CHI LI HA VISTI
Da Letta a Crimi: desaparecidos 2014 della politica
Letta rottamato da Renzi. Vendola col partito a pezzi. Casini eterno indeciso. Bondi-Santanchè spariti. E Lombardi-Crimi demansionati. Gli eclissati illustri.More Sharing Services
C’è chi, imperterrito, continua a cinguettare su Twitter.
Chi va spesso in televisione e chi, più mestamente, aspetta il momento giusto per andare in pensione sparendo piano piano dai radar della politica che conta.
2014, anno uno dell’era renziana. Quello della rottamazione, dei gufi e dei rosiconi, che ha finito per inghiottire personaggi illustri. Come Enrico Letta.
CADUTI NEL DIMENTICATOIO. Nell’anno appena concluso l’ex presidente del Consiglio è stato il primo a uscire di scena, ma non l’unico.
Altri, infatti, sono andati incontro al suo stesso destino. Personaggi che per parecchio tempo sono stati sulla cresta dell’onda, come il leader centrista Pier Ferdinando Casini o la “pitonessa” Daniela Santanchè, caduti nel dimenticatoio dopo l’ascesa del premier-segretario che, nel bene e nel male, ha catalizzato su di sé tutte le attenzioni.
Ed è già tempo di capire a chi, nel 2015, spetterà la stessa sorte.
Chi va spesso in televisione e chi, più mestamente, aspetta il momento giusto per andare in pensione sparendo piano piano dai radar della politica che conta.
2014, anno uno dell’era renziana. Quello della rottamazione, dei gufi e dei rosiconi, che ha finito per inghiottire personaggi illustri. Come Enrico Letta.
CADUTI NEL DIMENTICATOIO. Nell’anno appena concluso l’ex presidente del Consiglio è stato il primo a uscire di scena, ma non l’unico.
Altri, infatti, sono andati incontro al suo stesso destino. Personaggi che per parecchio tempo sono stati sulla cresta dell’onda, come il leader centrista Pier Ferdinando Casini o la “pitonessa” Daniela Santanchè, caduti nel dimenticatoio dopo l’ascesa del premier-segretario che, nel bene e nel male, ha catalizzato su di sé tutte le attenzioni.
Ed è già tempo di capire a chi, nel 2015, spetterà la stessa sorte.
1. Enrico Letta: rottamato da Renzi e sparito senza far rumore
Il 2014 di Enrico Letta è racchiuso in due fotogrammi.
Il primo è datato 22 febbraio, giorno del passaggio di consegne a Palazzo Chigi con quel Matteo Renzi che solo pochi giorni prima gli aveva detto #staisereno.
Una gelida stretta di manosenza neanche guardarsi in faccia. Poi la discesa nel cortile per il saluto, con la mano sul cuore, ai dipendenti. E l’uscita di scena.
Il secondo è l’abbraccio con Pier Luigi Bersani, colpito a gennaio da un aneurisma cerebrale. Era il 26 febbraio e alla Camera si votava la fiducia al governo dell’ex sindaco di Firenze, che ha rottamato entrambi.
APPREZZATO DALL'EUROPA. Da allora più nulla da segnalare. L’ex vice segretario del Partito democratico è stato candidato alla guida del Consiglio europeo (il Ppe lo definì «un compromesso perfetto» fra popolari e socialisti) e come Mr. Pesc.
Poi la “renziana” Federica Mogherini ha avuto la meglio. Il suo nome è finito anche nelle carte dell’inchiesta sul Mose: «Falsità», la replica.
L’unica certezza del suo 2014 è stata l’assegnazione del premio “Guerriero pisano” che Letta jr ha ricevuto a luglio nella sua città, con tanto di foto su Facebook come testimonianza.
AL QUIRINALE? NON HA L'ETÀ. Di recente è entrato nella lista dei candidati per il Quirinale. «Non ho l’età» (ha 48 anni e per essere eleggibili ne servono 50 compiuti, ndr), ha tagliato corto, ma «spero si elegga un presidente autorevole e dotato di autonomia e indipendenza».
Il primo è datato 22 febbraio, giorno del passaggio di consegne a Palazzo Chigi con quel Matteo Renzi che solo pochi giorni prima gli aveva detto #staisereno.
Una gelida stretta di manosenza neanche guardarsi in faccia. Poi la discesa nel cortile per il saluto, con la mano sul cuore, ai dipendenti. E l’uscita di scena.
Il secondo è l’abbraccio con Pier Luigi Bersani, colpito a gennaio da un aneurisma cerebrale. Era il 26 febbraio e alla Camera si votava la fiducia al governo dell’ex sindaco di Firenze, che ha rottamato entrambi.
APPREZZATO DALL'EUROPA. Da allora più nulla da segnalare. L’ex vice segretario del Partito democratico è stato candidato alla guida del Consiglio europeo (il Ppe lo definì «un compromesso perfetto» fra popolari e socialisti) e come Mr. Pesc.
Poi la “renziana” Federica Mogherini ha avuto la meglio. Il suo nome è finito anche nelle carte dell’inchiesta sul Mose: «Falsità», la replica.
L’unica certezza del suo 2014 è stata l’assegnazione del premio “Guerriero pisano” che Letta jr ha ricevuto a luglio nella sua città, con tanto di foto su Facebook come testimonianza.
AL QUIRINALE? NON HA L'ETÀ. Di recente è entrato nella lista dei candidati per il Quirinale. «Non ho l’età» (ha 48 anni e per essere eleggibili ne servono 50 compiuti, ndr), ha tagliato corto, ma «spero si elegga un presidente autorevole e dotato di autonomia e indipendenza».
2. Nichi Vendola: dagli elogi al premier al caos dentro Sel
Il leader di Sinistra ecologia e libertà, Nichi Vendola, l’11 gennaio 2014 diceva: «Trovo vitale lo stile di Renzi che quotidianamente cerca di rompere la separatezza del Palazzo e di porre nell’agenda politica le questioni che esplodono nella società».
Era passato appena un mese dalle primarie vinte da Matteo contro Cuperlo e Civati.
Poi, compreso che le larghe intese sarebbero andate avanti anche dopo la nomina di Renzi alla presidenza del Consiglio, il suo si è trasformato in un altro anno all’opposizione.
Il rottamatore? «Tanto rumore per nulla, la montagna ha partorito un topolino».
IL SUO PARTITO PERDE I PEZZI. Per il governatore della Puglia il 2014 è stato low profile.
Colpa della questione-Ilva (il 6 marzo Vendola è stato rinviato a giudizioinsieme con altre 50 persone) e dell’adesione di Sel alla Lista Tsipras in vista delle Europee del 25 maggio che ha spaccato il partito.
Dall’inizio della legislatura in 11 hanno già lasciato il gruppo alla Camera, compresi alcuni pezzi da novanta come Gennaro Migliore, passato nelle file del Pd assieme all’ex tesoriere di Sel Sergio Boccadutri, e Claudio Fava.
ORA PUNTA AI DELUSI DEL PD. Circostanze che hanno costretto il leader con l’orecchino a presentarsi dimissionario all’assemblea del partito del 25 giugno. Per sua fortuna è rimasto in sella. I propositi per il nuovo anno? Un partito con i delusi del Pd e l’elezione di Prodi al Quirinale.
Era passato appena un mese dalle primarie vinte da Matteo contro Cuperlo e Civati.
Poi, compreso che le larghe intese sarebbero andate avanti anche dopo la nomina di Renzi alla presidenza del Consiglio, il suo si è trasformato in un altro anno all’opposizione.
Il rottamatore? «Tanto rumore per nulla, la montagna ha partorito un topolino».
IL SUO PARTITO PERDE I PEZZI. Per il governatore della Puglia il 2014 è stato low profile.
Colpa della questione-Ilva (il 6 marzo Vendola è stato rinviato a giudizioinsieme con altre 50 persone) e dell’adesione di Sel alla Lista Tsipras in vista delle Europee del 25 maggio che ha spaccato il partito.
Dall’inizio della legislatura in 11 hanno già lasciato il gruppo alla Camera, compresi alcuni pezzi da novanta come Gennaro Migliore, passato nelle file del Pd assieme all’ex tesoriere di Sel Sergio Boccadutri, e Claudio Fava.
ORA PUNTA AI DELUSI DEL PD. Circostanze che hanno costretto il leader con l’orecchino a presentarsi dimissionario all’assemblea del partito del 25 giugno. Per sua fortuna è rimasto in sella. I propositi per il nuovo anno? Un partito con i delusi del Pd e l’elezione di Prodi al Quirinale.
3. Pier Ferdinando Casini: un po' a destra e un po' renziano
Pier Ferdinando Casini spiegava di essere «un senatore vicino alla pensione» dopo le elezioni che a febbraio 2013 videro l’Unione di centro (Udc) raccogliere un misero 1,74%.
Come a dire: ho già dato, ora mi riposo. Per chiudere la carriera in bellezza, a maggio dello stesso anno Casini è stato nominato presidente della commissione Esteri di Palazzo Madama.
Carica che gli ha permesso di vivere il momento forse più alto di tutto il suo 2014: la visita ai due Marò detenuti in India.
MARÒ, POLEMICHE SUL WEB. La foto insieme a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, postata su Twitter, ha suscitato ironie e qualche polemica in Rete: «Casini in India dai marò, quando si dice che le sventure non arrivano mai da sole»; «Ma chi la paga ’sta passerella? Noi vè?».
Ma il 2014 dell’ex presidente della Camera verrà ricordato anche (e solo) per la riedizione della politica dei “due forni”.
A inizio febbraio, prima della caduta di Enrico Letta, Casini comunicava l’intenzione di riallacciare l’alleanza politica con il centrodestra.
«NON OSTACOLO RENZI». Poi, con l’ascesa del segretario del Pd e la nomina di Gianluca Galletti all’Ambiente, è arrivato anche il sostegno al nuovo esecutivo: «Renzi può sembrare uno smargiassone e io stesso non gli ho risparmiato critiche», ma «non voglio mettergli i bastoni fra le ruote». Come sempre una mano lava l’altra e tutte e due lavano il viso.
Come a dire: ho già dato, ora mi riposo. Per chiudere la carriera in bellezza, a maggio dello stesso anno Casini è stato nominato presidente della commissione Esteri di Palazzo Madama.
Carica che gli ha permesso di vivere il momento forse più alto di tutto il suo 2014: la visita ai due Marò detenuti in India.
MARÒ, POLEMICHE SUL WEB. La foto insieme a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, postata su Twitter, ha suscitato ironie e qualche polemica in Rete: «Casini in India dai marò, quando si dice che le sventure non arrivano mai da sole»; «Ma chi la paga ’sta passerella? Noi vè?».
Ma il 2014 dell’ex presidente della Camera verrà ricordato anche (e solo) per la riedizione della politica dei “due forni”.
A inizio febbraio, prima della caduta di Enrico Letta, Casini comunicava l’intenzione di riallacciare l’alleanza politica con il centrodestra.
«NON OSTACOLO RENZI». Poi, con l’ascesa del segretario del Pd e la nomina di Gianluca Galletti all’Ambiente, è arrivato anche il sostegno al nuovo esecutivo: «Renzi può sembrare uno smargiassone e io stesso non gli ho risparmiato critiche», ma «non voglio mettergli i bastoni fra le ruote». Come sempre una mano lava l’altra e tutte e due lavano il viso.
4. Bondi e Santanchè: i desaparecidos di Forza Italia
Ad aver fatto perdere le proprie tracce nell’alveo del centrodestra è stato Sandro Bondi, uno dei pochi comunisti riusciti a fare breccia nel cuore di Silvio Berlusconi.
Del 2014 dell’ex ministro della Cultura si ricorda un unico episodio: la lettera inviata il 23 aprile al quotidiano La Stampanella quale Bondi parlava di un partito, Forza Italia, «privo di una strategia per il futuro» e chiedeva all’ex premier di appoggiare Renzi. Le reazioni dei colleghi, com’è ovvio, non furono entusiaste.
COME CRUDELIA DE MON. In quell’occasione a non prenderla bene ci fu anche Daniela Santachè. O Crudelia De Mon, come l’ha ribattezzata Francesca Pascale.
Proprio a causa del rapporto non idilliaco con la fidanzata di Berlusconi la “pitonessa” è rimasta ai margini di Forza Italia per quasi tutto lo scorso anno.
PIÙ IN TIVÙ CHE IN AULA. Certo, l’ex Cav le ha affidato il fundraising di un partito con le casse vuote e le presenze in tivù sono state tante, forse più di quelle in Aula (secondo Openpolis, Santanchè ha uno degli indici di produttività più bassi di Montecitorio). Ma per lei il 2014 è stato un anno avaro di soddisfazioni se si calcola anche il tentativo andato a vuoto di comprare l’Unità.
Del 2014 dell’ex ministro della Cultura si ricorda un unico episodio: la lettera inviata il 23 aprile al quotidiano La Stampanella quale Bondi parlava di un partito, Forza Italia, «privo di una strategia per il futuro» e chiedeva all’ex premier di appoggiare Renzi. Le reazioni dei colleghi, com’è ovvio, non furono entusiaste.
COME CRUDELIA DE MON. In quell’occasione a non prenderla bene ci fu anche Daniela Santachè. O Crudelia De Mon, come l’ha ribattezzata Francesca Pascale.
Proprio a causa del rapporto non idilliaco con la fidanzata di Berlusconi la “pitonessa” è rimasta ai margini di Forza Italia per quasi tutto lo scorso anno.
PIÙ IN TIVÙ CHE IN AULA. Certo, l’ex Cav le ha affidato il fundraising di un partito con le casse vuote e le presenze in tivù sono state tante, forse più di quelle in Aula (secondo Openpolis, Santanchè ha uno degli indici di produttività più bassi di Montecitorio). Ma per lei il 2014 è stato un anno avaro di soddisfazioni se si calcola anche il tentativo andato a vuoto di comprare l’Unità.
5. Lombardi-Crimi: cinque stelle cadenti
Chi, più o meno, è riuscito a salvare un anno incolore in 'zona Cesarini' è stata la coppia formata dai cinque stelle Roberta Lombardi e Vito Crimi.
TRATTATIVA CON BERSANI.Un duo storico, non solo perché sono stati i primi capigruppo dei grillini (la prima alla Camera e il secondo al Senato), ma anche e soprattutto per quello streaming con Pier Luigi Bersani dopo il pareggio alle elezioni del 2013 durante il quale Lombardi esclamò: «Mentre la ascoltavo mi sembrava di stare a Ballarò».
REGALO DI NATALE PER LORO. Scomparsi nel nulla fra espulsioni e il varo del “direttorio”, da cui sono rimasti fuori, per Lombardi e Crimi il 24 dicembre è arrivato un inaspettato regalo di Natale.
Grazie al voto degli iscritti che si è svolto sul blog di Beppe Grillo entrambi sono infatti entrati a far parte del comitato d’appello del M5s che per i prossimi cinque anni sarà chiamato a esprimersi sugli eventuali ricorsi degli espulsi.
Lombardi ha raccolto più preferenze di tutti (12.916 su un totale di 23.786 votanti) insieme con Giancarlo Cancelleri (11.072), mentre Crimi è stato nominato dal consiglio direttivo. Del resto, recita un vecchio adagio, chi si accontenta gode. Auguri.
TRATTATIVA CON BERSANI.Un duo storico, non solo perché sono stati i primi capigruppo dei grillini (la prima alla Camera e il secondo al Senato), ma anche e soprattutto per quello streaming con Pier Luigi Bersani dopo il pareggio alle elezioni del 2013 durante il quale Lombardi esclamò: «Mentre la ascoltavo mi sembrava di stare a Ballarò».
REGALO DI NATALE PER LORO. Scomparsi nel nulla fra espulsioni e il varo del “direttorio”, da cui sono rimasti fuori, per Lombardi e Crimi il 24 dicembre è arrivato un inaspettato regalo di Natale.
Grazie al voto degli iscritti che si è svolto sul blog di Beppe Grillo entrambi sono infatti entrati a far parte del comitato d’appello del M5s che per i prossimi cinque anni sarà chiamato a esprimersi sugli eventuali ricorsi degli espulsi.
Lombardi ha raccolto più preferenze di tutti (12.916 su un totale di 23.786 votanti) insieme con Giancarlo Cancelleri (11.072), mentre Crimi è stato nominato dal consiglio direttivo. Del resto, recita un vecchio adagio, chi si accontenta gode. Auguri.
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