Renzi-Camusso. “Voi solo ideologia”. “Matteo, sei come la Thatcher”
Scontro tra Cgil e governo: nel botta e risposta tra Matteo Renzi e Susanna Camusso sono fotografate anche le divisioni all'interno del Pd. Che il premier parli al sindacato perché la sua minoranza intenda?
ARTICOLO 18, LO SCOGLIO – “Non stiamo difendendo noi stessi: chi vorrebbe cancellare l’articolo 18 sta cancellando la libertà dei lavoratori”. Così parla il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, durante l’inaugurazione della nuova sede del sindacato a Milano. E lancia la bomba. “Mi sembra che il presidente del consiglio abbia un po’ troppo in mente il modello della Thatcher”. Sia Bersani che Camusso sottolineano come l’abolizione dell’art.18 non veda come contrappeso nel Jobs Act garanzie adeguate ma che anzi, le riforme paventate, nell’interptretazione di Sacconi, potrebbero peggiorare enormemente la situazione dei lavoratori italiani.
LA REAZIONE DEL PREMIER – Di fronte al paragone con la Lady di Ferro, Matteo Renzi risponde con decisione, in un videomessaggio. “Oggi la Cgil ha deciso di andare all’attacco del governo. Ma quando si parla di lavoro noi non siamo impegnati in uno scontro del passato, ideologico, noi siamo preoccpati non di Margaret Thatcher, siamo preoccpati di Marta, 28 anni, che non ha la possibilità di avere il diritto alla maternità. Lei sta aspettando un bambino ma a differenza delle sue amiche dipendenti pubbliche non ha nessuna garanzia, perché? Perchè in questi anni abbiamo creato cittadini di serie A e di serie B”.
Il viso è cupo, teso, non si ferma. Parla a Camusso, perché la minoranza Pd intenda.
“Noi quando pensiamo al mondo del lavoro pensiamo a Giuseppe, che ha 50 anni e che non può avere la cassa integrazione, o a chi, piccolo artigiano, è stato tagliato fuori da tutte le tutele, e magari la banca gli ha chiuso i ponti e improvvisamente si è ritrovato dalla mattina alla sera a piedi. Pensiamo a quelli a cui non ha pensato nessuno in questi anni, a quelli che vivono di co.co.co. e co.co.pro. e che sono condannati a un precariato a cui il sindacato ha contribuito, preoccupandosi soltanto dei diritti di alcuni e non dei diritti di tutti”.
Il viso è cupo, teso, non si ferma. Parla a Camusso, perché la minoranza Pd intenda.
“Noi quando pensiamo al mondo del lavoro pensiamo a Giuseppe, che ha 50 anni e che non può avere la cassa integrazione, o a chi, piccolo artigiano, è stato tagliato fuori da tutte le tutele, e magari la banca gli ha chiuso i ponti e improvvisamente si è ritrovato dalla mattina alla sera a piedi. Pensiamo a quelli a cui non ha pensato nessuno in questi anni, a quelli che vivono di co.co.co. e co.co.pro. e che sono condannati a un precariato a cui il sindacato ha contribuito, preoccupandosi soltanto dei diritti di alcuni e non dei diritti di tutti”.
IL MERCATO DEL LAVORO SECONDO MATTEO – “Noi non vogliamo il mercato del lavoro di Margaret Thatcher, noi vogliamo un mercato del lavoro in cui ci sono cittadini tutti uguali, vogliamo un mercato del lavoro giusto, vogliamo delle regole sul diritto del lavoro giuste e non regole che dividono sulla base della provenienza geografica o che siano complicate; se poi con queste regole nuove aziende, multinazionali e non solo, verranno a investire in italia e creeranno posti di lavoro, sarà fondamentale per poter finalmente tornare a dare lavoro a chi non ce l’ha. Nel frattempo a quei sindacati che vogliono contestarci, io non chiedo di darci almeno il tempo di presentare le proposte prima di fare le polemiche, ma chiedo dove eravate in questi anni quando si è prodotta la più grande ingiustizia che ha l’Italia, l’ingiustizia tra chi il lavoro ce l’ha e chi il lavoro non ce l’ha, tra chi ce l’ha a tempo indeterminato e chi è precario, e soprattutto tra chi non può neanche pensare a costruirsi un progetto di vita perché si è pensato soltanto a difendere le battaglie ideologiche e non i problemi concreti della gente. Sono i diritti di chi non ha diritti quelli che ci interessano, e noi li difenderemo in modo concreto e serio”.
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