martedì 28 ottobre 2014

Riceviamo e pubblichiamo.

Benvenuti alla surreale sceneggiata siciliana con Napolitano e Grillo

28 - 10 - 2014Federico Guiglia
Benvenuti alla surreale sceneggiata siciliana con Napolitano e Grillo
Il commento è stato pubblicato oggi su L’Arena di Verona, Giornale di Vicenza e Bresciaoggi
Non poteva essere più pesante la bufera che Beppe Grillo ha scatenato per le sue incredibili dichiarazioni sulla mafia. “La mafia aveva una sua morale”, ha detto il leader dei Cinque Stelle a Palermo, ma è stata “corrotta dalla finanza”. E Cosa Nostra andrebbe “quotata in borsa”, più altre frasi-choc con l’evidente intento di scatenare un putiferio. 
Subito, infatti, scatenato. “Grillo è un barbaro che cerca i voti della mafia”, gli ha risposto il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, mentre Maria Falcone ha accusato il comico-politico di “insulto alle vittime”. Bufera pesante, bufera intempestiva. Proprio in queste ore il presidente della Repubblica depone al Quirinale sulla presunta trattativa fra istituzioni e criminalità organizzata. E anche se la forma è salva -al punto che lo stesso Giorgio Napolitano ha acconsentito a testimoniare su fatti antecedenti al suo attuale mandato presidenziale-, la sostanza non è un bel vedere. Perché il capo dello Stato si troverà a parlare nell’ambito di un’inchiesta in cui figura anche il capo della mafia, Totò Riina, che tanto “avrebbe voluto partecipare all’incontro”, come ha spiegato il suo avvocato. Che invece ci sarà, e potrà porre domande al presidente Napolitano. Un evento quasi surreale e comunque senza precedenti. L’obiettivo dei giudici è indiscutibile: si vuole accertare tutta la verità sulle stragi e sugli omicidi dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ma davvero non c’era altro modo per acquisire la testimonianza di Napolitano? Possibile che anche il ruolo del presidente della Repubblica, il simbolo più alto e riconosciuto, finisca nel tritacarne delle polemiche che la deposizione fatalmente creerà, qualunque cosa Napolitano dirà o non dirà? 
Intanto, la vigilia si arroventa per le parole prima citate -e diverse altre- pronunciate da Grillo. I suoi lo difendono, parlando di “strumentalizzazione” e ricordando che l’impegno anti-mafia dei Cinque Stelle è incontestabile. Ma il problema è un altro. E’ che l’azione criminale della mafia, la sua devastante influenza sull’economia non solo del Mezzogiorno, la sua violenza da troppi anni esercitata su cose e persone non possono essere liquidate con espressioni non si sa se da cabaret o frutto della non conoscenza del fenomeno. “Frutto dell’ignoranza”, ha detto Rita Borsellino. Il male che i mafiosi hanno fatto e continuano a fare all’Italia e agli italiani è incalcolabile. Le parole non bastano per descriverlo. Ma le parole a volte sono pietre e non bisognerebbe buttarle al vento della polemica.

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