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ROMA - "Per le nuove assunzioni" viene previsto "il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all'anzianità di servizio". E' l'emendamento presentato dal governo al Jobs act e in particolare all'articolo 4 della delega sul mercato del lavoro presentato stamani in commissione al Senato, che apre di fatto la strada al superamento dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che disciplina i licenziamenti senza giusta causa. Nel testo riformulato c'è la "previsione, per le nuove assunzioni, del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all'anzianità di servizio", si legge nell'emendamento.

Le reazioni. Il dibattito si annuncia ancora lungo e aspro, ma intanto il relatore del provvedimento, Maurizio Sacconi, spiega che con la delega c'è "la revisione delle tutele nel contratto a tempo indeterminato (l'articolo 18, ndr): la mediazione" tra relatore e governo è l'applicazione del contratto "a tempo indeterminato" a tutele crescenti "alle nuove assunzioni". Ci dovrebbe essere dunque "indennizzo proporzionato all'anzianità, ma non il reintegro" previsto dall'attuale Statuto dei Lavoratori. "Esprimo piena soddisfazione", ha dichiarato ancora Sacconi sul lavoro fatto. Nel Pd serpeggia qualche mal di pancia, con una riunione dei senatori programmata per domani, ma il ministro del Lavoro, Giuilano Poletti dice: "C'è un legame tra l'introduzione del contratto a tutele crescenti e l'articolo 18".

I sindacati, invece, si preparano alla mobilitazione. Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha chiesto al Direttivo di dare mandato alla segreteria per valutare iniziative di protesta e per aprire una discussione con Cisl e Uil per possibili forme di mobilitazione unitaria, con al centro il lavoro. Il leader della Fiom, Maurizio Landini, ha sostenuto nel Direttivo di Corso d'Italia che non ci sono elementi nuovi per annullare le mobilitazioni già previste dalla sua sigla per fine ottobre. "Se ci sarà un intervento sull'articolo 18 dello statuto dei lavoratori la Uil reagirà, mettendo in campo tutte le opzioni sul tavolo: dallo sciopero fino al referendum abrogativo", ha incalzato il segretario generale Luigi Angeletti a margine del congresso dei metalmeccanici della Uilm.

Come cambia. L'esecutivo scopre dunque le sue carte: l'obiettivo è sfoltire la giugla dei contratti di lavoro e far diventare quello a tutele crescenti la forma principale di inserimento del mondo del lavoro per il tempo indeterminato. Il testo dell'emendamento sarà votato domani dopo il parere della commissione Bilancio. Da questo punto di vista, però, non ci dovrebbero essere problemi: si tratta, infatti, di una delle riforme a costo zero che ha come obiettivo la  riduzione della giungla dei contratti di lavoro: oggi ne esistono almeno 40.

In sostanza chi avrà un contratto a tempo indeterminato, sia giovane sia riassunto, non avrà da subito le stesse tutele garantite dagli attuali contratti stabili, ma le otterrà gradualmente. I termini della gradualità, al centro dello scontro da minoranza Pd e centristi che sostengono il governo, saranno indicati nei decreti delegati che arriveranno da parte dell'esecutivo dopo l'ok del Parlamento alla delega, ha spiegato il sottosegretario Pd Teresa Bellanova, che segue l'iter del provvedimento. Il periodo di transito potrebbe durare 3 anni: in cambio, però, il lavoratore avrebbe immediatamente accesso alla Naspi, il sussidio di disoccupazione che il governo introdurrà con la riforma del mercato del lavoro.

Nei piani dell'esecutivo dovrebbe durare la metà dei mesi lavorati negli ultimi 4 anni per un massimo di due anni. L'entità del sussidio sarà per tutti nell'ordine dei 1.100-1.200 euro mensili all'inizio del periodo di copertura per poi calare fino a 700 euro. Le coperture sarebbero garantite dalla riforma di tutti gli ammortizzatori sociali.

FOCUS / Quell'articolo 18 già riformato dalla Fornero

Modifiche all'articolo 4 e 13.
 L'emendamento introduce una revisione di altri due articoli dello Statuto dei lavoratori: l'articolo 4, laddove prevede il superamento del divieto delle tecniche di controllo a distanza, e l'articolo 13 introducendo di fatto la possibilità del demansionamento del lavoratore in caso di necessità dell'azienda. La precedente versione, indicava il contratto a tutele crescenti solo come una delle opzioni. "E' stato ripulito il testo per superare l'opzionalità del contratto a tutele crescenti", ha spiegato il ministro del Welfare, Giuliano Poletti, al termine della riunione mattutina con i partiti della maggioranza per trovare un accordo sul testo. I termini della gradualità saranno indicati nei decreti delegati che arriveranno da parte dell'esecutivo entro sei mesi dal via libera del Parlamento alla delega, atteso per fine anno, ha spiegato il sottosegretario Pd Teresa Bellanova, che segue l'iter del provvedimento.

Salario minimo esteso a co.co.co. 
L'introduzione, "eventualmente anche in via sperimentale, del compenso orario minimo" applicabile ai lavoratori subordinati viene estesa ai rapporti di collaborazione coordinata e continuativa. "L'introduzione, eventualmente anche in via sperimentale, del compenso orario minimo, applicabile ai rapporti aventi ad oggetto una prestazione di lavoro subordinato, nonchè nei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, nei settori non regolati da contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentativi sul piano nazionale, previa consultazione delle parti sociali comparativamente più rappresentative sul piano sociale", si legge nel testo dell'emendamento.

Domani il voto. L'emendamento sarà votato domani dopo il parere della commissione Bilancio, l'approdo in aula è previsto il 23 settembre per il via libera i primi di ottobre. Secondo Bellanova, che ha parlato a margine dei lavori della commissione, l'accordo di oggi allontana lo spauracchio, sventolato ieri dal premier Matteo Renzi, di un intervento di urgenza da parte del governo qualora il Parlamento non avesse celermente approvato la delega, seconda gamba di quel Jobs Act considerato anche da parte europea il fulcro delle riforme che l'Italia deve mettere in campo per superare le pastoie del mercato del lavoro.

I tempi di Renzi. 
"Dobbiamo ridurre il costo del lavoro, lo stiamo già facendo, diminuire il peso della burocrazia e a chi crea posti di lavoro vogliamo lanciare un messaggio forte e chiaro, l'Italia ha tanta voglia di investire sul domani", ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi parlando a Settimo Torinese. "L'Italia ha un futuro più grande del proprio passato. Sfido le grandi multinazionale a visitare, investire, innovare nel nostro Paese. Sono le benvenute: stiamo riducendo il costo del lavoro. Agli imprenditori italiani dico: questo clima di rassegnazione, stanchezza, di litania del 'non ce la facciamo' deve finire. Non voglio raccontarvi che va tutto bene, ma che anzi la strada è in salita, ma noi siamo qui oggi per dire: un impianto sostenibile ad impatto zero come quello dell'Oreal dimostra che l'Italia non è soltanto un museo". Ieri il premier, intervenendo in Parlamento sul programma di governo, aveva affrontato il nodo Lavoro con queste parole: "Al termine dei mille giorni il diritto del lavoro non sarà quello di oggi. Se sei un lavoratore di un'azienda sotto i 15 dipendenti, non hai alcune garanzie. Se stai sopra sì. Le regole sul lavoro vanno ridotte, ma devono essere chiare". E se necessario si farà ricorso a un decreto legge: "Se saremo nelle convinzioni di avere tempi serrati" per l'esame della delega sul lavoro, "rispetteremo il lavoro del Parlamento", spiega il premier, "altrimenti siamo pronti anche a intervenire con misure di urgenza, perché sul lavoro non possiamo perdere anche un secondo in più".