M5s, le Amministrative puniscono Grillo
Il flop a Reggio Calabria per molti è solo l'inizio. Con le prossime urne c'è il rischio implosione. Per un M5s che ha perso i valori e ha «troppi leader».More Sharing Services
Il 2,49% del Movimento 5 stelle alle Comunali di Reggio Calabria vinte a mani basse dal candidato del centrosinistra Giuseppe Falcomatà è figlio di un caos che oggi rischia di investire l'intero gruppo nazionale.
I MEETUP IN GUERRA. Per capire le ragioni della débâcle reggina occorre però fare un passo indietro. Nel capoluogo calabrese, infatti, il partito di Beppe Grillo si fonda su cinque diversi Meetup, di cui tre (i più importanti) sono in costante contrapposizione tra loro, tanto che alle primarie di settembre per scegliere il candidato sindaco e le liste di consiglieri collegate, si presentarono Vincenzo Giordano, Fabio Foti e Giovanni Belmonte. A Vincere fu Giordano, una seconda scelta, dopo che il gruppo dirigente nazionale escluse Salvatore Serranò perché diffidato «per uso improprio del simbolo» e dunque incandidabile.
Agli attivisti reggini, poi, non andò giù nemmeno il metodo delle liste bloccate di consiglieri, che tradiva lo spirito originario del Movimento. Tra polemiche, accuse via social network e veleni, comunque i pentastellati arrivarono sul filo di lana a mettere in piedi una squadra (scarna, perché composta solo da 22 candidati e non i 32 previsti) per le Amministrative, a poche ore dalla chiusura dei termini per la presentazione delle liste.
IL TANDEM MORRA-NESCI. Ma a chi rispondono, a livello nazionale, queste «correnti» interne al M5s? Da più parti, a Roma, si rincorrono voci di una sorta di «dominanza» del cittadino-senatore Nicola Morra, in tandem con la cittadina-deputata, Dalila Nesci. Secondo i colleghi di partito, in Calabria sono loro ad avere il polso della situazione.
Sul territorio, invece, il referente è Daniele Morabito, candidato alle Regionali nella lista capeggiata da Cono Cantelmi. Sul risultato fallimentare di Reggio Calabria, e sulle ragioni che hanno portato il Movimento a non ottenere nemmeno un seggio, dai due parlamentari però non sono ancora arrivate dichiarazioni o analisi.
«SEGNALI DI SFALDAMENTO». «Quello che è accaduto a Reggio è, in proporzione, un altro segnale di sfaldamento», rivela una fonte a Lettera43.it, «ormai il gruppo è diviso tra 'talebani' e 'dissidenti', e dopo le Regionali avverrà di sicuro un redde rationem anche a livello nazionale».
Ancora pochi mesi, dunque, e i dubbi sul futuro del Movimento 5 stelle potranno essere sciolti. O almeno è questa l'aria che si respira nei palazzi romani, tra i rappresentanti pentastellati non pienamente convinti dalle scelte di Grillo e Casaleggio.
«DOBBIAMO RITROVARE I VALORI». Tanto che uno dei parlamentari arriva a dire: «Non si tratta di accettare o contestare le linee guida di Beppe e Gianroberto. In gioco c'è la sopravvivenza di un movimento che ha perso la strada di casa. Dobbiamo ritrovare i valori fondativi, non nuovi leader. Per quello c'è tempo». E aggiunge sarcastico: «Tanto qui da noi tutti si sentono leader...».
I MEETUP IN GUERRA. Per capire le ragioni della débâcle reggina occorre però fare un passo indietro. Nel capoluogo calabrese, infatti, il partito di Beppe Grillo si fonda su cinque diversi Meetup, di cui tre (i più importanti) sono in costante contrapposizione tra loro, tanto che alle primarie di settembre per scegliere il candidato sindaco e le liste di consiglieri collegate, si presentarono Vincenzo Giordano, Fabio Foti e Giovanni Belmonte. A Vincere fu Giordano, una seconda scelta, dopo che il gruppo dirigente nazionale escluse Salvatore Serranò perché diffidato «per uso improprio del simbolo» e dunque incandidabile.
Agli attivisti reggini, poi, non andò giù nemmeno il metodo delle liste bloccate di consiglieri, che tradiva lo spirito originario del Movimento. Tra polemiche, accuse via social network e veleni, comunque i pentastellati arrivarono sul filo di lana a mettere in piedi una squadra (scarna, perché composta solo da 22 candidati e non i 32 previsti) per le Amministrative, a poche ore dalla chiusura dei termini per la presentazione delle liste.
IL TANDEM MORRA-NESCI. Ma a chi rispondono, a livello nazionale, queste «correnti» interne al M5s? Da più parti, a Roma, si rincorrono voci di una sorta di «dominanza» del cittadino-senatore Nicola Morra, in tandem con la cittadina-deputata, Dalila Nesci. Secondo i colleghi di partito, in Calabria sono loro ad avere il polso della situazione.
Sul territorio, invece, il referente è Daniele Morabito, candidato alle Regionali nella lista capeggiata da Cono Cantelmi. Sul risultato fallimentare di Reggio Calabria, e sulle ragioni che hanno portato il Movimento a non ottenere nemmeno un seggio, dai due parlamentari però non sono ancora arrivate dichiarazioni o analisi.
«SEGNALI DI SFALDAMENTO». «Quello che è accaduto a Reggio è, in proporzione, un altro segnale di sfaldamento», rivela una fonte a Lettera43.it, «ormai il gruppo è diviso tra 'talebani' e 'dissidenti', e dopo le Regionali avverrà di sicuro un redde rationem anche a livello nazionale».
Ancora pochi mesi, dunque, e i dubbi sul futuro del Movimento 5 stelle potranno essere sciolti. O almeno è questa l'aria che si respira nei palazzi romani, tra i rappresentanti pentastellati non pienamente convinti dalle scelte di Grillo e Casaleggio.
«DOBBIAMO RITROVARE I VALORI». Tanto che uno dei parlamentari arriva a dire: «Non si tratta di accettare o contestare le linee guida di Beppe e Gianroberto. In gioco c'è la sopravvivenza di un movimento che ha perso la strada di casa. Dobbiamo ritrovare i valori fondativi, non nuovi leader. Per quello c'è tempo». E aggiunge sarcastico: «Tanto qui da noi tutti si sentono leader...».
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