domenica 14 settembre 2014

Sono sempre più convinto che dividersi in un mondo globale peggiora la situazione di una nazione. Staremo a vedere.

Indipendenza scozzese? Per i grandi manager Uk sarebbe una "catastrofe economica"

Secondo un sondaggio tra i presidenti delle aziende quotate sul Ftse 100, se giovedì prossimo gli scozzesi voteranno a favore della separazione dal Regno Unito rischieranno un "devastante declino". Intanto 17 miliardi di sterline di capitali avrebbero già oltrepassato il Vallo di Adriano, in direzione Sud. I sondaggi sono contrastati, mentre le grandi firme economiche si schierano per l'unità

LONDRA – L'indipendenza della Scozia sarebbe una catastrofe economica per gli scozzesi e per tutta la Gran Bretagna. E' l’ennesimo monito di questo genere rivolto da Londra a Edimburgo, stavolta sotto forma di un sondaggio del Sunday Telegraph fra i presidenti del Ftse 100, ossia i leader delle cento più importanti aziende quotate alla borsa della capitale: per l’80 per cento degli interpellati il "sì" alla secessione nel referendum in programma fra appena quattro giorni avrebbe gravi conseguenze negative sull’economia di tutta la nazione. E in particolare per la Scozia che rischierebbe un "devastante declino" del suo prodotto interno lordo, affermano i grandi manager della City. Secondo alcune indiscrezioni 17 miliardi di sterline di capitale sarebbero già fuggiti dal Regno Unito per timore di un "divorzio" scozzese e di un conseguente indebolimento dell’economia nazionale.

L'agenda dei mercati

Appelli di questo tipo erano già arrivati nei giorni e nelle settimane precedenti, da parte delle grandi banche, dell’industria petrolifera, del Fondo Monetario Internazionale. Editoriali del Financial Times e dell’Economist, le due testate più autorevoli del regno, si sono schierati con uguali argomenti per il "no" all’indipendenza. Eppure gli ultimi
sondaggi continuano a fornire previsioni estremamente incerte: per un rilevamento pubblicato dall’Observervinceranno i "sì" 54 a 46 per cento; per quello del Sunday Telegraph prevarranno i "no" con identica percentuale, 54 a 46; per il Sunday Times i "no" avranno la meglio di un soffio, 51 a 49 per cento. Il dato su cui concordano commentatori ed esperti è che la sfida è "too close to call", troppo equilibrata per un pronostico, anche per l’alto numero di incerti che non hanno ancora deciso come votare.

Ciononostante i due schieramenti esprimono la stessa sicurezza di farcela. "E’ un’opportunità storica, che si presenta una sola volta nella vita", dice Alex Salmond, primo ministro e leader del partito nazionalista scozzese, sostenendo di non avere dubbi sulla possibilità di una vittoria dei "sì" e neppure di misura, "puntiamo a non vincere di un voto ma a realizzare una netta maggioranza a favore dell’indipendenza". Parole analoghe arrivano da Alistair Darling, l’ex-ministro del tesoro laburista (e scozzese pure lui) scelto da tutti i partiti britannici per guidare la campagna del "no" alla separazione: "Gli indipendentisti non si illudano, vincerà l’unità nazionale". Anche l’ex-primo ministro britannico Tony Blair, nato a Edimburgo da genitori inglesi, ha affermato in un’intervista con la Bbc di essere contrario all’indipendenza scozzese.

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