giovedì 6 novembre 2014

E continua a dire le stesse cose di venti anni fa.

MAMBO 

Matteo Salvini, il neo-leader di destra è già vecchio

Si troverebbe meglio con i vecchi temi della Lega. Ma è costretto a seguire Casapound.Sharing Services

Forse non c'è la farà Matteo Salvini, l'exgauchiste diventato leghista prima e lepenista dopo, a far risorgere la destra sotto la sua guida.
Tuttavia la gente di destra, che già in parte comincia ad apprezzarlo, dovrebbe essergli grata.
Con un Silvio Berlusconi immobilizzato dalle sentenze e dal patto con Matteo Renzi, con la stella di Giorgia Meloni in irreversibile declino (nuovo caso Polverini), con i giornali, i politici, gli intellettuali di destra in rapporto di amore-odio con il premier, Salvini ha fatto, con una rinuncia, l'operazione elementare.
Questa: ha detto alla destra che non deve farsi assimilare, lui rinuncia alla secessione ma vuole in cambio ostracismo verso gli immigrati senza buonismi, ostilità all'Europa, il ritorno al vecchio slogan «legge e ordine», l'indifferenza verso gli alleati, anzi l'apprezzamento per quelli «brutti, sporchi e cattivi». Cioè niente Alfano, viva Casa Pound.
UN LEADER POVERO E SCALCAGNATO. In questo Salvini copia il primo Berlusconi, quello che preferiva Fini, allora senza kippah, che sdoganava parole e idee di destra, che chiamava alla rivolta anti-fiscale e anti-statale, quello che aveva resuscitato un morto, il comunismo.
La differenza sta nel fatto che il segretario della Lega è povero, letteralmente, non ha una squadra di intellettuali e grand commis - da Giuliano Urbani a Gianni Letta -, non ha uomini di mano come Marcello Dell'Utri, come Berlusconi non ha mai letto un libro ma non sa neppure come sono fatti (l'ex Cavaliere almeno li produce).
Quest'aria da leader povero e scalcagnato, che invita a tenere la schiena dritta, che ruba un po' a Renzi e un po' a Beppe Grillo, sta mobilitando lo zoccolo duro della destra.
Altro che Raffaele Fitto e Giovanni Toti, in pensione come Daniela Santanché. C'è ormai Matteo che didascalicamente spiega al popolo di destra che bisogna combattere, che il segretario Pd è un inganno e non è neppure invincibile.
Il lavoro di scavo del Salvini 'ex leghista' è quantitativamente enorme.
IL SUO MAESTRO DI PENSIERO? BORGHEZIO. Berlusconi lo ignora, ma è talmente animale politico che lo starà sicuramente monitorando per vedere se ce la fa.
Il suo lepenismo del segretartio è un po' appiccicaticcio.
Si vede che sarebbe più a suo agio nel separatismo che nel bagno patriottico, che quelli di Casa Pound, che hanno letto tutto sugli e degli intellettuali di destra fra una palestra e un'altra, lo intimidiscono. Tuttavia Salvini ha solo questa strada da battere.
Del suo passato deve buttare tutto: il sogno padano, l'antifascismo di Umberto Bossi, la democristianeria di Flavio Tosi, il piacionismo di Luca Zaia.
A lui tocca solo di fare il bad boy, quello che non si fa ingannare da Renzi, che in Europa va solo per votare all'europarlamento, che ha scelto come maestro di pensiero Mario Borghezio.
Stiamo attraversando un passaggio della storia italiana in cui il vecchio, anche il più recente, sta scomparendo per lasciare posto a un nuovo che anni fa era nei nostri incubi.

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