Svimez: "Al Sud più morti che nati. Nascite mai così basse dal 1861. Un deserto senza lavoro"
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Nel 2013 nel Sud i morti hanno superato i nati toccando il loro minimo storico, 177mila, il valore più basso mai registrato dal 1861. Un fenomeno così grave si era verificato solo nel 1867 e nel 1918 cioè alla fine di due guerre, la terza guerra d'Indipendenza e la prima Guerra Mondiale. Questo il dato emerso dal rapporto Svimez presentato oggi.
Secondo Svimez, "il Sud sarà quindi interessato nei prossimi anni da un stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili, destinato a perdere 4,2 milioni di abitanti nei prossimi 50 anni, arrivando cosi' a pesare per il 27% sul totale nazionale a fronte dell'attuale 34,3%".
Lo studio certifica ancora una volta che la questione meridionale rimane irrisolta. Anzi, si aggrava di anno in anno soprattutto a causa della crisi economica: "Un Sud sempre più povero, un deserto senza lavoro né figli dove si continua a emigrare e solo una giovane donna su cinque lavora", è lo sconfortante riassunto dello Svimez.
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Soltanto nel 2013, 116mila persone hanno lasciato le regioni meridionali per andare altrove in cerca di lavoro e una vita migliore, mentre le
le famiglie povere sono aumentate del 40% nell'ultimo anno perché manca il lavoro: tra il 2008 ed il 2013 delle 985mila persone che in Italia hanno perso il posto di lavoro, ben 583mila sono residenti nel Mezzogiorno. Nel Sud, pur essendo presente appena il 26% degli occupati italiani si concentra il 60% delle perdite determinate dalla crisi.
le famiglie povere sono aumentate del 40% nell'ultimo anno perché manca il lavoro: tra il 2008 ed il 2013 delle 985mila persone che in Italia hanno perso il posto di lavoro, ben 583mila sono residenti nel Mezzogiorno. Nel Sud, pur essendo presente appena il 26% degli occupati italiani si concentra il 60% delle perdite determinate dalla crisi.
Secondo il rapporto, l'industria continua a soffrire di più (-53% gli investimenti in cinque anni di crisi, -20% gli addetti); i consumi delle famiglie crollano di quasi il 13% in cinque anni; gli occupati arrivano a 5,8 milioni, il valore più basso dal 1977 e la disoccupazione corretta sarebbe del 31,5% invece che il 19,7%.
La regione più attrattiva per gli emigrati dal Mezzogiorno è la Lombardia, che ha accolto nel 2012 in media quasi un migrante su quattro, seguita dal Lazio. Riguardo al titolo di studio, le regioni che attraggono più laureati sono la Lombardia, un primato che continua ininterrotto dagli anni 60, Lazio ed Emilia Romagna (25% del totale) seguiti dal Friuli Venezia Giulia (18%). Questi i dati emersi dal Rapporto Svimez presentato oggi presso il Tempio di Adriano a Roma.
Non emigrano solo giovanissimi, anzi: nel 2012 il 42% degli emigrati aveva tra i 30 e i 49 anni, per effetto soprattutto della maggiore scolarizzazione, continua Svimez nel suo Rapporto. I laureati non costituiscono la maggioranza dei migranti, ma sono la sezione che cresce di piu', da 17mila del 2007 a 26mila del 2012, +50% in cinque anni. A livello regionale, e' il Molise a perdere piu' laureati, essendo tali 1 migrante su 3 in regione. Se anche nelle altre regioni meridionali la percentuale di laureati sul totale dei migranti supera il 20%, tolto il Molise, si segnala quote importanti in Basilicata (29%), Abruzzo (28,7%), Puglia (27,6%).
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