domenica 31 agosto 2014

Tutti leader del niente che riescono ad avere consenso popolare. Quando impareremo a giudicare un politico non da come urla ma dalle cose che realizza?

«L’AMACA» DEL 30 AGOSTO 2014 (Michele Serra)


Una spietata inchiesta dell’ Espresso in edicola (clicca qui per leggere) rende nota la fine tragicomica di tutti o quasi i leader del movimento dei Forconi, che solo diciotto mesi fa infiammò i talk-show e le prime pagine e già pare un reperto dei secoli passati. Uno è in galera per spaccio di droga. Uno ha indetto un referendum on-line sull’uscita dall’euro raccogliendo tre voti in tutto (due pro, uno contro). Uno si è barricato in una chiesa chiedendo asilo politico al Vaticano. Parecchi si sono candidati al paesello prendendo lo zero virgola niente. L’impressione, più che di pericolosità sociale, è di una mesta mattia, di un protagonismo perdente che rende questi ex ossessi quasi teneri, come ogni looser che si rispetti, tal quali i venetissimi col “tanko” che si sono guadagnati più galera di quanta ne spetti ai veri delinquenti.
La verità è che il rivoluzionario è mestiere difficile. Richiede ars oratoria , una straccio di impianto ideologico, qualche nozione di economia politica, magari (addirittura) un paio di libri sul comodino. L’agitatore politico sta un gradino sotto; l’arruffapopoli più sotto ancora. La differenza tra i vari livelli è tutta nella durata: il rivoluzionario, se non lo arrestano subito, dura decenni; l’agitatore un paio di stagioni; l’arruffapopoli già la settimana dopo lo trovate al bar che spiega al barista perché il mondo si rifiuta di dargli retta.

Nessun commento:

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...