giovedì 4 settembre 2014

Non credo che questo articolo abbia bisogno di commento. L'Italia è un paese di vecchi e con idee vecchie. Con dirigenti anche calcistici vecchi. Il vero nemico dell'Italia è l'idea che si possa rimanere vecchi.

Razzismo, il Brasile non è l'Italia
Per i cori il Gremio perde la Coppa

Pallone di calcio, web
Di Massimo Solani
4 settembre 2014
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Alla Juventus i cori dei tifosi “incitanti alla violenza ed espressivi di discriminazione territoriale” intonati sabato sabato scorso al Bentegodi durante la partita d'esordio della serie A contro il Chievo Verona sono costati soltanto una multa di 20mila euro. Frutto della precipitosa modifica del codice di giustizia sportiva (articoli 11 e 12) voluta dal neopresidente della Figc Carlo Tavecchio che, eliminando le norme che equiparavano come illecito disciplinare la discriminazione razziale e quella territoriale, ha tolto dalle teste dei club la spada di Damocle della chiusura delle curve in seguito ai cori offensivi dei propri tifosi.

Una retromarcia, voluta da tutte le società (buona parte delle quali grandi elettori di Tavecchio nell'urna federale), che ha fatto ancora più rumore dopo la polemica innescata dalle parole dell'allora presidente della Lega Nazionale Dilettanti sui calciatori “mangiabanane”.

E mentre l'Italia torna sui suoi passi nella lotta contro il razzismo rimangiandosi di fatto quel “pugno duro” più volte invocato e evocato, all'estero la questione è presa ancora maledettamente sul serio al punto che al Gremio, la squadra brasiliana di Porto Alegre, i cori dei propri tifosi sono costati l'esclusione dalla Copa do Brazil. L'episodio risale alla partita del 28 agosto, valida per gli ottavi di finale, quando i supporter della squadra allenata da Felipao Scolari, hanno più volte insultato il portiere del Santos Aranha dandogli del “macaco” e mimando le movenze di una scimmia ogni volta che l'estremo difensore aveva la palla.

La sentenza è stata emessa dalla terza sezione del Tribunale superiore di giustizia sportiva e alla società di Porto Alegre è stata inflitta anche una multa di circa 18mila euro mentre i responsabili dei cori, individuati con le immagini televisive, sono stati esclusi da tutti gli stadi per due anni. Una di loro, Patricia Moreira, dopo essere stata beccata in tv ad insultare Aranha era stata addirittura licenziata dalla cooperativa per la quale lavorava per “comportamento contrario ai principi dell'azienda”. Pugno duro della federazione brasiliana anche contro l'arbitro Wilton Pereira Sampaio (sospeso per tre mesi e multato per 540 euro) e i suoi assistenti (due mesi e ammenda di 340 euro) che hanno omesso di mettere a referto i cori razzisti nonostante Aranha avesse più volte attirato la loro attenzione segnalando quanto stava accadendo. Il Gremio ha già annunciato ricorso, facendo leva sul fatto di aver collaborato all'identificazione dei responsabili e di aver promosso da tempo una campagna contro il razzismo. Ma se il verdetto non dovesse cambiare sarà il Santos a disputare i quarti di finale della Coppa del Brasile.

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