domenica 2 novembre 2014

Sindacati casta. Sindacati privilegiati. Perché un partito di sinistra dovrebbe appoggiare o ascoltare dei sindacati come questi?

Gli elettori del Pd "sfiduciano" il sindacato. Solo 1 su 4 sostiene la Cgil

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CGIL

Si sa che in queste ultime settimane il bersaglio preferito del premier Matteo Renzi è stato il sindacato. Una lotta a colpi di decisioni forti e slogan, di Jobs act e tweet. Uno scontro divisivo che anche all'interno del Pd ha avuto le sue conseguenza con la frattura per ora solo nei gesti tra il Pd della Leopolda (il partito di Renzi) e la sinistra del Pd (quella per intenderci era in piazza con la Cgil lo scorso 25 ottobre).
Renzi non ha scelto un bersaglio a caso, perché sa quanto il sindacato si sia indebolito da tempo. Per capire basta leggere i numeri: "Dal 2009 a oggi - scrive Ilvo Diamanti su Repubblica - la fiducia verso Cisl e Uil è scesa dal 26% al 16%, nei confronti della Cgil dal 35% al 22%". Una Cgil trasformata dall'ex rottamatore nel simbolo, ricorda sempre Diamanti, della nostalgia. 
"Una Cgil - scrive ancora il sociologo - che è finita ai margini del Pd di Renzi". Ebbene c'è un solo dato che ci fa capire la nuova identità del Pd di Renzi: i simpatizzanti del sindacato diretto da Susanna Camusso tra gli elettori dem sono circa il 25%. Uno su quattro, quando nel 2012 erano circa il 53% e nel 2009 oltre il 60%.
Altro elemento evidente che emerge dal sondaggio è il cambiamento della base sociale nel Pd(R). Diminuiscono gli operai, aumentano imprenditori e lavoratori autonomi. Scrive Diamanti: "Il PdR oggi è più forte tra gli imprenditori e i lavoratori autonomi, ma anche fra dirigenti, gli impiegati, i liberi professionisti che tra gli operai". Una nuova identità che Diamanti stesso spiega così: "E come se Renzi avesse davvero spezzato i legami della sua sinistra con il passato".

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