22/06/2014
Emergenza Italia, il paese dei commissari straordinari
Grandi opere, banche, Comuni e imprese. Quando deroghe e urgenze diventano prassi amministrativa
Dai Comuni alle grandi opere. Dalle banche alle aziende. Nel paese dell’emergenza perenne quella del commissario straordinario sembra consolidarsi come l’unica panacea ai mali della Pubblica Amministrazione. È parte integrante della quotidianità la figura del superdirigente che grazie a deroghe e proroghe scavalca politica e uffici pubblici istituzionalizzando le emergenze. Dall’Expo 2015 di Giuseppe Sala all’autorità anticorruzione in mano a Raffaele Cantone, adesso il governo starebbe studiando l’ipotesi commissariamento per raddrizzare il pasticciaccio del Mose a Venezia. Quello che il legislatore aveva previsto come un incarico emergenziale e temporaneo, nel Belpaese si è trasformato in una carta spendibile per tutte le stagioni. Boiardi, professionisti, manager, prefetti, politici. Supereroi con ottimi stipendi e incarichi cumulabili.
A ben guardare c’è un commissario per tutto: grandi eventi e calamità, infrastrutture e disagi sociali, teatri e parchi. I motivi alla base dei provvedimenti includono situazioni di emergenza, inaffidabilità o scadenza dei funzionari, competenze speciali, opportunità politica. Una lista di storture da correggere in corsa che si traduce nel manuale delle cattive maniere di un paese fermo al pronto soccorso. Sono stati nominati commissari al sovraffollamento nelle carceri, all’emergenza rifiuti, all’afflusso extracomunitari, all’emergenza nomadi. Senza dimenticare il commissario straordinario per il traffico di Milano, quello deputato a monitorare il moto ondoso di Venezia, uno per la metropolitana di Roma e un altro per la ferrovia Pontremolese. E ancora il commissario per la visita di Benedetto XVI a Milano in occasione della festa della famiglia, il superdirigente per i mondiali di nuoto, quello per la spending review e il commissario governativo per le persone scomparse, tutt’ora rintracciabile negli uffici di via Cavour a Roma.
L’Italia è il regno dei commissari, ma nessuno sa con precisione quanti siano e quanto costino. I pochi che hanno avuto l’ardore di avvicinarsi al pallottoliere ipotizzano 10.000 “tecnici” per un conto annuo che sfiora il miliardo di euro. L’indennità di incarico solitamente arriva fino al 40-60% in più degli stipendi ordinari. Significativo, in tal senso, un appunto della Corte dei Conti nel 2001: «La soluzione del commissariamento e i relativi criteri di retribuzione dei commissari potrebbero avere indirettamente favorito il protrarsi di fattispecie sostanzialmente prive di sbocchi». L’abuso dell’istituto del commissario straordinario è un segreto di Pulcinella. Da anni ne discutono giuristi e professori, agli atti ci sono gli interventi di Consulta, Corte dei Conti e Consiglio di Stato che hanno provato a fissare dei paletti in ordine alla temporaneità dei provvedimenti, alla proporzionalità tra la gravità degli eventi e l’utilizzo degli strumenti eccezionali e alla chiarezza delle norme cui si deroga. Ma in Italia l’eccezione diventa la regola. I Radicali, che da anni denunciano nella prassi del commissariamento «il degrado dello stato di diritto e la condizione ideale per il rafforzamento del sottopotere partitocratico e illegale», hanno calcolato che solo da maggio 2008 ad agosto 2010 in 63 riunioni del consiglio dei ministri su 104 complessivamente tenute sono stati adottati 47 dichiarazioni dello stato di emergenza e 107 proroghe.
Così quella che dovrebbe essere una figura temporanea diventa istituzione longeva dalle rendite di potere consolidate. Esempio delle emergenze che durano anni è stata la decima proroga del commissario straordinario al passante di Mestre Silvano Vernizzi, in carica dal marzo 2003 fino a maggio 2012. Dal 2009 lo stesso Vernizzi è diventato commissario delegato per la realizzazione della Pedemontana Veneta. Già segretario regionale alle infrastrutture e amministratore delegato di Veneto Strade, oggi il Movimento 5 Stelle ne chiede le dimissioni dopo l’arresto dell’assessore regionale Renato Chisso nell’ambito dell’inchiesta sul Mose. Scrivono i parlamentari grillini veneti che «Vernizzi è uno stretto collaboratore di Chisso».
Spesso quella dei commissari straordinari si traduce in una super amministrazione parallela con procedure accelerate, corsie preferenziali tramite decreti e direttive. Molta discrezionalità e poco controllo. Nulla possono il Tar e il Consiglio di Stato. L’unica istituzione a cui bisogna rendere conto, a fine mandato, è il ministero dell’Economia. L’articolo 11 della legge 400 del 1988 prevede la nomina di commissari straordinari del Governo «al fine di realizzare specifici obiettivi determinati in relazione a programmi o indirizzi deliberati dal Parlamento o dal Consiglio dei Ministri o per particolari e temporanee esigenze di coordinamento operativo tra amministrazioni statali». Nel 1992 interviene la legge 225 per tracciare il perimetro dell’attività della Protezione Civile, dello stato di emergenza e dei loro percorsi normativi. Segue la legge 401 del 2001 in cui si aggiungono statuizioni relative alla gestione dei grandi eventi.
Nella cronaca di tutti i giorni sono entrati i commissariamenti degli enti locali. I motivi alla base dello scioglimento dei comuni sono da rintracciare nelle infiltrazioni mafiose, oppure nelle dimissioni della maggioranza dei consiglieri comunali, nel decesso, nelle dimissioni del sindaco oppure nella sua decadenza per incompatibilità. In base al dettato del dlgs 267/2000, il commissario è nominato a seguito dello scioglimento del consiglio comunale con lo stesso decreto di scioglimento adottato dal Capo dello Stato su proposta del Ministro dell’Interno e deliberazione del Consiglio dei ministri. Una disciplina precisa (regolamentata negli articoli 143-146) spetta ai casi di enti locali sciolti per infiltrazioni della criminalità organizzata, altra specialità del Belpaese. Alle amministrative di maggio 2012 su 943 comuni al voto ben 162 erano commissariati, uno su sei. Alla vigilia della tornata elettorale del 2013 erano 176 su 707 le località alle elezioni guidate non da sindaci ma dai tecnici del Quirinale. Infine si arriva a maggio 2014, quando su 4.000 comuni al voto 216 municipi esibivano la bandiera del commissariamento. Oggi le città in amministrazione straordinaria sono poco meno di cinquanta, venti delle quali (Reggio compresa) si trovano in Calabria.
Croce e delizia di un paese votato alla corruzione, le grandi opere sono un ambito in cui i supercommissari acquistano peso specifico grazie all’istituzionalizzazione di tempi biblici. Dalle celebre incompiute di sempre alle infrastrutture di oggi, il ventaglio è ampio. Nel 2006 l’architetto Mario Virano veniva nominato commissario straordinario del Governo per la Tav Torino-Lione mentre nel 2009 il governo Berlusconi sforna dieci commissari per le grandi opere: la Statale Jonica 106 in Calabria, il terzo valico ferroviario Milano-Genova, la Galleria del Brennero, la metro C di Roma, ma non solo. Tra i commissari c’era pure l’attuale presidente Anas Pietro Ciucci, nominato commissario straordinario della società Stretto di Messina «per riavviare le procedure per la realizzazione del ponte sullo Stretto». Nella stessa infornata un altro ex Anas, recentemente condannato dalla Corte dei Conti per danno erariale, è Vincenzo Pozzi: nominato commissario di governo (tutt’ora in carica) per il Corridoio Tirrenico Meridionale che comprende la Pontina. Pochi giorni fa Pozzi ha annunciato l’apertura dei cantieri dell’autostrada Roma-Latina per l’aprile 2015. Fine dell'opera? Marzo 2021.
Da Alitalia a Parmalat, anche le imprese hanno fatto ricorso al salvagente dei commissari. È il ministero dello Sviluppo Economico a indicare i supermanager chiamati a gestire le grandi crisi aziendali. Nel susseguirsi di leggi (la Prodi Bis e la Marzano) e tavoli aperti al ministero di via Veneto (oltre un centinaio ogni anno) anche qui i commissari passano per nomine politiche, incarichi multipli e ampia discrezionalità. Non più di un anno e mezzo faLinkiesta aveva documentato i casi di Renzo Bellora, commercialista e revisore contabile, che è stato contemporaneamente commissario per Ferrania Spa, Cms-Tecnodiffusione, Lares Cozzi e Air Italy. Molti dossier anche per Renato Nigro, commissario di Milanostampa, Coopostruttori e Arquati. Mentre Daniele Discepolo aveva seguito le crisi di Livingston, Valtur, Meraklon, Cooperativa Covac, Arquati, Olcese.
Nel caso degli istituti di credito si muove direttamente la Banca d’Italia. In base alle statuizioni contenute nel titolo quarto del Testo Unico Bancario, l’amministrazione straordinaria di una banca viene disposta con decreto del ministro dell’Economia su proposta di Palazzo Koch, cui spetta la nomina degli organi straordinari. Tra crediti malati, gestioni allegre e risvolti penali nel 2013 ben dodici banche sono state commissariate. È successo a Cassa di Risparmio di Ferrara, Banca Marche, Banca Popolare di Spoleto, Banca Tercas, BCC di Alberobello e Sammichele di Bari, BCC del Veneziano, BCC di Monaster e del Sile, Istituto per il Credito Sportivo, Bcc di Bene Vagienna, BCC Euganea di Ospedaletto Euganeo, Banca dei Due Mari di Calabria, BCC San Francesco.
Rifiuti e immigrazione. Opere e turismo. Sport e archeologia. L’attualità d’Italia si scrive anche nelle vicissitudini dei commissariamenti. Le cronache restituiscono storie e nomi di superdirigenti che hanno riempito i curricula con incarichi emergenziali. Prima di essere stato commissario al moto ondoso del capoluogo lagunare, l’ex sindaco di Venezia Paolo Costa occupava nel 1997 la poltrona di ministro dei Lavori Pubblici e per ovviare al problema dei cantieri bloccati lungo lo stivale nominò un commissario per ogni cantiere. In totale 152. L’ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso è tra i fuoriclasse della categoria. Nel suo cursus honorum spiccano gli incarichi di commissario per l’emergenza rifiuti in Campania, quello per la bonifica del relitto della Haven, per il rischio bionucleare, per i mondiali di ciclismo, per l’area archeologica romana. Una certa esperienza nel campo ce l’ha pure Enrico Bondi, già commissario di Parmalat poi nominato dal governo Monti a sovrintendere la spending review e infine spedito a Taranto a fare il commissario dell’Ilva. A giugno per monitorare il colosso dell’acciaio è arrivato, con nomina governativa, l’ex ministro del governo Monti Piero Gnudi.
Addirittura la Croce Rossa Italiana è stata commissariata negli anni ottanta e novanta, poi dal 2002 al 2005 con Maurizio Scelli e infine dal 2008 al 2013 con Francesco Rocca. Fino al 2013 la Siae era nelle mani del commissario straordinario Gian Luigi Rondi, ultranovantenne, mentre a febbraio il governo ha nominato Aldo Sandulli commissario dell’Agenzia Spaziale Italiana dopo l’inchiesta che ha travolto il presidente Saggese, indagato per corruzione e concussione. In Campania si è avvicendata una pletora di commissari straordinari ai rifiuti, emblema di un’emergenza assurta ad abitudine nonostante i i richiami dell’Europa. Dal 1994 in poi la sfilata di superdirigenti ha annoverato Umberto Importa, Antonio Rastrelli, Andrea Losco, Antonio Bassolino, Corrado Catenacci, Guido Bertolaso, Alessandro Pansa, Umberto Cimmino, Goffredo Sottile, Gianni de Gennaro e ancora Bertolaso. Con ladelibera 6/2007/G la Corte dei Conti evidenziava come la struttura organizzativa dell’emergenza rifiuti «ha perso gli originali caratteri della precarietà ed eccezionalità e si è configurata come una complessa e duratura organizzazione “extra ordinem” che si è affiancata a quella ordinaria, bloccandone spesso l’operatività».
La cronaca degli ultimi mesi segnala Cristiano Radaelli nuovo commissario straordinario all’Enit, l’agenzia governativa del turismo mentre Daniel Modigliani occupa nella veste di commissario la massima poltrona dell’Ater di Roma, l’ente che gestisce 50.000 case popolari capitoline. A seguito delle dimissioni di Antonio Mastrapasqua, Vittorio Conti è stato nominato commissario straordinario dell’Inps. Ed è di questi giorni la notizia del commissario straordinario al piano carceri Angelo Sinesio, finito sotto inchiesta per abuso d’ufficio e falso nella partita delle ristrutturazioni dei penitenziari italiani. A Sinesio, che dal 2006 al 2008 era stato commissario straordinario del comune siculo di Roccamena (sciolto per mafia), l’accusa contesta conti gonfiati per le opere costruite e la secretazione di alcuni atti relativi alle gare di appalto. Intanto dall’Abruzzo gli assessori provinciali di Pescara chiedono al governo la nomina di un commissario per l’emergenza cinghiali «affinché coordini le azioni di tutti gli enti preposti altrimenti rischiamo un bollettino di guerra giornaliero». In Italia, si sa, un commissario non si nega a nessuno.
Nessun commento:
Posta un commento