NODI
Cigl, ipotesi tessere gonfiate: accuse e indagini
Non esistono dati sugli iscritti nel privato. E gli stessi sindacati si scontrano tra loro. Senza scordare lo scandalo Spi a Piacenza. Che spaccò la sigla in Emilia.
Pina Picierno dice che Susanna Camusso è stata eletta alla guida del maggiore sindacato di Italia grazie a «tessere false». Un'accusa pesante, che però ripropone un problema annoso, perché sulle iscrizioni al sindacato dei lavoratori del settore privato non c'è attualmente alcun controllo. E il cono d'ombra ha dato adito nel tempo a diffidenze, critiche e veleni.
MANCANO DATI CERTI. Al punto che nel 2012, il sindacato autonomo Consal ha denunciato l'esistenza di milioni di iscrizioni fantasma. Fino a che però non ci sarà un vero sistema di monitoraggio, i soli numeri certi sono quelli sui lavoratori pubblici.
VELENI E DUBBI. Gli stracci sono volati anche tra le stesse organizzazioni dei lavoratori: con la Cisl di Bonanni che nel 2009 ha accusato la Cgil di Epifani di aver gonfiato le tessere degli stranieri per arrivare al sorpasso.
Un caso però ha lanciato sulla Cgil di Camusso ombre ben più cupe: a Piacenza più di 100 pensionati sono stati iscritti per anni allo Spi - il sindacato dei pensionati - a loro insaputa, e subendo una trattenuta di pochi euro al mese che moltiplicata per il numero delle 'vittime' è valsa 10 mila euro l'anno
MANCANO DATI CERTI. Al punto che nel 2012, il sindacato autonomo Consal ha denunciato l'esistenza di milioni di iscrizioni fantasma. Fino a che però non ci sarà un vero sistema di monitoraggio, i soli numeri certi sono quelli sui lavoratori pubblici.
VELENI E DUBBI. Gli stracci sono volati anche tra le stesse organizzazioni dei lavoratori: con la Cisl di Bonanni che nel 2009 ha accusato la Cgil di Epifani di aver gonfiato le tessere degli stranieri per arrivare al sorpasso.
Un caso però ha lanciato sulla Cgil di Camusso ombre ben più cupe: a Piacenza più di 100 pensionati sono stati iscritti per anni allo Spi - il sindacato dei pensionati - a loro insaputa, e subendo una trattenuta di pochi euro al mese che moltiplicata per il numero delle 'vittime' è valsa 10 mila euro l'anno
- I dati sul tesseramento Cgil al 31 dicembre 2013.
1. Tra i dipendenti pubblici solo il 10,6% è tesserato Cgil
I dati pubblicati da Cgil, Cisl e Uil dicono che a fine 2013 i tre principali sindacati italiani contavano 12.274.933 iscritti, di cui però solo 6.354.611 lavoratori attivi. La Cgil, il sindacato più numeroso, ha chiuso il 2013 con un totale di 5.686.210 tessere, di queste 2.698.012 sono di lavoratori in attività e 2.988.198 di pensionati dello Spi.
Tuttavia solo le tessere dei lavoratori del settore pubblico vengono contate da un organismo esterno, cioè l'Aran, l'agenzia per la rappresentanza nazionale delle pubbliche amministrazioni. E in tutta la funzione pubblica, la Cgil conta 601.962 iscritti, appena il 10,6%. Da anni si parla di mettere a punto un sistema di verifica delle iscrizioni anche per il settore privato, in collaborazione con Confindustria e con il Cnel, ma per ora non sembrano esserci stati progressi. Stesso discorso ovviamente vale per Cisl e Uil. Che hanno chiuso il 2013 con rispettivamente 4.372.280 iscritti e 1.345.323, di cui circa 600 mila e 345.543 nel settore pubblico, cioè quasi il 14% e il 25,6%.
Tuttavia solo le tessere dei lavoratori del settore pubblico vengono contate da un organismo esterno, cioè l'Aran, l'agenzia per la rappresentanza nazionale delle pubbliche amministrazioni. E in tutta la funzione pubblica, la Cgil conta 601.962 iscritti, appena il 10,6%. Da anni si parla di mettere a punto un sistema di verifica delle iscrizioni anche per il settore privato, in collaborazione con Confindustria e con il Cnel, ma per ora non sembrano esserci stati progressi. Stesso discorso ovviamente vale per Cisl e Uil. Che hanno chiuso il 2013 con rispettivamente 4.372.280 iscritti e 1.345.323, di cui circa 600 mila e 345.543 nel settore pubblico, cioè quasi il 14% e il 25,6%.
3. La Cisl attacca la Cigl sugli immigrati
Il cono d'ombra che si stende sul sindacato ha dato adito a numerose denunce. Persino tra gli stessi confederali.
LA DENUNCIA DEL CONSAL.Nel 2012, il Consal, sindacato autonomo, ha accusato i fratelli maggiori di aver contato 4 milioni di tessere fantasma. Secondo l'organizzazione, infatti, il numero di tesserati tra i lavoratori dipendenti registrati da Cgil, Cisl e Uil non era plausibile.
All'epoca le tre sigle contavano 11 milioni di iscritti attivi, praticamente il 65% del totale della forza lavoro italiana. Ma bisogna considerare che almeno la metà erano pensionati.
ACCUSE TRA CONFEDERALI. Nel 2010, era stata la stessa Cisl a mettere in dubbio i numeri della Cgil, allora guidata dall'attuale deputato Pd, Guglielmo Epifani. I tesserati Cgil tra i lavoratori immigrati erano passati in pochi mesi da 297 mila a 380 mila. «O tutto il tesseramento della Cgil non è verosimile», aveva denunciato allora la responsabile del dipartimento immigrati cislina Liliana Ocmin, «oppure sugli immigrati ci troviamo di fronte a un bluff solo per giustificare un sorpasso per niente credibile ai danni della Cisl che nel 2009 ha raggiunto 375 mila iscritti tra i lavoratori immigrati».
Allora Epifani aveva spiegato la lievitazione con un semplice aggiornamento degli archivi e aveva rispedito le accuse al mittente definendo le cifre fornite dall'organizzazione «incontrovertibili».
LA DENUNCIA DEL CONSAL.Nel 2012, il Consal, sindacato autonomo, ha accusato i fratelli maggiori di aver contato 4 milioni di tessere fantasma. Secondo l'organizzazione, infatti, il numero di tesserati tra i lavoratori dipendenti registrati da Cgil, Cisl e Uil non era plausibile.
All'epoca le tre sigle contavano 11 milioni di iscritti attivi, praticamente il 65% del totale della forza lavoro italiana. Ma bisogna considerare che almeno la metà erano pensionati.
ACCUSE TRA CONFEDERALI. Nel 2010, era stata la stessa Cisl a mettere in dubbio i numeri della Cgil, allora guidata dall'attuale deputato Pd, Guglielmo Epifani. I tesserati Cgil tra i lavoratori immigrati erano passati in pochi mesi da 297 mila a 380 mila. «O tutto il tesseramento della Cgil non è verosimile», aveva denunciato allora la responsabile del dipartimento immigrati cislina Liliana Ocmin, «oppure sugli immigrati ci troviamo di fronte a un bluff solo per giustificare un sorpasso per niente credibile ai danni della Cisl che nel 2009 ha raggiunto 375 mila iscritti tra i lavoratori immigrati».
Allora Epifani aveva spiegato la lievitazione con un semplice aggiornamento degli archivi e aveva rispedito le accuse al mittente definendo le cifre fornite dall'organizzazione «incontrovertibili».
3. La truffa ai pensionati che ha spaccato la Cgil a Piacenza
Un caso di tessere gonfiate è, però, accertato. E ha come protagonista il più grande comparto della Cgil, cioè il sindacato pensionati Spi e la più robusta federazione, cioè quella dell'Emilia-Romagna.
Nel marzo 2009, infatti, alla procura di Piacenza iniziarono ad arrivare denunce di anziani che si erano ritrovati iscritti a loro insaputa, subendo ogni mese un prelievo di 6-7 euro sul loro assegno previdenziale.
BEN 129 ISCRIZIONI COATTE. La procura aprì un fascicolo per truffa e falsa scrittura privata accertando 129 casi di iscrizioni coatte, compresa quella della madre del giudice per le indagini preliminari che ha dovuto per questo lasciare il caso. Secondo le indagini è risultato che per truffare i pensionati, lo Spi avrebbe manipolato un software evitando di emettere le tessere per non fare scoprire l'illecito.
Furono imputati cinque funzionari dello Spi Cgil, Franco Sdraiati, allora segretario dello Spi dimessosi proprio in seguito alla vicenda, Edgardo Musselli, Loredana Riva, Nicola Gasbarro e Anna Maria Nicoci: per tutti loro però il caso si è chiuso con un'assoluzione. A settembre 2014, il tribunale di Piacenza ha dovuto ammettere l'incapacità di stabilire chi tra loro avesse materialmente compiuto la truffa.
LA ROTTURA DELL'ORGANIZZAZIONE. Lo scandalo ha comunque spaccato in due l'organizzazione dei lavoratori di Piacenza. Il segretario della Cgil provinciale Gianni Copelli, con l'appoggio di altri otto segretari, aveva chiesto la massima trasparenza. Ma la Cgil, dopo aver chiesto di usare solo il nome Spi nella comunicazione sulla vicenda, non si è nemmeno dichiarata parte civile. Né ha cacciato i sindacalisti implicati nel caso. Anzi, ha accusato l'ex numero uno della Camera del Lavoro di Piacenza, Gian Franco Dragoni, in una lettera aperta a Susanna Camusso.
Al contrario il 23 aprile del 2012 un legale degli imputati ha inviato una lettera ai pensionati truffati per proporre un rimborso in cambio del ritiro della querela, indicando come riferimento per il rimborso lo stesso sindacato Spi con totale disappunto di Dragoni. Addirittura, ha denunciato ancora il sindacalista, nel congresso per nominare la nuova dirigenza, la lista nata per prendere le distanze dalla truffa è stata battuta, e sono stati eletti in segreteria «rappresentanti esterni al territorio». Un 'commissariamento' che a molti a Piacenza è sembrato un pessimo segnale.
Nel marzo 2009, infatti, alla procura di Piacenza iniziarono ad arrivare denunce di anziani che si erano ritrovati iscritti a loro insaputa, subendo ogni mese un prelievo di 6-7 euro sul loro assegno previdenziale.
BEN 129 ISCRIZIONI COATTE. La procura aprì un fascicolo per truffa e falsa scrittura privata accertando 129 casi di iscrizioni coatte, compresa quella della madre del giudice per le indagini preliminari che ha dovuto per questo lasciare il caso. Secondo le indagini è risultato che per truffare i pensionati, lo Spi avrebbe manipolato un software evitando di emettere le tessere per non fare scoprire l'illecito.
Furono imputati cinque funzionari dello Spi Cgil, Franco Sdraiati, allora segretario dello Spi dimessosi proprio in seguito alla vicenda, Edgardo Musselli, Loredana Riva, Nicola Gasbarro e Anna Maria Nicoci: per tutti loro però il caso si è chiuso con un'assoluzione. A settembre 2014, il tribunale di Piacenza ha dovuto ammettere l'incapacità di stabilire chi tra loro avesse materialmente compiuto la truffa.
LA ROTTURA DELL'ORGANIZZAZIONE. Lo scandalo ha comunque spaccato in due l'organizzazione dei lavoratori di Piacenza. Il segretario della Cgil provinciale Gianni Copelli, con l'appoggio di altri otto segretari, aveva chiesto la massima trasparenza. Ma la Cgil, dopo aver chiesto di usare solo il nome Spi nella comunicazione sulla vicenda, non si è nemmeno dichiarata parte civile. Né ha cacciato i sindacalisti implicati nel caso. Anzi, ha accusato l'ex numero uno della Camera del Lavoro di Piacenza, Gian Franco Dragoni, in una lettera aperta a Susanna Camusso.
Al contrario il 23 aprile del 2012 un legale degli imputati ha inviato una lettera ai pensionati truffati per proporre un rimborso in cambio del ritiro della querela, indicando come riferimento per il rimborso lo stesso sindacato Spi con totale disappunto di Dragoni. Addirittura, ha denunciato ancora il sindacalista, nel congresso per nominare la nuova dirigenza, la lista nata per prendere le distanze dalla truffa è stata battuta, e sono stati eletti in segreteria «rappresentanti esterni al territorio». Un 'commissariamento' che a molti a Piacenza è sembrato un pessimo segnale.
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