sabato 20 settembre 2014

Andiamo avanti a tutta.

APERTURA

Lavoro, i sindacati tendono la mano a Renzi

Camusso al premier: «Stop insulti, discutiamo». Bonanni: «Art.18? Sì a modifiche».

20 Settembre 2014

Prima l'attacco, poi l'apertura. È una Susanna Camusso a due volti quella che sfida il premier Matteo Renzi sulla riforma del lavoro e che ha puntato i piedi soprattutto sull'articolo 18 per evitare che l'esecutivo possa cancellarlo con il Jobs Act.
Così sabato 20 settembre la Cgil ha scelto la Rete, e precisamente Twitter con una raffica di messaggi, per rispondere alle critiche del premier. «Non vogliamo che chi lavora possa essere licenziato senza una ragione», è la tesi ribadita dal sindacato di Camusso.


LA CGIL: «BASTA INSULTI». «Mandare tutti in serie B non è estendere i diritti e le tutele», ha cinguettato la Cgil che ha coniato un nuovo hashtag, #fattinonideologia, in riferimento all'attacco di Renzi che aveva parlato di difesa delle ideologie e non delle persone. Affondo che aveva poi fatto dire a Camusso che il premier le ricorda Margaret Thatcher.


MANO TESA. Eppure il sindacato ha poi provato a tendere la mano al governo: «Basta insulti al sindacato: guardiamoci negli occhi e discutiamone», è stata l'apertura della Cgil nei confronti del leader del Partito democratico.


Quindi, per chiarire la sua nuova posizione, Camusso ha chiesto di estendere a tutti malattia e maternità, bocciando però l’introduzione del demansionamento. Tuttavia, c'è il sì sul contratto a tutele crescenti, ma a patto che «si cancellano i tanti contratti che producono precarietà».


Infine, sempre su Twitter, la Cgil ha ricordato che «la regola più semplice è garantire la dignità di chi lavora».
Quindi l'ultimo messaggio dal social network: «Da sempre ci battiamo per estendere diritti e tutele. Renzi vuole fare lo stesso?».


BONANNI PUNGE CAMUSSO. Una frecciatina alla leader della Cgil è, però, subuto arrivata da Raffaele Bonanni, segretario nazionale della Cisl: «Dico con buona pace di Camusso, che farebbe bene ad astenersi dal dire al premier che è come la Thatcher. Io mi devo rapportare con il mio presidente del Consiglio, piaccia o non piaccia, e ciò vale anche per lui. Resto un po' esterrefatto, i dati dell'economia sono drammatici e ancora si litiga. Dovremmo tutti quanti adoperarci per trovare delle soluzioni di buon senso».
MADIA: «ART. 18? FALSO PROBLEMA». Intanto dal convegno delle Acli a Cortona, anche il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia ha parlato della questione dell'articolo 18: «Noi abbiamo sempre detto che l'articolo 18 è un falso problema. Io ho 34 anni, se chiediamo a ragazzi e ragazze della mia generazione quanto abbia importanza nessuno dirà che sia la priorità della loro vita o di quello che chiedono al governo».
Quindi la rappresentante dell'esecutivo ha spiegato che il governo non è intenzionato a fare passi indietro: «Confermo che l'impianto del disegno di legge Poletti è giusto perché parte da una visione complessiva e dal fatto che intere generazioni che per 20 anni non hanno avuto nulla devono poter avere dei diritti».
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