lunedì 1 settembre 2014

Unica strada da seguire.

Draghi incassa impegno politico per la crescita

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<p>Mario Draghi (Infophoto)</p>
Mario Draghi (Infophoto)
Un "impegno politico chiaro": utilizzare tutti i margini di flessibilità esistenti per sostenere le riforme strutturali necessarie alla crescita e all'occupazione. E' l'obiettivo "tenacemente costruito e ormai sostanzialmente centrato" dal presidente della Bce Mario Draghi, secondo quanto evidenziano fonti autorevoli all'Adnkronos, nel percorso di contatti al massimo livello istituzionale iniziato con l'intervento di Jackson Hole. Un percorso portato avanti nelle ultime settimane, conun'azione diplomatica intensa, inclusa la tanto discussa telefonata con Angela Merkel, fino all'incontro di oggi all'Eliseo con il presidente francese Francois Hollande. E un impegno politico che la Bce è pronta a sostenere con tutti gli strumenti che ha a disposizione, quelli per contrastare il rischio deflazione e quelli per finanziare la ripresa degli investimenti.
Ora, i riflettori sono accesi sulla riunione del Consiglio dell'Eurotower di giovedì prossimo. L'attesa è rivolta alle indicazioni ancora più nette che potrebbero arrivare dal numero uno della Bce rispetto alla risposta necessaria per interrompere la spirale di bassa crescita e bassissima inflazione che rischia di trascinare l'area Euro nella deflazione. Difficile che arrivino nuove decisioni ma le parole del numero uno della Bce possono 'pesare' molto, come già avvenuto finora.
L'intervento di Jackson Hole ha aperto la strada ad un cambio di passo nella dialettica fra rigore nei conti e sostegno alla crescita. Nel passaggio cruciale del suo intervento, "la flessibilità esistente all'interno delle regole dovrebbe essere usata per meglio indirizzare la ripresa debole e per fare spazio ai costi per le necessarie riforme strutturali", Draghi ha posto le basi per un'azione congiunta di politica monetaria, guidata dalla Bce, e politica economica, sostenuta da Commissione Ue e Stati membri, finalizzata a un obiettivo ambizioso: coniugare una politica espansiva con il rispetto dei vincoli di bilancio. Ovvero, tenere insieme le aspettative francesi e italiane con le resistenze tedesche. Tenendo fermi due riferimenti, i Trattati europei e il mandato dalla Bce.
L'incontro con Hollande ha aperto una settimana cruciale per la definizione delle prospettive della Bce. Gli osservatori - sia in Europa che negli Stati Uniti - sembrano d'accordo sul fatto che non ci si debba attendere grosse novità dalla riunione di giovedì del Consiglio direttivo. Se non altro, perché cade a pochi giorni dalla prima asta delle Tltro, le nuove maxi-iniezioni di liquidità 'mirate' con cui la Bce punta a migliorare il credito destinato all'economia reale. Le banche europee infatti potranno chiedere all'Eurotower fino al 7% del totale di prestiti erogato allo scorso 30 aprile, calcolato escludendo prestiti alle istituzioni finanziarie e per mutui ipotecari. La prima delle aste si terrà il prossimo 18 settembre e sarà seguita da una seconda a dicembre, per un totale 2014 di circa 270 miliardi di euro secondo le stime di Barclays (110 nella prima asta e 160 nella seconda).
E' una quantità di denaro notevole, ma non decisiva. Con le prime due iniezioni di liquidità condotte fra fine 2011 e inizio 2012 il sistema ha ricevuto oltre 1000 miliardi di euro, senza che la frammentazione del sistema finanziario sia stata modificata in maniera importante (anche perché questi soldi sono stati spesso destinati dalle banche all'acquisto di 'tranquilli' titoli sovrani).
La mossa che il mercato attende è un'altra, e si chiama quantitative easing, ovvero l'allentamento quantitativo, con cui l'Eurotower - come a suo tempo la Federal Reserve - potrebbe inondare il mercato di denaro mediante l'acquisto di titoli e quindi provocare la pressoché inevitabile risalita dell'inflazione.
Un'arma, il quantitative easing, temuta dai fautori del rigore e che, secondo una nota di Ig, rappresenta un'opzione "utilizzabile solo in casi estremi", come "l'ulteriore allontanamento delle aspettative di inflazione di medio termine (5 anni) dall'obiettivo del 2%". Significativo il rapporto diffuso nei giorni scorsi da Credit Suisse che si dice convinta che la Bce lancerà un "vasto programma di acquisto di asset entro fine anno".
"Segnatamente - continua l'analisi - riteniamo che ciò potrebbe essere comunicato in modo chiaro ai mercati in occasione dell'incontro del consiglio" del 4 settembre, anche se la sua implementazione "avverrà più tardi, nel quarto trimestre, dopo la prima TLtro e la conclusione della revisione della qualità degli asset (AQR) e degli stress test delle banche".
Il varo di un allentamento quantitativo viene considerato comunque una extrema ratio. Di qui il sospetto che - come già le Omt (Outright monetary transactions), annunciate due anni fa e mai varate - le operazioni di QE possano intanto essere una operazione di 'guerra verbale'. Nessuno ha dimenticato come nel 2012 una semplice frase ('whatever it takes') sia riuscita a fermare la speculazione anti-euro. Di qui l'estrema attenzione a qualsiasi riferimento a eventuali QE, anche perché come spesso è avvenuto con Draghi, i toni che utilizzerà nella conferenza stampa post-consiglio potrebbero essere più eloquenti (e importanti per i mercati) delle decisioni effettivamente adottate.

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