Caso Cucchi: la lettera di Massimo Gramellini al capo della Polizia
''Dottor Pansa, perché non fa lei qualcosa: prometta promozioni, menzioni d'onore, riconoscimenti economici e morali per chi ha il coraggio e avrà il coraggio di rompere quel muro. Chi sa, parli. E chi parla venga premiato per averlo fatto''
Pubblichiamo di seguito la trascrizione della lettera di Massimo Gramellini al capo della Polizia, Alessandro Pansa, letta ieri su Rai3, durante la trasmissione Che tempo che fa. A nostro giudizio, la si dovrebbe leggere nelle piazze, durante le manifestazioni.
Gentile dottor Pansa,stasera abbiamo cominciato la puntata con il caso di Stefano Cucchi, uno dei tanti casi di cittadini presi in consegna dallo Stato, la cui morte rimane avvolta nel mistero. Giovedì scorso Rai 3 ha mandato in onda Acab, il film sulla mattanza della Diaz di Genova, rimasta largamente impunita. E un filo conduttore sembra unire tutti questi episodi con quanto accaduto mercoledì a Roma, quando alcuni poliziotti hanno manganellato, secondo molti osservatori, a sangue freddo, degli operai disoccupati. Qualcuno ha chiamato in causa il Ministero dell’Interno ma la strumentalizzazione politica contribuisce solo a distogliere lo sguardo dal problema reale. E il problema, dottor Pansa, è che tante persone cominciano ad avere paura delle forze dell’ordine. Mentre le forze dell’ordine dovrebbero essere il riparo in cui il cittadino si rifugia per scappare da un pericolo: non il pericolo da cui scappare.Tocca a voi risanare questo calo di immagine. Lo dovete ai cittadini, ma soprattutto ai tanti vostri colleghi che hanno perso la vita per questo Paese e ai tantissimi altri che la mettono in gioco ogni giorno, spesso per uno stipendio da fame. Quando un corpo è malato, deve purificarsi, affinché il male non si estenda agli organi vitali. Allora mi chiedo come è possibile non accorgersi che la solidarietà di corpo, invece che garantire le forze dell’ordine, le sta delegittimando agli occhi dell’opinione pubblica. Come è possibile fidarsi delle forze dell’ordine, quando sappiamo che chi conosce la verità sulle tragedie che hanno messo a repentaglio la vostra reputazione, non può parlare. E anzi, viene osteggiato e rischia di essere escluso e vilipeso se dice la verità. Come è possibile che nessuno di quelli che conosce la verità su Stefano Cucchi abbia mai parlato, che ci sia un muro di silenzio che forse dovremmo definire di omertà.
Ecco, dottor Pansa, perché non fa lei qualcosa: prometta promozioni, menzioni d’onore, riconoscimenti economici e morali per chi ha il coraggio e avrà il coraggio di rompere quel muro. Chi sa, parli. E chi parla venga premiato per averlo fatto: ci avrà aiutato ad avere una Polizia migliore. Grazie.
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