Basteranno mille asili in mille giorni?
Per i bimbi piccoli l'Italia spende la metà della Francia. Basteranno 1000 asili a cambiare le cose?
Il governo ha promosso un piano, intitolato mediaticamente “mille asili in mille giorni”. La motivazione dell’intervento è da ricercare nel basso livello di spesa sociale nei primi anni di vita dei figli, che causerebbe, tra le altre cose, l’ingrata scelta per molte madri di scegliere di abbandonare il lavoro - proprio negli anni più produttivi - per prendersi cura della prole.
In effetti i dati internazionali comparati mostrano un profilo di spesa pubblica sociale (inclusi benefit familiare, tax breaks, spesa per assistenza all’infanzia e istruzione, politiche attive del lavoro, ma escludendo la sanità) molto differente dai nostri maggiori partner Ue. Francia e Germania spendono quasi diecimila dollari (a parità di potere di acquisto) per bambino già dai primi anni di vita, mentre la cifra italiana è la metà, cinquemila dollari. Il nostro Paese è perciò “in mezzo al guado” fra un modello sociale europeo e uno più liberista, come quello degli Stati Uniti, dove le spese sono principalmente a carico delle famiglie. Dal raffronto si nota perciò come il trade-off a cui si trovano a far fronte le donne, fra offerta finanziata da spesa pubblica in asili nido o partecipazione al mercato del lavoro, è mediato da fattori quali la dinamicità del mercato del lavoro e la cultura. Il nostro sistema, in cui la responsabilità della cura dei figli grava molto sulle famiglie, anche di origine, e in cui la spesa pubblica per questo settore si attesta a livelli medi, non sembra donare risultati troppo positivi. Basteranno mille asili a cambiare profondamente il profilo di spesa per età? Il dubbio è più che legittimo, visti i dati di spesa disponibili.
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