mercoledì 5 novembre 2014

Basta Junker. Basta burocrati europei.

Italia-Ue, a Bruxelles volano gli stracci
Debito italiano nel mirino dei tecnocrati europei, ma Renzi stoppa i diktat. E Juncker chiede rispetto: non sono a capo di una banda di burocrati


dalla Redazione
Tra il premier, Matteo Renzi, e Jean Claude Juncker è scontro totale. L’ultima bocciatura della Commissione europea sulle previsioni del deficit italiano hanno innescato un botta e risposta tra i due. Perché all’ennesima bocciatura dell’Ue che prevede per l’Italia il mancato rientro dal deficit nemmeno nel 2017 hanno fatto infuriare Renzi che ha commentato amaramente: ““Non mi farò dettare la linea dai tecnocrati di Bruxelles”. E la risposta di Juncker è giunta quasi immediata: “Devo dire al mio caro amico Matteo Renzi che io non sono il capo di una banda di burocrati, forse lui lo è. Io sono il presidente della Commissione Ue, istituzione che merita rispetto, non meno legittimata dei governi. Se la Commissione avesse dato ascolto ai burocrati”, ha continuato Juncker, “il giudizio sul bilancio italiano sarebbe stato molto diverso“. Il riferimento ovviamente è alla legge di Stabilità italiana a cui l’Ue ha dato il via libera la scorsa settimana. Uno scontro duro, durissimo. E pensare che Renzi puntava tutto su Juncker che, a differenza del suo predecessore Barroso, sembrava molto più aperto nei confronti dell’Italia. 
LE PREVISIONI DELL’EUROPA
Lo scontro è arrivato proprio nel giorno della pubblicazione delle previsione Ue.
a Commissione ha rivisto al ribasso le stime di tutta l’Eurozona e anche i mercati ne hanno immediatamente risentito. Secondo la Commissione la recessione in Italia, quest’anno, sarà del -0,4% (-0,3% per il governo) con una ripresa, seppur lieve, nel 2015 stimata in un +0,6% del Pil (in linea con il Def) e dovuta “all’accelerazione della domanda esterna”. Nel 2016 è prevista una crescita dell’1,1%. Stime quelle della Commissione che si sono dimezzate, basti pensare che a maggio si indicava per l’anno prossimo una crescita dell’1,2%. Ciò che però preoccuoa più di ogni altra cosa sono deficit e debito. I conti pubblici italiani sono un vero bagno di sangue: quest’anno, infatti, secondo i conti della Commissione si chiuderà con un disavanzo al 3% del Pil, proprio il limite oltre il quale scatta la possibile procedura d’infrazione. Il percorso di rientro dovrebbe essere molto più lento di quanto previsto da Roma. Ecco le previsioni di Bruxelles:per il 2016 il deficit/Pil sarà al 2,7%, contro il 2,6% previsto dal governo nell’ultimo aggiornamento della Stabilità (era al 2,9% prima della correzione di fine ottobre). Il bilancio in termini strutturali passa dallo 0,9% nel 2014 allo 0,8% nel 2015, all’1% nel 2016. Per quanto riguarda il debito, invece, si avrà un picco storico dell’indebitamento nel 2015, quando si passerò dal 132,2% del Pil per il 2014 al 133,8%, per scendere al 132,7% nel 2016.

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