Invia per email
Stampa

NEW YORK -  I peshmerga curdi sono entrati a Kobane, in Siria. A bordo di decine di camion e jeep, scortati da veicoli blindati, erano partiti da circa 8 km dal confine con la Turchia. Sono 150 combattenti, stazionavano presso la città frontaliera turca di Suruc, e si sono mosse stasera in direzione della frontiera. Scortati dalle forze armate turche e acclamati da centinaia di curdi ammassati lungo la strada. Kobane è assediata da 40 giorni dallo Stato islamico.

L'arrivo dei nuovi combattenti rappresenta un segnale importante. Ma, sul fronte opposto, arriva la notizia di un numero di miliziani stranieri "senza precedenti" che si sono uniti alla jihad in Siria e Iraq, anche da paesi che non avevano mai fornito "manodopera" al terrorismo islamico. E' l'allarme lanciato dall'Onu. Secondo questo studio, sono almeno 15mila i 'foreign fighters' partiti alla volta della Siria e dell'Iraq per combattere accanto allo Stato Islamico (Is)o ad altri gruppi estremisti. Provengono da 80 paesi diversi, di cui l'Onu non fornisce una lista dettagliata, limitandosi a nominare solo i luoghi che mai prima di oggi erano stati patria di futuri jihadisti: Maldive, Cile, Norvegia. "Dal 2010 a oggi sono partiti più foreign fighters di quanti non ne siano partiti nel ventennio 1990-2010. E stanno aumentando", è scritto nel rapporto.

"Il numero continua a salire". 
Nello specifico, più di mille combattenti stranieri entrerebbero ogni mese in Siria. E poco è cambiato con i raid aerei contro i combattenti del cosiddetto 'Stato islamico' (Is), attivi in Siria e Iraq, e con i proclamati sforzi da parte di vari Paesi volti a contenere le partenze di uomini pronti a imbracciare le armi. Lo scrive il Washington Post, che cita funzionari dell'intelligence ed esperti di antiterrorismo. "Il flusso di combattenti diretti verso la Siria resta costante, quindi il numero totale continua a salire", ha detto un funzionario dell'intelligence americana.  Secondo i dati dell'ultimo anno in mano alla Casa Bianca, sarebbero oltre 16mila combattenti stranieri in Siria, tutto frutto delle sofisticate campagne di reclutamento da parte dei gruppi attivi nel Paese arabo e della relativa facilità con cui dal Medio Oriente, dal Nord Africa e dall'Europa si può arrivare al fronte.

Il folle piano dell'Is. Lo Stato Islamico, seppur abbia relativamente rallentato la sua offensiva anche nella campale battaglia di Kobane, continua la sua brutale battaglia con ogni mezzo. Dopo la scoperta delle fosse comuni di ieri nella provincia irachena di Al Anbar (il premier iracheno, Hayder al Abadi, ha promesso di vendicare la strage) e soprattutto la denuncia dell'esecuzione di 600 prigionieri in un carcere di Mosul, le forze di sicurezza locali hanno sventato un piano dell'Is di allagare Baghdad facendo esondare il fiume Tigri. Lo ha annunciato il capo delle operazioni del Comando operativo iracheno, il generale Abdel Amir Al-Shamri. "I miliziani dell'Isis hanno cercato di aprire le barriere fluviali a Samarra - ha affermato - in modo da far defluire l'acqua verso la capital. Il loro piano è stato scoperto e sventato".