lunedì 1 settembre 2014

Problema centrato.

"La mafia ha paura di scuola e cultura"

Dopo la notizia delle minacce a Don Ciotti, presidente e fondatore del Gruppo Abele e Libera, arriva la solidarietà dal mondo dell'associazionismo. Dagli attivisti agli industriali, tutti dalla parte dell'antimafia e del padre simbolo di questa lotta
Redazione 1 Settembre 2014
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La pubblicazione delle minacce di morte a Don Ciotti da parte di Totò Riina ha scosso il mondo dell'associazionismo, che ha deciso di "abbracciare" il fondatore e presidente del Gruppo Abele e di Libera. La solidarietà è arrivata subito dall'associazione Avviso Pubblico, che riunisce enti locali e regioni per la formazione civile contro le mafie. Una notizia che ha ricordato a tutto il mondo dell'antimafia di non abbassare la guardia:
Le minacce […] impongono a tutti noi la necessità di non abbassare l'attenzione rispetto a un possibile nuovo ricorso alla violenza omicida da parte di Cosa nostra e delle altre mafie italiane, come ribadito anche nell'ultima relazione della Direzione investigativa antimafia
L'operato e l'impegno di Don Ciotti in questi anni ha cambiato anche le associazioni a delinquere. Avviso Pubblico spiega come oggi le mafie abbiano paure diverse:
Temono di più la scuola e la cultura della magistratura e delle forze dell'ordine. La parole di Totò Riina, che manifesta disprezzo anche per la figura di padre Pino Puglisi, testimoniano la fondatezza di un pensiero del giudice Antonino Caponnetto, più volte ricordato da don Luigi nel suo continuo peregrinare nelle scuole di ogni città italiana. Siamo certi che don Luigi Ciotti non si farà intimidire e continuerà a portare avanti la sua azione sociale, civile e religiosa
Il sostegno al parroco dell'antimafia arriva anche dall'associazione degli industriali con le parole di Antonello Montante, presidente regionale di Confindustria Sicilia:
A Don Ciotti va tutta la mia solidarietà e il pieno sostegno di Confindustria, nella consapevolezza che, nonostante gli enormi progressi fatti negli ultimi vent'anni, non è ancora possibile abbassare la guardia. Confindustria è al suo fianco, insieme a tutti coloro - e sono tanti - che hanno ormai scelto di rialzare la testa e dire di `no' a ogni forma di sopruso e di sottomissione.
Anche secondo il presidente regionale degli industriali molte cose sono cambiate e oggi alzare la testa contro le mafie è quasi diventata una regola della società civile:
Questo è bene che la mafia lo sappia. Cosa nostra continua ancora a fare affari e moltiplicare i profitti, ma negli ultimi anni, grazie anche al lavoro incessante di magistrati, forze dell'ordine, associazioni e organizzazioni datoriali, la coscienza civile è profondamente mutata. È necessario, a questo punto, un ulteriore colpo di reni affinché la ribellione diventi la normalità e la denuncia diventi la regola. Solo così sarà possibile voltare davvero pagina

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