Lavoro, Renzi torna rottamatore e attacca la "vecchia guardia"
Lettera ai militanti del Pd: "Hanno detto che siamo di destra, ma mi hanno insegnato che essere di sinistra significa combattere un'ingiustizia, non conservarla"
Dopo il video, la lettera. Matteo Renzi è ragazzo sveglio. E ha subito capito che la battaglia sul lavoro, ancor prima che una battaglia decisiva per il futuro del Paese, può diventare decisiva per lui. Per mostrare all'Italia che, se ancora ce ne fosse bisogno, è lui la novità. L'unico capace di scardinare le vecchie logiche che hanno bloccato l'Italia in questi anni. Così prende carta e penna, indossa nuovamente la casacca del rottamatore, è scrive ai militanti del Pd.
Una lettera che serve anzitutto per ringraziarli "dell'impegno sul territorio, della passione, della dedizione con cui state aiutando il Pd in queste ore così delicate". Quindi l'appello a rimboccarsi le maniche assumendosi la responsabilità di "ridare fiducia all'Italia e agli italiani".
"L'Italia sta cambiando molto - prosegue -. Dalle riforme istituzionali e costituzionali fino alla giustizia, passando per il terzo settore e la politica estera, dove il successo della nomina di Federica Mogherini costituisce un motivo di orgoglio e speranza per ciascuno di noi. In questi mesi stiamo lavorando moltissimo. E ormai siamo al momento finale di discussioni che pure erano state bloccate per anni come quella su una legge elettorale in grado di assicurare un vincitore certo o la riforma costituzionale che sono già alla seconda lettura e che dovranno essere affrontate senza indugio dal Parlamento in queste settimane. Perché se la politica cambia se stessa e dà il buon esempio, poi, tutto è più semplice".
Il percorso è già fissato con tre priorità: scuola, lavoro e fisco. Ma è soprattutto sulla seconda che si concentra l'attenzione del premier. Non fosse altro perché, proprio in questi giorni, è diventata l'occasione di uno scontro acceso con la Cgil. Renzi sa che attaccare il sindacato, soprattutto dalle sue parti, può risultare impopolare. Ma sa anche che gli permette di raccogliere molti consensi all'esterno del perimetro del partito. Soprattutto se la battaglia vede lui contrapposto a Camusso, Bersani, D'Alema ecc.
In fondo è stato proprio sulla contrapposizione con i vecchi volti della sinistra che Renzi ha costruito il proprio successo. Così il premier, costretto a fronteggiare un preoccupante calo della fiducia degli italiani, riparte proprio da lì. " Bloccare l'emorragia dei posti di lavoro e tornare a crescere - prosegue -, semplificare il fisco pagando meno (ma pagando tutti, finalmente!) e, prima di tutto, investire sull'educazione e sulla scuola: questa è la nostra sfida. Ci hanno detto che siamo di destra per questo. Ci hanno paragonato ai leader della destra liberista anglosassone degli anni Ottanta. A me hanno insegnato che essere di sinistra significa combattere un'ingiustizia, non conservarla. Davanti a un problema c'è chi trova soluzioni provando a cambiare e chi organizza convegni lasciando le cose come sono. Anche nel nostro partito c'è chi vuole cogliere la palla al balzo per tornare agli scontri ideologici e magari riportare il PD del 25%. Noi no".
"Noi siamo qui per cambiare l'Italia - conclude - e non accetteremo mai di fare le foglie di fico alla vecchia guardia che a volte ritorna. O almeno ci prova". La sfida è lanciataò.
Nessun commento:
Posta un commento