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BRESCIA- "C'è un disegno per spaccare in due l'Italia e dividerla tra padroni e lavoratori. Il lavoro non sia terreno di scontro politico. Non si può sfruttare il dolore dei cassintegrati, dei disoccupati, dei precari". Con parole accorate il premier Matteo Renzi si è rivolto alla platea degli industriali bresciani, riuniti nell'assemblea della Confindustria locale. E ha fatto appello, ancora una volta, all'unità nazionale, mettendo in guardia coloro che tentano di usare il tema del lavoro per dividere il Paese.

Nel pomeriggio è arrivata la risposta della Cgil, secondo cui quella imboccata da Renzi "non è la strada giusta" ma è "proprio quella che divide il Paese". Secondo il sindacato di Susanna Camusso "c'è molto nervosismo nelle parole del presidente del Consiglio, che ancora una volta evoca fantasmi e complotti, lancia invettive e ammonimenti ma evita accuratamente di dire come si crea lavoro e come si rilancia il Paese".

Nel suo discorso di Brescia, il presidente del Consiglio ha poi sottolineato di nuovo l'urgenza delle riforme: "Si è aperta un'opportunità pazzesca, non coglierla sarebbe un errore gravissimo. Se facciamo ciò che siamo in grado, l'Italia dei prossimi anni sarà locomotiva in Europa. Ma bisogna aver coraggio di dire che è finito il tempo dei si farà: ora o mai più. Ecco il senso dell'urgenza che muove me e il mio governo". E ha precisato, replicando all'editoriale del fondatore de la Repubblica Eugenio Scalfari, che lui non è un 'uomo solo al comando', ma dà voce a un popolo che chiede di cambiare: "Eravamo una banda di ragazzini senza esperienza, senza futuro - ha detto Renzi rispondendo alle critiche mosse al suo governo- In tre mesi abbiamo smesso di essere ragazzini siamo diventati espressione dei poteri forti. Siamo diventati uomini soli al comando. Ma non c'è un uomo solo al comando, c'è un popolo che chiede di cambiare per sempre".

Un concetto che, più tardi, ha ribadito anche su Twitter:

Tra gli strumenti del cambiamento, il presidente del Consiglio cita anche l'Italicum. Per il premier, con la riforma della legge elettorale, sapere chi vince non deve essere "più un terno al lotto". "Anch'io non sono stato eletto dai cittadini, ma sono qui nel rispetto della Costituzione". E ha parlato anche della 'tassa dei comuni': "Ci sarà nel 2015 una sola tassa, è una tassa della città, c'è in tutto il mondo, che comprende anche la discussione sui capannoni, che sarà affidata al sindaco di quel comune e non vedrà più lo stato metterci bocca".

Infine, ha rassicurato sulla vertenza della Ast di Terni, dopo le polemiche dei giorni scorsi sulle cariche della polizia contro gli operai che manifestavano a Roma (guarda il video di Gazebo): "Credo che a Terni si possa arrivare a una soluzione recuperando la capacità di dialogo - ha detto Renzi - Per mia esperienza quando il sindacato fa il sindacato e si occupa dei lavoratori esercita una funzione fondamentale e faccio di tutto perchè sia difesa".

Le contestazioni. L'accoglienza davanti ai cancelli della Palazzoli srl, dove si tiene il meeting degli industriali bresciani, non è stata delle migliori: il premier è stato contestato e fischiato da un gruppo di lavoratori. Agli avvertimenti del segretario della Fiom Maurizio Landini, che ha organizzato una manifestazione a Brescia assieme alla Cgil, Renzi ha poi risposto: "Il sindacato fa il suo mestiere, in bocca al lupo, noi andiamo avanti". Tensioni e cariche della poliziasi sono invece verificate in un secondo corteo, quello di antagonisti e centri sociali (video).

L'assemblea di Confindustria. Nel corso della riunione degli industriali bresciani, il primo a parlare è stato il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, che del premier ha detto: "Renzi sta dimostrando leadership e autorevolezza. Ci dà fiducia ma adesso serve uno sforzo in più". E lo ha ringraziato: "Lei si è assunto il pesante fardello di far uscire l'italia dalle secche di regole e culture sorpassate che sappiamo ci condurrebbero a un lento ma inarrestabile declino. Di questo arduo impegno non possiamo che esserle grati. Se ne sentiva la necessità".

Renzi e il Pd. 
Questa mattina Renzi ha aperto una giornata dedicata ai temi del lavoro e dell'economia con un'intervista al Tg5, nella quale ha parlato anche del Jobs Act: "Le dinamiche parlamentari le vedremo alla Camera nelle prossime settimane, nei prossimi giorni. Se ci sarà bisogno di mettere la fiducia la metteremo. L'importante è che la fiducia non la perdano quelli che devono creare lavoro in Italia". Sulla crisi interna al partito e sul rischio scissione in caso di spaccatura in Parlamento, Renzi ha rassicurato: "Credo che non ci sarà e credo che da questo punto di vista chi la minaccia, chi la immagina non si rende conto quanto sarebbe respinta dai volontari delle feste dell'Unità, dai nostri iscritti, dai nostri amministratori. Ecco perché penso che non ci sarà. La base non la vuole".

"Sono convinto - ha continuato il premier - che anche chi non mi ha votato al congresso del Pd sia disponibile a darmi una mano, perché qui in ballo non ci sono i destini personali, ma il destino dell'Italia che è molto più importante di quello delle singole persone".