Primi bombardamenti francesi sull’Isis
Gli islamisti premono sui curdi in Siria, mentre in Iraq anche i transalpini si uniscono ai bombardamenti
Migliaia di siriani, in fuga da Kobane, arrivano al confine turco
BOMBARDANO I FRANCESI, ARRIVANO GLI AUSTRALIANI - Il presidente Hollande ha annunciato personalmente il bombardamento di postazioni dell’ISIS in Iraq. A portarlo a termine i Rafale partiti da una base negli Emirati Arabi Uniti, secondo il presidente francese hanno distrutto il loro obiettivo e nei giorni a venire continueranno a dare la caccia agli uomini dello Stato Islamico in Iraq, il presidente ha infatti escluso bombardamenti in territorio siriano. Ieri sono arrivati in Iraq i primi australiani di una forza di 600 uomini che appoggeranno un contingente aereo dedicato all’attacco e comprendono anche 200 commando e istruttori per assistere l’esercito iracheno.
ALL’ATTACCO DEI CURDI IN SIRIA - Pressati in Iraq, gli uomini del califfaTo sono passati all’azione in Siria, dove stanno attaccando il cantone di Kobane, controllato dai curdi. L’attacco ha provocato la fuga di decine di migliaia di persone verso il confine siriano e la mobilitazione degli altri curdi in Iraq e Turchia. Il governo curdo ha annunciato l’invio di 900 soldati e anche di unità delle forze speciali, mentre dalla Turchia stanno affluendo in Siria gli uomini del PKK che non lo hanno ancora fatto e in genere giovani curdi mobilitati in difesa dei loro fratelli siriani.
VERSO UN’ALTRA CRISI UMANITARIA - Gli uomini del califfato nella loro avanzata hanno occupato almeno 21 villaggi nel Royava, la zona curda liberata dalle truppe di Assad e si sono avvicinati a Kobane, capoluogo dell’omonimo cantone e terza citta del Kurdistan siriano, facendosi largo con carri armati e artiglieria pesante. La caduta della città nelle mani dell’ISIS rappresenterebbe un disastro umanitario e un grosso vantaggio per gli islamisti, che controllerebbero così un lungo tratto del confine con la Turchia. Turchia che per ora non reagisce e tarda anche ad accogliere i profughi che cercano riparo oltre i suoi confini, un atteggiamento che non mancherà di sollevare polemiche, visto che Ankara avrebbe mezzi e capacità per invalidare l’attacco dell’ISIS e che in passato non si era fatta scrupolo di bombardare in Siria, ma anche in Iraq, per colpire i curdi.
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