dall'altra le persone già sul mercato sperimentano difficoltà crescenti nel trovare una occupazione".
Nel complesso, lo scenario macroeconomico permane frammentato. Tra le economie avanzate, gli Stati Uniti mostrano vigorosi segnali di crescita mentre nell'area euro gli indicatori anticipatori evidenziano i primi segnali di miglioramento. L'assestamento del prezzo del petrolio ai bassi livelli attuali è previsto influire moderatamente, in senso positivo, sulla crescita economica dei principali paesi europei. Sul punto c'è però cautela, a differenza di quanto ha sostenuto anche Pier Carlo Padoan: l'effetto "per l'area dell'euro sarebbe stimato pari a 0,1 e 0,3 decimi di punto, rispettivamente, nel 2015 e 2016. Nel 2015, l'impatto sarebbe nullo in Italia e Germania e pari a 1 decimo di punto in Francia e Spagna". Anzi, fa presente sempre l'Istat, il calo dei prezzi dei prodotti energetici potrebbe accentuare "le spinte disinflazionistiche con un impatto negativo sulle aspettative. In questo contesto, i paesi maggiormente indebitati vedrebbero aumentare il costo reale del debito".
In Italia, in questo contesto, "le condizioni del mercato del lavoro rimangono difficili con livelli di occupazione stagnanti e tasso di disoccupazione in crescita".
Proprio nel passaggio dedicato all'occupazione, l'Istat annota che "la stasi del mercato del lavoro italiano si è riflessa anche nell'andamento del tasso di posti vacanti: i dati destagionalizzati relativi al terzo trimestre mostrano che l'indicatore di domanda di lavoro è rimasto ancorato ai valori di inizio anno". Il tasso di disoccupazione "ha continuato a salire: in ottobre, i dati destagionalizzati hanno evidenziato una crescita di tre decimi di punto rispetto a settembre, raggiungendo il valore massimo di 13,2%, sensibilmente più elevato rispetto alla media europea (11,5%). La crescita del tasso di disoccupazione - si legge - è visibile anche nei dati non destagionalizzati: si è verificato un incremento di cinque decimi di punto rispetto allo stesso trimestre del 2013".
L'andamento si deve - ed è un'annotazione positiva - alla crescita delle persone in cerca di occupazione (+5,8% l'aumento tendenziale) e tra queste è aumentata soprattutto la quota di disoccupati in cerca di prima occupazione (+17,6%). La crescita delle persone in cerca di lavoro si accompagna comunque ad un allungamento dei periodi di disoccupazione: l'incidenza dei disoccupati di lunga durata (quota di persone che cercano lavoro da più di un anno) è salita nell'anno in corso dal 56,9% al 62,3%.
Questo gruppo di individui, generalmente considerati poco appetibili dalle imprese, "costituisce un fattore di freno alla discesa della disoccupazione soprattutto nel Mezzogiorno. Alla crescita dei disoccupati si è aggiunta anche quella delle persone definite più vicine al mercato del lavoro (+8,3% rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente). Tra gli inattivi, inoltre, sono cresciuti coloro che non hanno cercato attivamente lavoro perchè ritengono di non riuscire a trovarlo (lavoratori scoraggiati, +6,5%)". Nel complesso "la ricerca del posto di lavoro risulta caratterizzata da elementi contrastanti: da un lato nuovi attori si muovono alla ricerca di un po-sto di lavoro, dall'altra le persone già sul mercato sperimentano difficoltà crescenti nel trovare una occupazione".
Nessun commento:
Posta un commento