domenica 22 giugno 2014

Riceviamo e pubblichiamo

La sovranità grillina

L’abilità con cui Grillo ha condotto il suo movimento verso il definitivo approdo nella destra nazionalista europea è decisamente straordinaria. Prima c’è stata una campagna elettorale tutta giocata sui temi di politica interna, mai un cenno ad un possibile welfare continentale, con la stessa propaganda contro la moneta unica messa in secondo piano rispetto alla sfida (poi persa) con il Pd di Renzi. Il tema del Reddito di Cittadinanza sarebbe stato un ottimo argomento di discussione nel confronto con le politiche sociali degli altri paesi Ue, che hanno dei sistemi di protezione di gran lunga superiori al nostro, ma invece ha prevalso questa ideologia isolazionista, autarchica, nazionalista tutta imperniata sugli slogan cripto-fascisti della “sovranità monetaria” e del rifiuto alla libera circolazione delle persone con il rafforzamento delle frontiere e della repressione dei migranti. Quando gli esponenti del M5S si sono espressi sul tema delle migrazioni abbiamo potuto leggere tutto il campionario di sciocchezze e luoghi comuni proprio della destra, dal classico “aiutiamoli a casa loro” alla critica al “buonismo” di chi vuole “accogliere tutti”. Incredibile pure il linguaggio usato da Paolo Becchi sul blog di Grillo, con la seguente sentenza: “La sfida del futuro è tra sovranità e internazionalismo negativo, che sta erodendo la maggior parte dei diritti e delle conquiste sociali ottenuti a livello nazionale negli ultimi anni”. Niente più destra e sinistra dunque, ma solo una contrapposizione tra nazionalisti e difensori della Patria e della sua moneta da un lato e burocrazia europea corrotta dall’altro: per chi avesse un minimo di conoscenza delle ideologie politiche non dovrebbe essere così complicato trovare nel ragionamento di Becchi uno dei cardini del pensiero fascista. Con queste premesse l’ingresso nel Parlamento europeo dei Cinque Stelle non poteva che essere giocato nel confronto con le altre forze nazionaliste e fasciste del continente, e quindi Grillo ha cercato e poi trovato (con un referendum-farsa sul blog con opzioni chiuse) l’accordo con l’UKIP inglese e quindi si sono raccattati i parlamentari necessari a formare un gruppo, quelle dell’Europa della libertà e della democrazia, che vede al suo interno formazioni politiche come gli “svedesi democratici” di ascendenza addirittura nazista. Bisogna sottolineare come questo approdo, risultato possibile grazie al sostegno di milioni di voti provenienti anche da ex elettori di sinistra, sia un esito assolutamente catastrofico e, pur chiaro nelle sue premesse e abbastanza scontato rispetto all’ideologia di fondo grillina, una sconfitta per tutti gli antirazzisti e gli antifascisti. La facilità con cui Grillo si è giocato di parte dei propri sostenitori, rifiutando a priori l’accordo con i Verdi con le motivazioni para-fasciste di Becchi di cui sopra, richiama il carattere verticistico di quel movimento ma anche un chiarimento definitivo della sua stessa natura. Ora sarà più difficile discutere e problematizzare le scelte dei Cinque Stelle lasciando aperto uno spiraglio sulla loro presunta “lotta all’austerity” mantenendo un canale privilegiato di discussione, come avevano fatto in tanti anche in settori di movimento all’inizio dell’ascesa grillina. Se la lotta all’austerità significa autarchia, nazionalismo e chiusura identitaria allora siamo in presenza di una sponda assolutamente inservibile perché esprimente la stessa “narrazione tossica” propria di tutte le culture fasciste fintamente anticapitaliste. È ormai più di un secolo che il movimento fascista giustifica le proprie posizioni con la demagogia socialisteggiante fintamente avversa ai “poteri forti”, individuati però sempre e solo nelle élite finanziarie globali e mai nel sistema di sfruttamento dell’impresa e quest’ultima viene anzi sempre vezzeggiata e coccolata anche da Grillo quando è “piccola” o “piccola e media”. La manovra dovrebbe essere chiara, quando i fascisti proclamano di essere nemici del capitalismo stanno facendo un maldestro gioco di prestigio: vogliono scaricare tutte le tensioni sociali sui subalterni fingendo di combattere dei nemici cui contrappongono il ritorno alla mitica stagione della “Sovranità”. Anche di questo si dovrebbe discutere, cioè di quanto questo ragionamento velenoso sia entrato nell’estrema sinistra, tutta intenta a proclamare come “primo nemico” l’Europa imperialista e l’austerità imposta dalla Troika. Come se non ci fosse un legame Europa-Stati nell’attuale sistema di sfruttamento e di distruzione del welfare, come se gli stati nazionali potessero contenere e mitigare il neoliberismo quando invece ne rappresentano l’ultima catena di un’applicazione così complessa da travalicare gli stessi confini europei. Non c’è nessuna possibilità di usare esclusivamente lo Stato nazionale a favore degli interessi dei subalterni dei paesi europei, proprio come i migranti sono incarcerati nelle strutture di detenzione penale-amministrativa come i CIE: non è che dobbiamo essere “buoni” o “giusti” coi migranti che dal mediterraneo cercano un approdo in qualche lido nel cuore dell’Europa (magari passando temporaneamente per l’Italia) perché quei migranti siamo noi, siamo noi classi subalterne d’Europa, noi disoccupati, precari, siamo anche un po’ di più dei 17 milioni di lavoratori dipendenti recentemente censiti dalle analisi statistiche ISTAT. E bisogna sempre ricordare come il nostro sistema di welfare nazionale sia parecchio più arretrato di tanti altri paesi continentali, per cui il problema non è solamente nella cosiddetta “crescita” e nella lotta all’austerità, ma ci sono diversi punti del mercato del lavoro e delle tutele che non possiamo certo ritenere tutti uguali e rimandare ogni idea di riforma a una salvifica uscita dall’Euro con il ritorno alla Lira. Il punto è che nel contesto del passaggio, ormai avvenuto compiutamente da parecchi anni, delle socialdemocrazie classiche in partiti social-liberisti e guerrafondai, lo spazio che si sta aprendo a sinistra di esse può diventare terreno di contesa anche per culture fasciste e nazionaliste o per movimenti come quello di Grillo. Sarebbe ora di agire con più consapevolezza nel contesto di queste dinamiche perché esse ridisegnano ormai lo scenario politico complessivo.

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