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NEWPORT - Di strategia ne abbiamo anche troppa". L'invito di Matteo Renzi è a guardare le riforme fatte o messe in cantiere in sei mesi. "Tanta roba", dice. E al programma dei "mille giorni" che "non è un sito Internet di propaganda come dice qualcuno, ma è lo strumento per un vero fact checking, per dare credibilità alla nostra azione di governo". Sulla riforma del lavoro però il premier non vuole correre. Non sarà pronta per l'8 ottobre quando in Italia si svolgerà la riunione dei leader europei sulla crescita. "Ci vorrà il tempo necessario", spiega Renzi. Non può impattare con la legge di stabilità "che è già molto delicata di suo", aggiunge parlando con i suoi collaboratori.

Del resto, un po' di tempo c'è. La nuova commissione europea entra in carica a novembre. Anche il neo presidente Juncker, a quel punto, sarà chiamato a definire il piano di investimenti da 300 miliardi promesso dimostrando che l'Europa ha deciso di invertire la rotta. Intanto a Bruxelles l'Italia consegnerà una manovra "che rispetta il tetto del 3 per cento e che cercherà di muoversi dentro i confini della flessibilità già previsti dai trattati. E' un segnale di totale affidabilità quello che vogliamo lanciare. E che ha già avuto un primo riscontro fortissimo nella nomina di Federica Mogherini. Non l'avremmo strappata se non fossimo stati credibili".  La risposta a Mario Draghi e al suo ultimo intervento è positiva.