Berlusconi: «Ma che sa fare Salvini?»
Il leader di Forza Italia stoppa il segretario della Lega che vuole «scalare» il centrodestra
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Silvio Berlusconi mantiene a distanza Matteo Salvini. Proprio nei giorni in cui il leader della Lega rende più manifesto il suo progetto di scalare l’intero centrodestra, il capo della coalizione (o di quel che ne resta) respinge l’assalto. In un’intervista al Quotidiano Nazionale, viene chiesto all’ex premier se non teme le mire di Salvini che vuole riuscire a fare quella rivoluzione liberale che non è riuscita al Pdl. «Per fare una rivoluzione liberale - risponde il leader di Forza Italia - bisognerebbe in primo luogo essere liberali. Noi per questo Paese abbiamo fatto tantissimo. Salvini, al netto della propaganda, deve ancora dimostrare di saper fare qualcosa».
Subito arriva in soccorso Roberto Maroni che con un tweet a metà mattina cerca di spegnare la polemica: «Matteo Salvini ha indicato via per riportare alla vittoria un centrodestra oggi al crepuscolo: un grande progetto ambizioso, stop giochini romani». Poi tocca al segretario della Lega in persona: «Caro Silvio, il problema non sono io, o la Lega, ma la Sinistra delle tasse, dell’Euro e degli immigrati. Guardiamo al Futuro, non al passato. Le polemiche non servono a niente». Poi spiega: «Con Berlusconi spero non sia finita, se però tutti guardiamo avanti. Non mi piace la nostalgia, il ripensare a formule vecchie». Insomma, non tutte le porte sono chiuse: «Su alcuni progetti no», aggiunge. «Ritengo assolutamente utile, fare le primarie nel centrodestra per scegliere il prossimo candidato premier. Basta che ci sia prima un programma comune. Le primarie sì, con un programma condiviso», spiega Salvini, per il quale ci sono molti punti da discutere: «Ad esempio come la pensa Berlusconi sui matrimoni gay, sullo ius soli, sulla Merkel, sulla Turchia in Europa. Capisci che se uno mi difende l’Euro... Quindi prima il programma poi le primarie. Devono essere coinvolti i cittadini, gli italiani».
Ma Berlusconi, ancora nell’intervista a Qn , ci tiene a ribadire che non sta uscendo di scena. Al contrario. «Non credo che una campagna elettorale sia quello di cui il Paese oggi ha bisogno, viste le difficoltà in cui ci troviamo» ma nell’eventualità si andasse alle urne il leader di Forza Italia conferma che resterà "candidato premier" perché «sono certo che la Corte europea dei diritti dell’uomo cancellerà una condanna paradossale ed ingiusta».
Berlusconi torna anche sul tema dell’Italicum, motivo di frizione con un altro Matteo, Renzi: «Sarebbe una buona cosa, ma la legge elettorale è fatta di tanti capitoli che devono equilibrarsi fra di loro», spiega l’ex premier a proposito delle modifiche delle legge elettorale che potrebbero portare a un sistema bipartitico. «Ci stiamo lavorando sulla base del testo votato alla Camera - sottolindea ancora l’ex cavaliere - tenendo conto che ogni correzione deve essere concordata tra il Pd e noi. Non credo ci siano problemi insolubili ma spero che nessuno insista su delle forzature». Infine, l’appello: «Bisogna che, pur nel rispetto della diversità di ruoli e di cultura politica, ciascuno metta al primo posto l’interesse nazionale. Per vent’anni ci siamo lamentati del fatto che la politica fosse fatta prevalentemente di insulti e che mirasse alla distruzione dell’avversario. Tutti abbiamo sperato in un bipolarismo maturo nel quale, su alcuni temi di interesse generale come le regole istituzionali, si potessero trovare convergenze tra maggioranza e opposizione. Oggi questo parrebbe possibile».
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