Combattente curda Rehana è viva. A Kobane arrivano i rinforzi
La donna è diventata il simbolo della resistenza a Kobane. I curdi iracheni in marcia verso la città
Roma, 28 ott. (askanews) - Rehana, la combattente curda diventata il simbolo della resistenza curda nella città siriana di Kobane, è viva e la notizia della sua decapitazione è solo propaganda dell'Isis. E' quanto ha scritto su Twitter il giornalista curdo Rashad Abdel Qader, smentando quanto apparso ieri sul Daily Mail sulla morte della combattente curda per mano dei jihadisti dello Stato islamico. "Parlato con Rehana, è sana e salva. Il pezzo del Daily Mail non è vevo, e lei non ha ucciso 100 combattenti dell'Isis, ma combatte con fierezza", si legge sul suo account. Nel pezzo apparso ieri sul quotidiano britannico veniva infatti ricordato che Rehana era diventata il simbolo della speranza curda dopo che un giornalista aveva pubblicato sul proprio profilo Twitter una fotografia che la ritraeva mentre faceva il gesto della vittoria con le dita e in cui si sosteneva che aveva ucciso oltre 100 miliziani dell'Isis. L'immagine era stata ritwittata più di 5.000 volte. A Kobane proseguono i raid statunitensi. Gli estremisti sunniti, però, sfidano l'Occidente con un nuovo video propagandistico, in cui l'ostaggio britannico John Cantlie veste di nuovo i panni del giornalista per raccontare, da Kobane, che la città sta per cadere nelle mani dell'Isis. Proprio per scongiurare questa eventualità, i peshmerga iracheni sono partiti dalla loro base di Erbil, nel Kurdistan iracheno, per raggiungere Kobane e aiutare i combattenti curdi a respingere l'assedio lanciato da oltre mese dai jihadisti dello Stato islamico. Da parte sua, Ankara ha fatto sapere che i peshmerga possono entrare in territorio turco e superare "in ogni momento" la frontiera. Due ufficiali curdi hanno confermato alla France presse la partenza dalla base di Erbil di oltre 150 soldati alla volta di Kobane: un primo contingente, di 80 uomini, raggiungerà la città siriana via terra attraverso la Turchia, mentre un secondo, di 72 militari, volerà in Turchia per poi essere dispiegati nella città di frontiera. "Quaranta veicoli carichi di armi, artiglieria e mitragliatrici con 80 uomini sono partiti alla volta di Dohuk (provincia) e da lì oggi attraverseranno il confine", ha detto uno dei due ufficiali. Gli altri 72 uomini partiranno mercoledì. MAZ
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