Renzi: "Guai a fare del lavoro il terreno dello scontro". Camusso: "Deve risolverlo lui"
Dalla Liguria, il premier torna a lanciare il monito già espresso a Brescia dopo le forti tensioni interne al Pd e tra governo e Cgil sul jobs act. L'obiettivo è che la riforma entri in vigore entro il 1° gennaio
ROMA - "Guai a pensare che si possa fare del mondo del lavoro il terreno dello scontro". E' un appello che "ho fatto" nei giorni scorsi e che "rifarò" affinché ci sia la "capacità di non mettere gli uni contro gli altri". All'inaugurazione della Piaggio Aerospace a Villanova d'Albenga, in Liguria, il premier Matteo Renzi torna a insistere su una questione che nelle ultime settimane ha diviso il Pd al suo interno e scatenato tensioni fortissime tra il governo e la Cgil, che il 25 ottobre scorso ha portato un milione di persone in piazza San Giovanni a Roma per protestare contro il jobs act dell'esecutivo e la revisione dell'articolo 18.
La risposta al premier arriva da Padova, dove si trova per un convegno Susanna Camusso: "Essendo stato Renzi a innescare lo scontro sul lavoro deve interrogarsi sulla linea che ha proposto, se la linea è quella della divisione tra lavoratori pubblici e privati, tra stabilizzati e non stabilizzati e di togliere i diritti per chi lavorerà in futuro, è lui che deve risolvere lo scontro". Camusso ha aggiunto che "dobbiamo ragionare su un mondo del lavoro unito e unitario e per questo la prima condizione è togliere di mezzo le divisioni e le volontà di ulteriori divisioni".
Il monito sul lavoro il presidente del Consiglio l'aveva già lanciato da Brescia, dove - salito sul palco degli Industriali locali - aveva fatto partire l'affondo: "C'è un disegno per spaccare in due l'Italia", aveva detto, scatenando la reazione a catena di Susanna Camusso, leader di un sindacato che accusa il premier di evocare "fantasmi e complotti" senza però dire com'è che si fa a creare nuovi posti di lavoro.
Di contro, però, Renzi ha già fatto sapere - anche ai suoi - che il testo della delega lavoro non cambierà "di una virgola" alla Camera rispetto al Senato e che dovrà "entrare in vigore entro il 1° gennaio". Entro il 12 novembre i partiti presenteranno centinaia di emendamenti al testo.
La risposta al premier arriva da Padova, dove si trova per un convegno Susanna Camusso: "Essendo stato Renzi a innescare lo scontro sul lavoro deve interrogarsi sulla linea che ha proposto, se la linea è quella della divisione tra lavoratori pubblici e privati, tra stabilizzati e non stabilizzati e di togliere i diritti per chi lavorerà in futuro, è lui che deve risolvere lo scontro". Camusso ha aggiunto che "dobbiamo ragionare su un mondo del lavoro unito e unitario e per questo la prima condizione è togliere di mezzo le divisioni e le volontà di ulteriori divisioni".
Il monito sul lavoro il presidente del Consiglio l'aveva già lanciato da Brescia, dove - salito sul palco degli Industriali locali - aveva fatto partire l'affondo: "C'è un disegno per spaccare in due l'Italia", aveva detto, scatenando la reazione a catena di Susanna Camusso, leader di un sindacato che accusa il premier di evocare "fantasmi e complotti" senza però dire com'è che si fa a creare nuovi posti di lavoro.
Di contro, però, Renzi ha già fatto sapere - anche ai suoi - che il testo della delega lavoro non cambierà "di una virgola" alla Camera rispetto al Senato e che dovrà "entrare in vigore entro il 1° gennaio". Entro il 12 novembre i partiti presenteranno centinaia di emendamenti al testo.
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