Indipendenza scozzese? Per i grandi manager Uk sarebbe una "catastrofe economica"
Secondo un sondaggio tra i presidenti delle aziende quotate sul Ftse 100, se giovedì prossimo gli scozzesi voteranno a favore della separazione dal Regno Unito rischieranno un "devastante declino". Intanto 17 miliardi di sterline di capitali avrebbero già oltrepassato il Vallo di Adriano, in direzione Sud. I sondaggi sono contrastati, mentre le grandi firme economiche si schierano per l'unità
dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI
LONDRA – L'indipendenza della Scozia sarebbe una catastrofe economica per gli scozzesi e per tutta la Gran Bretagna. E' l’ennesimo monito di questo genere rivolto da Londra a Edimburgo, stavolta sotto forma di un sondaggio del Sunday Telegraph fra i presidenti del Ftse 100, ossia i leader delle cento più importanti aziende quotate alla borsa della capitale: per l’80 per cento degli interpellati il "sì" alla secessione nel referendum in programma fra appena quattro giorni avrebbe gravi conseguenze negative sull’economia di tutta la nazione. E in particolare per la Scozia che rischierebbe un "devastante declino" del suo prodotto interno lordo, affermano i grandi manager della City. Secondo alcune indiscrezioni 17 miliardi di sterline di capitale sarebbero già fuggiti dal Regno Unito per timore di un "divorzio" scozzese e di un conseguente indebolimento dell’economia nazionale.
L'agenda dei mercati
Appelli di questo tipo erano già arrivati nei giorni e nelle settimane precedenti, da parte delle grandi banche, dell’industria petrolifera, del Fondo Monetario Internazionale. Editoriali del Financial Times e dell’Economist, le due testate più autorevoli del regno, si sono schierati con uguali argomenti per il "no" all’indipendenza. Eppure gli ultimi
L'agenda dei mercati
Appelli di questo tipo erano già arrivati nei giorni e nelle settimane precedenti, da parte delle grandi banche, dell’industria petrolifera, del Fondo Monetario Internazionale. Editoriali del Financial Times e dell’Economist, le due testate più autorevoli del regno, si sono schierati con uguali argomenti per il "no" all’indipendenza. Eppure gli ultimi
Ciononostante i due schieramenti esprimono la stessa sicurezza di farcela. "E’ un’opportunità storica, che si presenta una sola volta nella vita", dice Alex Salmond, primo ministro e leader del partito nazionalista scozzese, sostenendo di non avere dubbi sulla possibilità di una vittoria dei "sì" e neppure di misura, "puntiamo a non vincere di un voto ma a realizzare una netta maggioranza a favore dell’indipendenza". Parole analoghe arrivano da Alistair Darling, l’ex-ministro del tesoro laburista (e scozzese pure lui) scelto da tutti i partiti britannici per guidare la campagna del "no" alla separazione: "Gli indipendentisti non si illudano, vincerà l’unità nazionale". Anche l’ex-primo ministro britannico Tony Blair, nato a Edimburgo da genitori inglesi, ha affermato in un’intervista con la Bbc di essere contrario all’indipendenza scozzese.
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