ROMA - Le parole del premier Matteo Renzi, prima alla Camera dei deputati e poi al Senato, perl'informativa sul programma dei prossimi mille giorni di governo, non sembrano aver convinto le opposizioni. La promessa di un fisco più leggero, di una riforma della governance Rai, l'approvazione della legge elettorale, le riforme del lavoro e della scuola non hanno fatto breccia tra gli oppositori e hanno provocato qualche malumore anche nelle fila della maggioranza.

Mercato del lavoro, sinistra Pd e sindacati criticano premier. Tra i tanti argomenti trattati, l'annunciato intervento sul mercato del lavoro e sullo Statuto dei Lavoratori ( con l'ipotesi di ricorrere ad un decreto legge in materia) ha catalizzato l'attenzione del mondo politico e sindacale, riaccendendo il dibattito sull'articolo 18 dopo le polemiche di questa estate.

Dure critiche sono arrivate dalle fila dello stesso Partito democratico: l'ex viceministro Stefano Fassina ha contestato il passaggio del presidente del Consiglio sul mondo del lavoro e ha twittato: "Renzi dice no a diritto del lavoro di serie A e B. Propone tutte lavoratrici e lavoratori in serie C". Il premier aveva parlato della necessità di cambiare il diritto del lavoro per evitare una divisione tra "cittadini di serie A e quelli di serie B" e superare un "mondo del lavoro basato sull'apartheid". L'ex viceministro dell'Economia è ancora più duro in secondo tweet: "Renzi come Monti e la destra utilizza il termine apartheid x scaricare su padri sfigati il dramma del lavoro di figli ancora più sfigati". Anche il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, esponente della sinistra Pd, ha ribadito il suo 'no' alla cancellazione dell'articolo 18 e alla riscrittura dello Statuto dei Lavoratori.

Dure reazioni anche da parte dei sindacati. A replicare alle parole di Renzi è il leader Uil Luigi Angeletti che boccia la modifica dell'articolo 18 annunciata dal premier. "E' inutile in termini di creazione di posti di lavoro". L'esecutivo "soffre di annuncite" e il "credito che il governo Renzi ha ancora non durerà più di due mesi", rincara la dose Angeletti. Anche per Maurizio Landini, segretario Fiom, intervenire con decreto sul tema del lavoro sarebbe "un grave errore", uno strappo inaccetabile e "un atto contro le parti sociali ma soprattutto il Parlamento". Il leader sindacale ha reso noto che il direttivo Cgil di domani valuterà anche il tema dello sciopero generale.

La revisione dell'articolo 18 è invece caldeggiata dal Direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci. Per chiarire la posizione dell'esecutivo è dovuto intervenire il sottosegretario al Lavoro, Teresa Bellanova: "Non c'è da parte del governo in questo momento l'idea di cancellare l'articolo 18. C'è l'idea di lavorare per riscrivere parti dello Statuto dei lavoratori".

E' lo stesso Renzi nel passaggio al Senato a spiegare il senso delle sue parole: "Bisogna cambiare gli ammortizzatori rendendoli più semplici, semplificare le regole e garantire forme di tutela univoche e identiche" ha detto, ribadendo che "questo sistema è a mio giudizio quanto di più ingiusto e iniquo ci sia in Italia" e che non servono "derby ideologici". Sostegno a Renzi è arrivato dal Nuovo Centrodestra: il capogruppo al Senato Maurizio Sacconi ha garantito l'appoggio di Ncd ad un decreto legge qualora "permangano resistenze".

Anm replica a Renzi sull'indagine Eni e sulla riforma della giustizia. Polemiche anche per le parole del premier relative all'inchiesta che riguarda i vertici dell'Eni accusati di corruzione internazionale. Il premier in Aula, pur ribadendo il rispetto per le indagini e le sentenze, ha sottolineato che "un avviso di garanzia non può cambiare la politica aziendale di questo Paese", e ha ribadito l'importanza della riforma della giustizia per "cancellare lo scontro ideologico del passato", confermando il provvedimento sulla riduzione delle ferie dei magistrati.

Un passaggio che non è passato inosservato all'Anm: il presidente Rodolfo Sabelli ha sottolineato come sia "da escludere con estrema fermezza la sola idea che la magistratura intenda in alcun modo interferire sulle politiche economiche di un'azienda", chiarendo: "Nessuno mette in dubbio che questo tipo di scelte spettino ai dirigenti dell'azienda stessa". Sabelli resta critico sulla riduzione delle ferie dei magistrati:  "La questione vera" - chiarisce Sabelli -  "sono le riforme vere, che devono essere efficaci. E purtroppo quello che abbiamo visto sinora è molto deludente".

Lega Nord protesta in Aula per indipendenza del Veneto. La disapprovazione della Lega Nord appare evidente alla fine dell'informativa alla Camera, quando i deputati del Carroccio hanno innalzato le bandiere del Veneto e cartelli con la scritta "Il futuro del Veneto nelle mani dei veneti". Immediata la reazione della presidente Laura Boldrini che ne ha ordinato la rimozione da parte dei commessi. I deputati veneti della Lega nord contestano la scelta del governo di impugnare la legge regionale del Veneto che indice un referendum consultivo sull'autodeterminazione della regione.

Al Senato replica dei leghisti: questa volta, con chiaro riferimento al 'botta e risposta' tra Renzi e il settimanale Economist di qualche giorno fa, hanno infatti esposto dei coni gelato finti dai banchi dove erano seduti. Immediato l'intervento del presidente Pietro Grasso, ma la senatrice Patrizia Bisinella è riuscita comunque ad offrire un cono al premier, ponendolo sul banco del governo. Il presidente del Consiglio ha osservato divertito, ma ha declinato l'assaggio.

Forza Italia e Cinque Stelle all'attacco del governo. Bocciatura senza appello anche da Forza Italia: il capogruppo Renato Brunetta parla di discorso "infarcito di messaggi facili" e attacca: "Speravo che nei primi 206 giorni di governo avesse imparato qualcosa, se non altro dalla realtà. Lei invece, signor presidente del Consiglio, ha fatto solo un discorso apologetico di se stesso". Brunetta ha chiesto al premier di smetterla "con il populismo cui non segue concretezza, non seguono i fatti" e con "l'aria fritta e con le illusioni".

Ancora più duro il Movimento Cinque Stelle che parla di "inutile perdita di tempo". "Non mi capacito di come il presidente del Consiglio ci facia perdere il nostro tempo così. Sarebbe stato più utile che ci avesse cantato una canzone che scalda il cuore", è il commento in Aula del pentastellato Andrea Cecconi. Discorso che l'esponente 5 Stelle liquida come "una pagliacciata inutile". E lancia una proposta al premier per un patto delle mille ore: "Sono sufficienti per abolire l'Irap, le pensioni d'oro e introdurre un reddito di cittadinanza", ha affermato Cecconi. Anche Sel annuncia opposizione dura, soprattutto sul tema del del lavoro, e rivendica il diritto "a non essere d'accordo sulle riforme".

Maggioranza fa quadrato intorno a Renzi. Agli attacchi delle opposizioni replica la maggioranza che si schiera al fianco del presidente del Consiglio. Il presidente dei deputati Pd Roberto Speranza parla di un partito pronto alla "sfida dei mille giorni" nell'obiettivo di "combattere la cultura della sfiducia e dello sfascio che non può appartenere ai riformatori".

Il Nuovo centrodestra con il capogruppo alla Camera Nunzia De Girolamo ribadisce il suo sostegno a Renzi e l'apprezzamento per il discorso, ma chiede di "revisionare l'agenda".  "Noi saremo al suo fianco ma non basta dire 'Italia stai serena'", conclude l'ex ministro.