sabato 6 settembre 2014

Riceviamo e pubblichiamo.


L’incubo dei compiti delle vacanze Sono diventati un affare di famiglia

Troppo spesso i compiti li fanno i genitori per non fare brutta figura con gli insegnanti

di Orsola Riva




In Francia non si danno compiti e in Inghilterra si leggono libri e si fanno riassuntiI compiti delle vacanze? Sono un affare di famiglia. Inutile negarlo. Alzi la mano chi non ha mai dato una mano ai propri figli. Come scordare le pagine da colorare dell’estate della prima elementare? Quei cieli azzurrini che non finivano più, le immense praterie verde mela? “Mamma, ancora colorare?”. E tu, sapendo di sbagliare, cedi e ti metti lì a riempire gli spazi con la matita verde e quella blu, alla fine ridotte a mozziconi.
Ed è solo l’inizio. L’anno dopo arrivano le tabelline, la “e” che unisce e quella che spiega, la a con l’acca e senza. E poi l’analisi grammaticale e quella logica, la geometria… Ogni anno la stessa solfa. Sognando la California dei compiti, la Francia, dove d’estate non li danno e durante l’anno sarebbero addirittura vietati per i bimbi delle elementari (almeno quelli scritti), in nome dell’égalité, perché sono fonte di discriminazione fra gli allievi ricchi e quelli poveri, i madrelingua e gli immigrati. Che poi spesso questi divieti siano disattesi dai prof pressati dalle famiglie vittime di una cultura ultraprestazionale è un’altra storia… In Inghilterra, dove più che a scolpire nella pietra principi inviolabili che non reggono alla prova dei fatti si bada al sodo, i compiti estivi si fanno sì, ma sono per lo più libri da leggere e poi riassumere e commentare.
L’esecuzione meccanica e svogliata non serve a nulla: bisogna stimolare la curiosità
Il problema è che la pausa estiva in Italia dura il doppio che in Inghilterra e un mese più che in Francia (13 settimane per l’esattezza contro le 6 degli inglesi e le 9 dei francesi). “Quindi se la domanda è: compiti delle vacanze sì o no?, la mia risposta è sì”, dice Raffaele Mantegazza, docente di Pedagogia all’università Bicocca di Milano. “Semmai quello che mi preoccupa è la mancanza di creatività dei librettini delle vacanze. Ai bambini bisognerebbe chiedere di rielaborare il proprio vissuto: racconta la tua estate, colleziona foto e fanne un collage, scrivi una filastrocca in inglese, ripassa le tabelline usando le conchiglie raccolte in spiaggia o la sera a cena moltiplicando 4 pizze per 9 euro”. Il rischio, altrimenti, è quello di un’esecuzione meccanica e svogliata dove chi già sa non impara niente di nuovo, e chi non aveva capito prima, di certo non si chiarisce le idee d’estate. L’errore più grave, secondo Francesco Dell’Oro, fino all’anno scorso responsabile del servizio di orientamento scolastico del Comune di Milano, è quello di proporre dei compiti-fotocopia delle cose fatte in classe durante l’anno. “Se lo scopo è quello di non far staccare la spina ai ragazzi durante i tre mesi di blackout estivo, allora sicuramente non lo si raggiunge riproponendo sempre le stesse cose. Quelle funzionano solo per i baciati dalle stelle, gli eletti. Agli altri, bisogna insegnare a far fatica stimolandone la curiosità”.
Se vogliamo aiutare i nostri figli, l’anno prossimo, non facciamoli noi
I vostri figli non sono dei lettori voraci, come la maggior parte dei loro coetanei? Basta dare loro un ritmo di lettura giusto, dice Dell’Oro: tre pagine al giorno, sei facciate, non una di più, non una di meno. Sembra banale, ma funziona. “A volte mi chiamano i genitori dei ragazzi che sono venuti da me per farsi aiutare dopo aver preso dei brutti voti a scuola. E mi dicono: “Ma come ha fatto a far leggere mio figlio?”. Insomma: poche indicazioni di metodo e poi bisogna lasciar fare i bimbi e i ragazzi da soli. Più facile a dirsi che a farsi. Chi ha buttato un occhio sui libri delle vacanze dei propri figli sa bene quanto possano essere complicati, o poco immediati, certi esercizi. “Mamma, come si fanno le frazioni improprie?”. Oddio, le frazioni improprie. Come resistere alla tentazione di guardare su Wikipedia per dargli una mano? (per la cronaca: le frazioni improprie sono quelle con il numeratore maggiore del denominatore). Errore madornale. “I genitori – dice Mantegazza – dovrebbero controllare che i figli facciano i compiti ma non intromettersi. Così si finisce per comunicare sfiducia. Se il compito non è chiaro, se il bimbo non lo può fare, non lo deve fare. Chiederà poi alla maestra come andava fatto quando tornerà a scuola”. Sbagliando si impara, dicevano le nonne. L’errore è importante, i bambini devono poter sbagliare. Il rischio invece è che siano vittime del narcisismo dilagante di noi genitori preoccupati di far fare bella figura ai nostri figli. E allora, se vogliamo davvero aiutare i nostri figli, dall’anno prossimo facciamo un passo indietro.

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