lunedì 15 settembre 2014

La destra sindacale si allea alla sinistra sindacale. Per i lavoratori? No per garantirsi i privilegi ed i distacchi che Renzi ha eliminato.


Polizia contro Renzi, i sindacati che guardano a destra vanno avanti e proclamano sciopero

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RENZI

L'autunno caldo s'anticipa nell'estate settembrina. Gli insegnanti precari che protestano, pur tenuti a debita distanza, nei pressi della scuola Don Puglisi a Palermo, quartiere Brancaccio, dove il premier va ad inaugurare l'anno scolastico. Gli studenti, a Palermo e in tutta Italia, a cui la riforma Giannini, tutta merito e privatizzazioni e stage e apprendistato, non piace né poco né punto6. Le forze di sicurezza, soprattutto, che restano in attesa di avere la notizia dello sblocco delle promozioni bianche e degli scatti di stipendio congelati. E in questa attesa c'è chi fa il passo avanti (i sindacati di destra) e proclama lo sciopero, fuori legge, per il 23-24 settembre. E chi invece resta attendista "convinto che in queste ore saremo convocati da palazzo Chigi". Altrimenti? "Vedremo".
Governo e premier hanno ancora consensi e fiducia alta (54% e 60%) nonostante gli indici economici tutti negativi a cui si aggiunge "il crescita zero" diagnosticato da Standard & Poor's per il 2014. Ma non c'è dubbio che ormai non passa giorno senza che il premier non debba assaggiare lamenti e cartelli e qualche fischio. Un trend iniziato a metà agosto e proseguito nelle uscite successive, in Puglia due giorni fa e a Palermo stamani dove a insegnanti precari e studenti medi si sono aggiunti i precari di Accenture, call center da 262 posti di lavoro che rischia di scomparire che lottano anche con un hashtag (#262).
Ora, le proteste fanno parte della vita di ogni governo ed esecutivo. Ed è fisiologico che successo e simpatia come quelli ottenuti da Renzi debbano conoscere anche l'amarezza dei fischi e degli striscioni in una crisi così strutturale. Ma se nel fronte del dissenso e della contestazione ai disoccupati e cassaintegrati si somma anche il settore della pubblica amministrazione, allora il problema è più serio. Preoccupante se resta in agitazione tutto il settore della pubblica sicurezza. Con la doppia aggravante di una pericolosa deriva a destra e di una evidente strumentalizzazione politica che sfrutta le pur fondate buone ragioni di un settore delicato come quello delle forze dell'ordine. 

La minaccia dello sciopero del settore, vietato per legge, risale al 4 settembre quando la Consulta dei sindacati delle forze di polizia e dei Cocer delle forze militari lo proclamò per ottenere lo sblocco delle promozioni in bianco (senza adeguamento del salario) e del congelamento delle carriere. Una situazione incostituzionale che va avanti dal 2010 quando l'allora ministro Tremonti la impose dall'alto nel calderone dei tagli lineari.
Renzi non ha giustamente accettato il ricatto dello sciopero, non solo perché illegale e vietato dalla legge ma perché lo Stato non può scioperare contro se stesso. Specie se è titolare di un diritto così delicato come quello della sicurezza. Al tempo stesso si è detto disposto a trovare una soluzione considerata la natura diversa della protesta: non si tratta cioè di aumentare gli stipendi (impossibile con il blocco della Pubblica Amministrazione annunciato dal ministro Madia) ma di riconoscere un diritto acquisito.
E però, a parte qualche annuncio, nulla veramente accade. Anzi, le parole del ministro dell'Interno Angelino Alfano ("abbiamo trovato i soldi, il blocco sarà risolto ma dobbiamo ancora trovare lo strumento tecnico più adeguato e più veloce") pronunciate sabato 13, hanno irritato ancora di più. E hanno scatenato la corsa alla strumentalizzazione politica.
I sindacati autonomi che guardano a destra (Sap, Sappe, Sapaf, Conapo) hanno forzato la mano e proclamato lo sciopero di tre ore il 23 settembre. Silvio Berlusconi, o comunque suoi fedelissimi, è andato a nozze e ha convocato la Consulta della sicurezza per mercoledì 17. Spiazzati e superati a destra dal Cavaliere (ex), le altre forze politiche e soprattutto l'Ncd di Alfano si stanno affrettando a rincorrere la Consulta della sicurezza.
Oggi il coordinatore di Ncd Gaetano Quagliariello ha convocato i sindacati promettendo che "le risorse sono state trovate, resta ora da trovare lo strumento". Nulla di nuovo rispetto ad Alfano di sabato. "Restiamo in agitazione, non accettiamo soluzioni parziali, questa ingiustizia deve essere sanata del tutto ma diciamo no ad ogni tipo di strumentalizzazione politica a cui purtroppo stiamo assistendo in queste ore" dice Daniele Tissone, segretario della Silp-CGIL.
Domani diventano interlocutori del comparto sicurezza i Cinquestelle, i Popolari di Mario Mauro e Fratelli d'Italia. I voti del comparto sicurezza sono sempre stati un piatto ricco e siccome non si sa mai cosa potrà succedere, è bene mantenere rapporti con il settore. "Qualcosa si muove ma nessuno ci parla della soluzione" mette le avanti il maresciallo Gianni Pitzianti del Cocer dei Carabinieri che diffida dalle strumentalizzazioni politiche. "Lo sciopero resta proclamato, noi restiamo in agitazione e in mobilitazione. Ma non vogliamo speculazioni politiche". L'ideale, è l'auspicio della Consulta che si ritrova domani nella sede del Siulp, sarebbe che palazzo Chigi consegnasse una soluzione magari prima di mercoledì. Prima dell'incontro con Berlusconi. Che, è bene ricordare, ha creato questa situazione. Correva l'anno 2010.

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