domenica 26 ottobre 2014

Questi assassini dell'ISIS che possono dialogare solo con Di Battista.

Torturati e affamati prima della decapitazione, gli orrori dell'Is sugli ostaggi occidentali

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militanti dello Stato Islamico hanno torturato, anche con false esecuzioni, e affamato James Foley e gli altri tre ostaggi occidentali che hanno poi decapitato. E’ quanto scrive il New York Times in un lungo articolo in cui, sulla base delle testimonianze di 5 ostaggi che l’Is ha liberato, ricostruisce l’orrore delle prigioni in cui sono stati rinchiusi. I militanti sarebbero particolarmente accaniti contro Foley, il 40enne giornalista americano rapito nel 2012 che è stato il primo ostaggio ad essere decapitato di fronte alla telecamera dell’Is.
Prima della morte, Foley, scrive ancora il Times, ha dovuto subire pestaggi, torture con il 'waterboarding', il finto annegamento usato anche dalla Cia con i sospetti terroristi, e finte esecuzioni. Il giornale newyorkese sottolinea che Foley e gli altri tre ostaggi poi uccisi – il giornalista americano Steve Sotloff ed i due britannici David Haines e Alan Henning – erano torturati più degli altri perché i loro governi si rifiutavano, a differenza di quelli di altri ostaggi, di trattare per il pagamento di riscatti.
Ma il Times rivela anche che Foley si sarebbe anche convertito all’Islam, adottando il nome di Abu Hamza. Spesso gli ostaggi occidentali di gruppi estremisti islamici si convertono in modo fittizio nella speranza di migliorare così la situazione. Ma, raccontano le fonti del Times, la conversione di Foley sarebbe stata sincera, come quella di Peter Kassig, l'ex Army Ranger che l’Is ha indicato come il prossimo ostaggio che verrà decapitato. Kassig è, sempre secondo il Times, uno dei tre occidentali rimasti in mano dell’Is, insieme al britannico John Cantile e una donna americana di cui non è stata rivelata l’identità.
Nuovo video di Cantlie - Intanto lo Stato islamico ha diffuso un altro video, il quinto, dell'ostaggio britannico John Cantlie, da due anni in mano ai jihadisti in Siria. Nel filmato, di 6 minuti e 30 secondi, il prigioniero denuncia quella che definisce "la verità scomoda" sugli Stati Uniti e la Gran Bretagna che non negoziano il rilascio dei propri cittadini. Il video è stato pubblicato ieri su Twitter ed è prodotto dalla al Furqan Media Foundation, rende noto Site, sito americano specializzato nel monitoraggio della minaccia jihadista sulla Rete.
"Salve io sono John Cantlie, il cittadino britannico abbandonato dal mio governo e prigioniero dello Stato Islamico da quasi due anni", afferma Cantlie che legge anche un presunto scambio di mail tra i familiari degli ostaggi e l'Is, in cui si lamenta l'assenza di intervento ed aiuto da parte del governo americano. "L'elemento ricorrente in queste mail - ha affermato - è che il governo americano non ha fatto semplicemente niente per aiutare le famiglie coinvolte nei negoziati. I mujahideen ci hanno detto che i nostri governi non si interessavano a noi e non gli abbiamo creduto. Ma era tutto vero - conclude - i nostri governi hanno scelto di non negoziare con l'Is attraverso le nostre famiglie. E mentre tutti gli altri hanno rispettato le condizioni per il rilascio, per noi non c'è stato accordo".

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